VALDERICE (Trapani) – «Io sono più trapanese di voi perché ho scelto di esserlo». Così si legge sulla stele eretta sul luogo in cui Mauro Rostagno venne ucciso il 26 settembre del 1988, in contrada Lenzi di Valderice, in provincia di Trapani.
Rostagno, a differenza di altri giornalisti eliminati per mano della mafia, non era siciliano.
Era nato a Torino ed era figlio di dipendenti della Fiat. E non aveva neppure la “formazione” dei colleghi dell’isola, fatta soprattutto di quel sano frequentare i marciapiedi dove spesso, alla fine, si trovano le verità sui fatti, tra sangue e fango. Lui era anche un sociologo e un attivista politico, aveva studiato a Trento (dove si era laureato con il massimo dei voti) e aveva finanche diviso l’appartamento con Renato Curcio e frequentato molti altri esponenti dell’estrema sinistra del tempo, un “figlio del ‘68” che fu tra i fondatori del movimento “Lotta Continua” e che a Valderice aveva dato vita alla comunità socioterapeutica “Saman” per il recupero di tossicodipendenti. In passato era stato all’estero, in Germania, in Francia e in Spagna, svolgendo più mestieri e vivendo esperienze di vario genere.
Arrivò in Sicilia nel 1972, dopo aver fatto per due anni il ricercatore alla CNR.
A Palermo gli era stato assegnato l’incarico di assistente presso la facoltà di sociologia del capoluogo siciliano e nel frattempo continuò la militanza e l’attività organizzativa di Lotta Continua in Sicilia. Fu candidato alla Camera dei Deputati nel 1976 nei collegi di Milano, Palermo e Roma sotto il simbolo di Democrazia Proletaria e per pochi voti non venne eletto.
Tornato a Milano, nel 1977 fondò “Macondo” (ispirato al noto romanzo di Marquez), un centro culturale divenuto punto di riferimento per tutta l’estrema sinistra alternativa, subendo anche l’arresto nel ’78 per presunte attività di spaccio di stupefacenti, ma venne scagionato.
La Sicilia, però, gli era rimasta nel cuore e negli anni Ottanta riprende l’attività giornalistica (già esercitata in gioventù) attraverso l’emittente Radio Tele Cine (RTC) del gruppo editoriale Bulgarella. Rostagno utilizza il mezzo (siamo negli anni delle prime tv private) per le sue inchieste e punta il dito sulla mafia. Indaga su Cosa Nostra e intervista commissari di polizia, gente comune, colleghi della stampa, anche il giudice Paolo Borsellino e l’intellettuale Leonardo Sciascia. Le attività di denuncia delle collusioni tra mafia e politica locale e nazionale sono puntigliose e complete, seguendo e riprendendo anche le udienze dei processi nei quali erano imputati i più noti esponenti di Cosa Nostra.
Venne ucciso, dava fastidio, come avevano dato fastidio Mario Francese, Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato, Pippo Fava, Peppino Impastato e tanti altri. Venne barbaramente assassinato nei pressi della sede dell’associazione “Saman”, era dentro la sua auto.
Per i suoi trascorsi politici di non poco rilievo, le indagini furono caratterizzate da una serie di depistaggi, com’era avvenuto per l’omicidio di Peppino Impastato, ma le fasi processuali successive dimostrarono, anche attraverso le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, le responsabilità di Cosa Nostra. A distanza di moltissimi anni, 32 per l’esattezza, nel 2020, la Corte Suprema di Cassazione ha confermato l’ergastolo per Vincenzo Virga, esecutore materiale del delitto, rigettando i ricorsi della difesa e della Procura Generale di Palermo avverso la sentenza della Corte d’Assiste d’Appello della città siciliana del 2016.
Spesso gli osservatori esterni sono in grado di focalizzare meglio di quelli del luogo la realtà. In molti ritengono che la storia d’Italia scritta dall’inglese Denis Mack Smith sia quella più fedele ai fatti. Rostagno non era siciliano, “ha scelto di esserlo”, viveva e operava nella stessa maniera provocatoria che aveva caratterizzato le sue altre esperienze di vita anche la missione di informatore, consapevole dei non pochi rischi ai quali si esponeva.
Ha lasciato una traccia importante nella battaglia contro la corruzione e il malaffare, pagando – come tanti altri suoi colleghi – di persona.
In memoria di Mauro Rostagno ci sono vie e piazze a lui intitolate in molte località, non solo a Valderice (dove ora riposa), ed è stato istituito dall’Associazione “Libera”, facente capo a don Luigi Ciotti, il Premio di giornalismo scolastico intitolato a suo nome affinché costituisca, al pari degli altri operatori dell’informazione vittime delle mafie, un esempio per le nuove generazioni. (giornalistitalia.it)
Letterio Licordari
L’ho incontrato negli anni dei miei studi a Trento: una persone leale e creativa, un vero leader del Movimento studentesco… è stata una perdita grande… Ecco, lui – in qualche modo – è stato un modello per me.