Perché sapeva di Mattei, secondo la Cassazione, che però assolve Totò Riina

Mauro De Mauro è stato ucciso dalla mafia

Mauro de Mauro

Mauro de Mauro: ci sono voluti 45 anni per stabilire in via definitiva che fu ucciso dalla mafia

ROMA – Il “lungo, complesso e approfondito iter processuale ha consentito di accertare che l’omicidio del giornalista Mauro De Mauro fu deciso ed eseguito da uomini di ‘cosa nostra’” e che la “relativa causale è individuabile nelle informazioni riservate di cui la vittima era entrata in possesso in relazione alla sua attività professionale, verosimilmente, anche se non certamente, riconducibili, secondo le risultanze del processo di merito, al coinvolgimento di esponenti mafiosi nella morte di Enrico Mattei, più che nella vicenda relativa al tentativo di golpe cosiddetto ‘Borghese’”.
Lo scrive la prima sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della sentenza, pronunciata il 4 giugno scorso, con cui rigettò il ricorso presentato dal pg di Palermo, dai familiari di De Mauro e dall’Ordine dei giornalisti della Sicilia, contro il verdetto di assoluzione emesso nel 2014 dalla Corte d’assise d’appello del capoluogo siciliano nei confronti di Totò Riina in relazione all’omicidio del cronista del giornale “L’Ora”, sequestrato il 16 settembre 1970 e mai più ritrovato.
Quanto all’assoluzione di Riina, la Suprema Corte evidenzia quindi che “gli elementi di prova raccolti sia di natura storico-dichiarativa che di natura logico-indiziaria, che sono stati puntualmente e congruamente analizzati e valutati, nella loro valenza singola e complessiva, da entrambe le sentenze di merito (anche in primo grado, nel 2011, Riina era stato assolto da tale accusa, ndr), all’esito di una disamina scrupolosa che costituisce il risultato congiunto delle ampie argomentazioni spese dalle Corti territoriali di primo e di secondo grado, non hanno tuttavia – sottolineano i giudici del ‘Palazzaccio’ – permesso di accertare un ruolo diretto o indiretto dell’imputato nel delitto”, così che la “conseguente conclusione assolutoria (per non aver commesso il fatto) risulta coerente a una corretta lettura delle emergenze processuali ed è perciò incensurabile in sede di legittimità”. (Agi)

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