Grande lezione di diritto costituzionale: “Non sono un sovrano”. Studiare prima di parlare

Mattarella bacchetta chi lo tira per la giacca

Gianfranco Giuliani (presidente della Casagit), Sergio Mattarella e Gianfranco Astori (consigliere per l’Informazione del Presidente della Repubblica)

ROMA – «Qualche volta ho come l’impressione che qualcuno pensi ancora allo Statuto Albertino in cui, come è noto, la funzione legislativa veniva affidata congiuntamente alle due Camere e al re. Quando le Camere approvavano la legge, il re prima di promulgarle doveva apporre la sua sanzione, cioè la sua condivisione nel merito, perché aveva anche attribuito il potere legislativo. Fortunatamente non è più così. Il Presidente della Repubblica non è un sovrano, fortunatamente, e quindi non ha questo potere».
Sergio Mattarella non le manda a dire e oggi, ricevendo una delegazione della Casagit in occasione del Cinquantenario della Cassa di assistenza sanitaria dei giornalisti, sale in cattedra bacchettando quanti continuano a tirarlo per la giacchetta. Appelli e controappelli a non firmare leggi, esultanza per leggi firmate, invocazione del suo intervento su questo o quell’altro passaggio della vita pubblica e addirittura parlamentare si sono sprecati in questi mesi, dalla legge definita dalla Fnsi “bavaglio” alle riforme costituzionali, mentre la Figec Cisal ritiene che “più che un bavaglio si è trattato di un abbaglio”.
Insomma, il Presidente della Repubblica non è un sovrano ma c’è, ha dei poteri ben precisi dettati dalla Costituzione e intende esercitarli. Sergio Mattarella, ricevendo i vertici della Casagit, coglie l’occasione per puntualizzare alcuni passaggi che da tempo gli premono. Prende il fischietto e chiede silenzio: quali provvedimenti promulgare, che non vuol dire condividere, quando e come intervenire lo decide chi siede al Quirinale, inutile alzare i toni per convincerlo a modificare la sua agenda.

Sergio Mattarella

Rivolgendosi ai giornalisti, Mattarella ribadisce il dettato costituzionale: «la libertà di stampa è fondamentale per la nostra democrazia, come per qualunque democrazia. Che vede nella nostra Costituzione una tutela netta, chiara, indiscutibile». «È un elemento indispensabile della nostra democrazia». Ma a fronte di questo principio ci sono dei doveri di «responsabilità da parte dei giornalisti: la lealtà, l’indipendenza dell’informazione, la libertà di critica, nel rispetto della personalità altrui, il rispetto dei fatti».
Tutti doveri richiamati dalla legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti, ricorda il Presidente a chi in questi giorni invoca la libertà di stampa davanti ai casi di dossieraggio; ma sono responsabilità che sono gli stessi giornalisti a dover esercitare e controllare, non servono interventi di poteri esterni.
Mattarella spiega poi, con una sorta di lezione di diritto costituzionale, quali sono i principi in base ai quali si muove nel suo ruolo. «Frequentemente – racconta – il Presidente della Repubblica viene invocato con difformi, con diverse motivazioni. C’è chi gli si rivolge chiedendo con veemenza: «il Presidente della Repubblica non firmi questa legge perché non può condividerla, perché gravemente sbagliata”, oppure: “il Presidente Repubblica ha firmato quella legge e quindi l’ha condivisa, l’ha approvata, l’ha fatta propria”.
«Il Presidente della Repubblica – ricorda Mattarella – non firma le leggi, ne firma la promulgazione, che è  cosa ben diversa. È quell’atto indispensabile per la pubblicazione ed entrata in vigore delle leggi, con cui il Presidente della Repubblica attesta che le Camere hanno entrambe approvato una nuova legge, nel medesimo testo, e che questo testo non presenta profili di evidente incostituzionalità. In base ovviamente a un programma espresso prevalentemente dalla maggioranza eletta dagli italiani e di cui il governo si assume la responsabilità. Se andasse al di là di questo limite che gli assegna la Costituzione e dicesse, per esempio: “non promulgo questa legge perché c’è forse qualche dubbio di costituzionalità che potrebbe racchiudere e raffigurarvisi”, si arrogherebbe indebitamente il compito che è rimesso alla Corte costituzionale. O se, addirittura, dicesse: “non firmo questa legge perché non la condivido, perché, a mio avviso è sbagliata”, farebbe ben altro, andrebbe al di là di qualunque limite posto dalla Costituzione nel rapporto tra i poteri dello Stato e tra gli organi costituzionali». Quindi «quando promulga una legge, non fa propria la legge, non la condivide, fa semplicemente il suo dovere, che è quello che ho descritto».

Il Presidente della Repubblica, Enrico De Nicola, firma la Costituzione Italiana assieme al presidente dell’Assemblea Costituente, Umberto Terracini, e al Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi.

Tra i compiti del Capo dello Stato, ricorda Mattarella, c’è quello di «fare in modo che ciascuno rispetti la Costituzione. A partire da se stesso, naturalmente, e che ciascuno la rispetti nel colloquio e nel confronto tra gli organi costituzionali. Sarebbe grave se uno di questi, e tra questi anche Presidente della Repubblica, pretendesse di attribuirsi compiti che la Costituzione assegna ad altri poteri dello Stato».

Sergio Mattarella

Mattarella ricorda, dunque, quanto sia cruciale per la democrazia «quell’armonico disegno che la nostra Costituzione indica e presenta in maniera sinceramente ammirevole per coloro che la scrissero, che ebbero la forza – in condizioni difficili e anche dialetticamente molto accese – di definirla e approvarla». Ma se qualcuno cercasse un parere, anche velato, sulla riforma del premierato, sbaglierebbe, il cruccio del Presidente oggi è solo uno: la Carta indica un equilibrio e questo, finché così è scritto, va rispettato. «Anche questo rientra nella libertà, nel rispetto della libertà di tutti coloro a cui la Costituzione assegna un compito, che nessun altro può sottrarre per farlo proprio».
Insomma, il messaggio di Mattarella è chiaro e forte: l’agenda del Quirinale è lui a deciderla nel rispetto della Carta costituzionale. E soprattutto: bisogna studiare prima di parlare a vanvera. (agi/giornalistitalia.it)

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