ROMA – Giornalismo italiano in lutto per la scomparsa di uno dei suoi figli migliori. È morto Massimo Signoretti, gran signore nel giornalismo e nella vita. Una persona perbene per la quale serietà, lealtà, amicizia, rispetto per le opinioni degli altri sono sempre stati valori irrinunciabili che, associati all’eleganza e alla professionalità che hanno caratterizzato il suo lavoro, ne hanno fatto uno straordinario interprete.
Nato a Roma il 23 settembre 1932, Massimo Signoretti era giornalista professionista iscritto all‘Ordine del Lazio dal 1 aprile 1958. Aveva mosso i primi passi nella professione al Giornale d’Italia e a Telesera per poi essere assunto in Rai negli anni Settanta.
In pensione dal 1 gennaio 1997, si è spento ieri sera a Roma, all’età di 87 anni, dopo una vita dedicata al giornalismo e agli istituti di categoria della professione che lo hanno visto sempre appassionato protagonista e mai passivo interprete di situazioni comode.
Voce storica del Giornale Radio Rai, del quale è stato conduttore e vicedirettore, era un esperto di motori. Ha, infatti, diretto “Strade e Motori” e, per tanti anni, collaborato con “Mondo Motori” su Radio Rai 2.
Signoretti è stato consigliere nazionale della Fnsi e dell’Ordine dei giornalisti del quale è stato componente dell’Esecutivo nazionale e segretario dell’Ordine Interregionale di Lazio, Umbria, Abruzzo e Molise. Consigliere generale dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, del quale dal 1991 al 1995 è stato vicepresidente vicario, è stato anche il più esperto e scrupoloso presidente della Commissione assegnazione alloggi e affitto immobili dell’Inpgi.
Sua la scoperta, nel 2011 nello scantinato di un complesso Inpgi, della lapide con i nomi di 83 giornalisti italiani morti per la Patria nella Prima Guerra Mondiale, insigniti di medaglie d’oro, d’argento e di bronzo, l’importante cimelio grazie al quale Pierluigi Roesler Franz ha riscritto la storia dei giornalisti italiani nel conflitto del 1915-18.
Attualmente era vicepresidente del Gruppo Lazio dell’Ungp, l’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati di cui è stato anche vicepresidente nazionale.
Massimo Signoretti lascia i figli Fabio Massimo, coordinatore di “Affari e Finanza” di Repubblica, Filippo e Federico. Quattro anni fa era morta la moglie Anna Magnoni, stimata dirigente del Servizio Prestazioni Integrative dell’Inpgi. I funerali si svolgeranno a Roma domani, martedì 21 luglio, alle ore 10, nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Stella Matutina, in via Lucilio 2 alla Balduina.
Storico leader di Nuova Professione Stampa Romana, al Congresso Fnsi di Saint-Vincent del 2005, assieme a Carlo Parisi, Lorenzo Del Boca, Ezio Ercole e Gianni Ambrosino, aveva dato vita al cartello sindacale “Giornalisti per il Giornalismo, Nuova Professione Stampa Romana, Movimento Unitario Giornalisti della Campania, Giornalisti Indipendenti” che, successivamente, ha dato vita alla componente “Stampa Libera e Indipendente” della quale è stato sempre dirigente nazionale garantendo, fino alla fine, il suo prezioso contributo di esperienze e di idee. Una componente nata dalla convinzione di porre una netta distinzione tra politica sindacale e politica in senso lato. Un movimento totalmente trasversale, rispetto alle posizioni personali di ciascuno, mettendo assieme soggetti con differenti e variegate posizioni politiche personali sotto la bandiera della qualità dell’informazione, che può essere garantita soltanto con la professionalità ed il giusto trattamento economico e previdenziale dei giornalisti.
«Con la scomparsa di Massimo Signoretti – afferma Carlo Parisi, coordinatore di Stampa Libera e Indipendente – la categoria perde una risorsa preziosa. Da sempre attivamente impegnato al servizio della professione e dei colleghi, soprattutto dei più giovani, in tutti istituti di categoria, Massimo è stato un amico vero e sincero e un combattente rigoroso e leale contro il pensiero unico che condanna all’inesorabile livellamento verso il basso. Nei giorni scorsi mi aveva telefonato complimentandosi per la lettera di dimissioni dalla dirigenza della Fnsi e con l’entusiasmo di un ragazzino, a dispetto dei suoi 87 anni, dopo una lunga conversazione, caratterizzata dalla sua proverbiale ironia con la quale riusciva sempre a sdrammatizzare le situazioni più difficili, ci eravamo dati appuntamento, nei prossimi giorni, per parlare di futuro e di speranze “per una professione – ci tenne a sottolineare – che non può rischiare di essere cancellata per inettitudine dopo oltre un secolo di storia fatta di battaglie e di sacrifici”. L’appuntamento tra noi, caro Massimo, quantomeno su questa terra è annullato. Non quello con la difesa dei diritti che, al di là del colore delle idee, rimarrà sempre vivo nelle persone perbene che hanno davvero a cuore la nostra professione». (giornalistitalia.it)
Ciao Massimo, caro collega ed amico sincero. Con te ho condiviso entusiasmanti esperienze, all’Ordine nazionale: io tesoriere e tu in Esecutivo con Mario Petrina presidente. All’Inpgi: tu vice presidente vicario ed io nel Cda, nella vita intessuta di grande amicizia ed affetto. La tua scomparsa mi priva di un riferimento di grande caratura e di alto profilo. Ciao amico mio caro.
Con Massimo avevamo un patto non scritto, ma che ho rispettato rigorosamente fino a quando il maledetto virus me lo ha impedito. Ogni volta che rientravo a Roma dai miei periodici viaggi, meta la Calabria, dovevo portargli un prodotto tipico. Ci vedevamo in un bar che io abitualmente frequento e lì avveniva la consegna. Avveniva, così, un incontro che era non soltanto lo scambio di idee sulla professione, sugli organismi di categoria.
L’età non gli è mai pesata, aveva progetti, sognavamo assieme di veder crescere la “famiglia” sindacale che ha il suo leader nel comune amico Carlo Parisi. In questo momento in cui il mio animo è turbato per una morte inattesa e crudele, tanti ricordi si affollano nella mente. Addio amico mio.
Nella sua lunga carriera si è sempre impegnato in prima linea negli istituti di categoria, dalla Federazione nazionale della stampa all’Ordine del Giornalisti, dall’Inpgi, di cui è stato vicepresidente, all’Unione giornalisti pensionati.
Ai figli Fabio Massimo, coordinatore di Affari e Finanza di Repubblica, Filippo e Federico le condoglianze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Massimo Signoretti, un grande professionista, un grande amico. Fin dagli anni ‘70 compagno di tante battaglie, sindacali ed ordinistiche, sempre da una parte sola, quella dei giornalisti. Senza mai perdere il sorriso, sempre con garbata ironia. A metà anni ‘90 fummo insieme commissari per l’esame di Stato per giornalisti; con una battuta riusciva a disinnescare i contrasti che ogni tanto insorgevano; ed anche a risollevarci, specie durante la correzione degli scritti, dalla noia. L’ultimo incontro, poco prima del confinamento, in un incontro della nostra area sindacale. Perché Massimo, non fosse che per onor di firma, era uno che non si arrendeva mai.
Requiem aeternam dona ei, Domine.
Peccato. Mi dispiace molto. È stato un grande giornalista.
Nella mia esperienza all’OdG nazionale e alla Fnsi ho avuto modo di frequentare spesso Massimo, grande giornalista e grande amico sincero. Che la terra ti sia lieve, Massimo! Condoglianze ai familiari.
Decano del giornalismo italiano, una delle voci più significative del Gr2 Rai. Il suo è stato anche un impegno lungo, intenso e appassionato in tutti gli organismi della categoria giornalistica.
Ai familiari e in particolare al figlio Fabio Massimo, la Federazione della Stampa esprime il più sentito cordoglio.
Mi spiace tanto. Un grande collega, intelligente e ironico, soprattutto autoironico. Compagno di tante battaglie, insieme in Argentina subito dopo la fine della dittatura. Uno che con una battuta riusciva a smorzare qualsiasi tensione. Condoglianze ai figli e alla famiglia.
Voce storica della Radio, firma del giornalismo sportivo, apprezzato da tutti per competenza, cordialità e simpatia, era stato eletto vicepresidente dell’Ungp al congresso di rifondazione dell’Unione (Riccione 1998), poi confermato nella carica fino al congresso di Castellaneta nel 2007. Attualmente era Vicepresidente del Gruppo romano dell’Unione nazionale giornalisti pensionati.
Ai figlio Fabio Massimo e ai familiari le condoglianze dell’Ungp.
Un grande dispiacere. Un amico. Un gentiluomo d’altri tempi. E anche se con idee diverse, su fronti sindacali contrapposti, un collega con cui ho lavorato e discusso tanto con grande lealtà. Mancherà.
Avverto una profonda tristezza. All’interno degli organismi di categoria siamo stati talvolta su posizioni differenti, con Massimo però era impossibile litigare o, comunque, praticare semplici rotture perché lui è stato sempre un uomo del confronto serrato, ma anche del profondo rispetto verso le posizioni altrui con in più la dote – che non è di tutti – di separare le scelte politiche per la professione dai rapporti personali e umani. Una persona schietta ed eccellente sotto questo punto di vista e sul piano professionale, Massimo ha mostrato sempre attenzione ai fatti raccontati senza supponenza. Uomo della radio pubblica, ne è stato interprete autentico e apprezzato.
Grande testa e grande cuore. Grande battutista, sempre col sorriso. Sempre disponibile con tutti. Non si prendeva troppo sul serio, ma era capace di fare sul serio.
Ha lasciato un segno in tutti noi colleghi, che con lui abbiamo condiviso un pezzo di strada, più o meno lungo, nella professione e nel sindacato.
La scomparsa di un giornalista di grande caratura e un protagonista nelle lotte sindacali di categoria dell’ultimo mezzo secolo come Massimo Signoretti mi ha profondamente addolorato. Ci siamo conosciuti circa 30 anni fa in occasione delle mie prime elezioni per i vertici Inpgi quando fu eletto Vice Presidente Vicario dell’ente di previdenza (divenne cioé il braccio destro di Orlando Scarlata). Allora eravamo su posizioni sindacali contrapposte, ma ciò non ci ha impedito di conoscerci e di avvicinarci. E pian piano siamo poi diventati buoni amici, stimandoci reciprocamente ed avendo entrambi un comune obiettivo: quello del benessere della categoria, aiutando sempre i colleghi in difficoltà al di là delle contrapposizioni e delle sigle sindacali. L’importante era guardare oltre positivamente. Ed abbiamo lavorato a lungo assieme nell’Inpgi, nell’Associazione Stampa Romana e nel Gruppo Romano Giornalisti Pensionati.
Come ha magistralmente scritto oggi Carlo Parisi, “Massimo é stato un vero signore nel giornalismo e nella vita. Una persona perbene per la quale serietà, lealtà, amicizia, rispetto per le opinioni degli altri sono sempre stati valori irrinunciabili che, associati all’eleganza e alla professionalità che hanno caratterizzato il suo lavoro, ne hanno fatto uno straordinario interprete”.
A mio parere una delle sue maggiori doti é stata la schiettezza nei rapporti (diceva sempre con franchezza quel che pensava, cioè oltre ad essere un giornalista di serie A come pochi, era una persona “pane al pane” e “vino al vino”) che non tramava mai alle tue spalle, ma ti diceva sempre in faccia ciò che pensava senza alcuna dietrologia.
Caro Massimo, ti ricorderò per sempre, ma mi mancherà, purtroppo, il tuo bellissimo sorriso e il tuo continuo sprone.
Un sentito grazie per tutti i commenti e le belle parole espresse per nostro padre.
Filippo, Federico, Fabio Massimo
Caro Massimo, ci siamo visti alla Fnsi alla fine dello scorso anno: era sempre un piacere stringerti la mano e parlare della nostra professione, ricordando il congresso di Saint Vincent del 2005 quando ci conoscemmo e da allora il filo dell’amicizia non si è mai interrotto. Ma neanche la morte lo spezzerà, non solo nel ricordo ma nella certezza che tu ci sei e ci sarai sempre.