ROMA – “Sono diventato cieco. La mia storia di scrittore e giornalista finisce qui”. E’ l’amara confessione, affidata a Facebook, di Massimo Fini, classe 1943, giornalista dal ‘70, una lunga carriera all’interno di importanti testate (impossibile elencarle tutte, perché sono un centinaio) tra cui l’Avanti, l’Europeo, Il Giorno, L’Indipendente, e, più di recente, il Fatto Quotidiano ed Il Gazzettino.
“Sono diventato cieco. O, per essere più precisi, semicieco o ‘ipovedente’ per usare il linguaggio da collitorti dei medici. In sostanza non posso più leggere e quindi nemmeno scrivere. Per uno scrittore una fine, se si vuole, oltre che emblematica, a suo modo romantica, ma che mi sarei volentieri risparmiato”.
“‘Una Vita’ – scrive, ancora, sul su profilo Fb il giornalista e scrittore – è quindi il mio ultimo libro. E la mia storia, di scrittore e giornalista, finisce qui. Del resto nella vita arriva sempre un momento in cui, per una ragione o per l’altra, si deve uscire di scena. Il sito rimane aperto per chi voglia sottoscrivere il Manifesto, per le mail (ho qualcuno che mi dà una mano), per inviti, conferenze, interviste perché se ho perso l’uso della vista non ho perso quello della parola e, spero, nemmeno il ben dell’intelletto. Un grazie a tutti quelli che mi hanno seguito in questi ultimi, e per me molto faticosi, anni”.
Il romanzo, l’ultimo, dunque, di Massimo Fini, “Una vita” è uscito nei primi giorni di marzo. Edito da Marsilio, ripercorre una parte di storia italiana dal’ 68 in poi, toccando grandi temi moderni e contemporanei, dalla caduta del Muro di Berlino al terrorismo islamico e raduna vari articoli pubblicati in passato oltre a saggi sull’attività politica di Movimento Zero, fondato da Fini nel 2005.
Il giornalista e scrittore annuncia il suo dramma su Facebook e si congeda dai lettori