ROMA – Si sono svolti ieri a Roma, nella Chiesa dei Santi Francesco e Caterina Patroni davanti alla Stazione di Trastevere, i funerali del grande giornalista sportivo e scrittore Mario Pennacchia, scomparso nella capitale due giorni prima, il 24 agosto, all’età di 93 anni. Appassionatissimo di calcio e della sua Lazio, è stato il testimone numero uno della storia della squadra biancoceleste, raccontandola con il cuore e con una grande passione per Silvio Piola.
Ha vinto il premio “Bancarella Sport” e il “Seminatore d’oro” 1986, il Premio Coni 1986 e 1999, il Premio Ussi 1958 e 1978, e il Premio Beppe Viola 1987. Tra pochi giorni avrebbe compiuto i 65 anni di carriera giornalistica.
È una grande perdita per l’intera categoria, essendo stato un personaggio unico, un vero Maestro con la M maiuscola e una penna storica che ha aiutato a far crescere la cultura sportiva in Italia inculcandola soprattutto tra i giovani. Ha saputo raccontare il calcio non solo con un’immensa passione, verve ed arguzia, ma anche con saggezza, misura, puntualità, umanità e affabilità da vero signore quale era. Non è stato un semplice testimone degli eventi, ma il cantore che ha trasmesso l’amore per lo sport con immensa sensibilità, professionalità e competenza in diverse epoche del Novecento e dei primi anni Duemila.
Pennacchia era anche considerato uno dei giornalisti più esperti di regolamenti e norme e veniva, quindi, rispettato e stimato non solo dai colleghi di lavoro, ma dai presidenti dei club e dai dirigenti sportivi, ai quali ha spesso girato preziosi suggerimenti. Ha persino svelato clamorosi retroscena del mondo del calcio e della politica sportiva, sfruttando proprio la sua competenza in materia che gli ha permesso di raccogliere spesso i segreti del Coni e della Federcalcio. Ed è stato anche tra i maggiori esperti del settore arbitrale, come dimostrò quando più volte anticipava di un giorno le designazioni facendo impazzire Mino Mulinacci.
Mario Pennacchia è stato una vera colonna e grande firma in importanti testate italiane come il Corriere dello Sport (dal 1946 al 1972) con cui ha curato un’iniziativa di particolare successo con l’inserto delle pagine “Forza ragazzi” (1967-1972) dedicate ai problemi sociali dei giovani (fu così scoperto, tra i tanti, il giovane talento del barlettano Pietro Mennea, grandissimo velocista e poi olimpionico e recordman mondiale dei 200 metri), Il Giorno (dal 1972 al 1978), Il Messaggero e infine la Gazzetta dello Sport (1978-1988), intervenendo spesso come opinionista in trasmissioni di successo quali La Domenica Sportiva e Il Processo del Lunedì con Aldo Biscardi. È stato anche direttore per 18 anni della rivista L’Arbitro.
Alla fine degli anni Ottanta Pennacchia decise, però, di cambiare, scegliendo il percorso da dirigente che aveva peraltro già intrapreso agli albori della sua lunga carriera giornalistica quando fu addetto stampa del Comitato Regionale Lazio della Lega Nazionale Dilettanti di calcio. Nel 1988 Antonio Matarrese, all’epoca presidente della Figc, lo volle come suo consulente. Pennacchia rimase in via Allegri fino al 1992. Subito dopo lo chiamò il presidente della Lazio Sergio Cragnotti per affidargli la comunicazione della squadra biancoceleste. Lasciò la società nel 1996 per dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Ebbe anche un ottimo rapporto personale con l’avvocato Gianni Agnelli, presidente della Juventus e della Fiat.
Piuttosto lungo è l’elenco dei suoi libri consultabili in numerose biblioteche italiane: “Storia della Lazio” (Corriere dello Sport, 1969), che è il testo tuttora più completo ed esauriente sulle vicende del club, ripubblicato e aggiornato con il titolo di “Lazio Patria Nostra – storia della società biancoceleste” (Abete, 1994), “Lo sport” con scritti di Mario Pennacchia ed altri autori (Sansoni nuova, 1982), “Gli Agnelli e la Juventus” (Rizzoli, 1985), “Passione Lazio/Giorgio Chinaglia; storia della Società e documentazione” (Lucarini, 1985), “1946-1986, quarant’anni di sport italiano” con testi anche di Alfonso Fumarola e Giacomo Mazzocchi (Arnoldo Mondadori, 1986), “Giulio Onesti: rinascita e indipendenza dello sport in Italia” con saggio critico e testimonianze di Paolo Valenti, agenda storica di Renata Falangola e collaborazione di Fiammetta Scimonelli (Lucarini, 1986), “Il calcio in Italia” (Utet, 1999), “Lazio, pioniera del terzo millennio: centenario” (Abete, 1999), “Football Force One: Giorgio Chinaglia, romanzesco campione dei tre mondi” (Limina, 2001) per raccontare la vita del suo indimenticato idolo e centravanti della Lazio, quindi il libro a carattere personale “Anche i ragazzi hanno fatto la storia” (Garzanti scuola, 2004) e il romanzo “L’amore scosso” (Protagon, 2005).
Nel 2008 ha pubblicato “Il Generale Vaccaro – L’epopea dello sport italiano da lui guidato a vincere tutto”, libro edito da Nuove Idee con prefazione di Giovanni Petrucci che ricostruisce, anche grazie a inediti documenti, la vicenda sportiva e personale del Generale Giorgio Vaccaro, colui che impedì di fatto nel 1927 la fusione tra la Lazio e alcune squadre minori romane.
Ed ancora: “Oltre il suono della campanella: un anno scolastico indimenticabile con un professore un po’ speciale” (Loescher – Marco Derva, 2009), “La vita disperata del portiere Moro” (Isbn Edizioni, 2011), “Gli scudetti che vinsero la guerra: l’orgoglio del vecchio Bologna, il primo titolo della Roma e la nascita del Grande Torino” (Ultrasport, 2013).
Ha poi pubblicato con prefazione di Paolo Bonolis “Sessant’anni fra campioni, miti, intrighi e follie” (Mursia, 2014), un’autobiografia che contiene molteplici storie di calcio e ricordi personali di tanti grandi campioni da lui conosciuti e frequentati personalmente. E, infine, nel 2017 un racconto per il libro di Italo Cucci, edito da Minerva: “Il capanno sul porto: storia di Alberto Rognoni, il conte del calcio”. Sempre nel febbraio 2017 è diventato presidente onorario di LazioWiki.org, per poi abbandonare la carica alla fine del 2019.
LazioWiki è un’Associazione Culturale senza fini di lucro che intende ricostruire tutte le vicende legate alla Lazio dalla sua fondazione nel 1900 ad oggi e che ha messo gratuitamente a disposizione di tutti su internet, ma soprattutto dei tifosi della Lazio, e in particolare dei più giovani, addirittura più di 20 mila articoli e oltre 100 mila fotografie. Pertanto è giustamente considerata, sin dal 2007, il primo sito enciclopedico online sulla storia della S.S. Lazio. Vi è la ricostruzione nei minimi dettagli degli stadi della Lazio a partire dal primo campo di gioco al Parco dei Daini di Villa Borghese all’inizio del 1900 per poi proseguire con quello della Rondinella nell’attuale zona dello stadio Flaminio tra viale Tiziano e piazza Apollodoro accanto al Palazzetto dello Sport e all’Auditorium e via via fino ai giorni nostri, nonché la biografia non solo di tutti i calciatori, ma dei dirigenti e soci e dei tantissimi atleti (canottieri, ciclisti, ginnasti, velocisti e mezzofondisti, ecc.) della Polisportiva Lazio, che è tuttora la più importante d’Europa, i quali hanno indossato i suoi colori.
L’attuale responsabile della comunicazione biancoceleste, Roberto Rao, lo ha così ben ricordato due giorni fa con particolare commozione: «Ha raccontato la sua Lazio con amore, competenza e intuito giornalistico. Non è stato solo testimone della Storia biancoceleste: ne è stato parte in modo pieno e mai banale. Una figura indimenticabile per questa Società e per tutti i tifosi».
Anch’io ho avuto l’onore e la fortuna di conoscerlo da vicino, tra il 1978 e il 1984, quando guidava con il ruolo di caporedattore la redazione romana della Gazzetta dello Sport, al secondo piano di palazzo Theodoli in piazza del Parlamento, mentre lavoravo al primo piano come cronista giudiziario del Corriere della Sera. Poi ci siamo di tanto in tanto rivisti o sentiti per telefono.
L’ultima volta che ho avuto il piacere di incontrarlo è stata il 4 novembre 2015 in occasione della presentazione a Roma al Circolo Canottieri Lazio del volume “Dal Tevere al Piave – 1915-1918 – Gli atleti della Lazio nella Grande Guerra” di LazioWiki a cura di Fabrizio Munno e Fabio Bellisario – Edizioni Eraclea. Fu una cerimonia particolarmente commovente che si prefiggeva di onorare la memoria dei tanti laziali che hanno perso la vita tra il 1915 e il 1918. Il bel libro, frutto di otto anni di ricerche, ha consentito di scoprire, grazie al quotidiano lavoro certosino di un gruppo di tifosi del club appassionati di ricerche, che la Lazio è quella che nel mondo dello sport ha contribuito più di tutte le altre squadre italiane all’evento bellico (la Roma ancora non esisteva) con circa 150 personaggi (tra dirigenti, atleti e soci), di cui 30 non tornarono più dalla Grande Guerra.
Tra i Caduti figura anche il giornalista pugliese e deputato allora in carica Federico Di Palma, nativo di Grottaglie (è uno dei 267 giornalisti morti tra il 1915 e il 1918). Valeva davvero la pena questa ricerca perchè fino a pochi anni fa si conoscevano soltanto 11 laziali Caduti al fronte, mentre grazie al lavoro di Lazio Wiki si è arrivati a individuarne ben 19 in più. Tantissime (ben 72) sono state poi le onorificenze al valor militare assegnate ai “laziali” per le gesta compiute durante la prima guerra mondiale e così suddivise: 23 medaglie d’argento, 36 medaglie di bronzo e 13 croci di guerra. Pertanto la Lazio è il club che ha offerto all’Italia il maggior tributo di sangue in quegli anni terribili, costati al nostro Paese circa 700 mila morti e un milione e mezzo tra feriti e mutilati. Ed è stato anche il club più decorato per gli atti di eroismo dei suoi atleti nella Grande Guerra. In quell’occasione, al Circolo Canottieri Lazio, Pennacchia prese la parola per commemorare gli Eroi della sua squadra del cuore. E non a caso era stata scelta proprio la storica data del 4 novembre in coincidenza con l’anniversario della grande vittoria finale sul Piave.
Il suo intervento fu particolarmente toccante ed emozionante. Una corona di fiori fu quindi deposta simbolicamente nel Tevere, accompagnata dalle toccanti note del Silenzio, suonate da un giovane trombettiere dei Bersaglieri.
Anche la Lazio, squadra di cui Mario Pennacchia era, come detto, un grandissimo tifoso, ha voluto ricordarlo dopo la morte in un tweet postato dal profilo ufficiale della società biancoceleste a corredo di una fotografia che mostra lo stemma della Lazio listato a lutto: «La Lazio, il suo Presidente e tutto lo Staff esprimono profondo cordoglio per la scomparsa di Mario Pennacchia e si uniscono al dolore della famiglia».
Sembra, però, francamente troppo poco. Come neppure basterebbe che nella prossima gara di campionato in Serie A la squadra giocasse con il lutto al braccio. Occorre, infatti, che la storia della Lazio continui ad essere tramandata alle future generazioni grazie al suo lavoro e alle sue pubblicazioni. Ma soprattutto non si dovrebbe mai porre una domanda che in questi giorni hanno già chiesto alcuni tifosi del club bianco-celeste: ma chi era Mario Pennacchia?
D’altronde ad una frase molto ad effetto come «senza memoria non c’é futuro» vanno concretamente seguiti i fatti. Altrimenti resterebbe una frase vuota e del tutto priva di significato. E anche bellissimi video, visti sinora da ben 23 milioni di utenti dell’intero globo, come quello della ricostruzione – a cura dell’Uefa – della commovente ed improvvisata partita di calcio che si giocò al fronte a Natale del 1914 tra inglesi e tedeschi davanti a trincee e reticolati, finirebbero, purtroppo, per perdere per incoerenza il loro altissimo valore morale e umano.
Ci si augura che, per onorare degnamente questo grande giornalista e il suo infinito attaccamento ai colori della maglia biancoceleste e per tramandarne il ricordo ai giovani tifosi e a quelli futuri, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, anch’egli giornalista pubblicista da 17 anni (quasi in concomitanza con il suo ingresso alla guida del grande club fondato all’inizio del 1900), faccia almeno qualcosa in più, pur senza spendere nulla in linea con il suo stile di vita: decida una volta per tutte di inserire gratis nel link del sito internet ufficiale della Lazio un richiamo al sito “storico” di Lazio Wiki, consentendo così di far finalmente conoscere meglio i tanti eroi di questo importante club di Serie A e le loro mille interessantissime storie, come quelle immortalate nel libro “Casacche Divise 1940-45 – Gli Atleti della Lazio nella Seconda Guerra Mondiale” di Fabio Bellisario e Fabrizio Munno – Edizioni Eraclea.
Proprio grazie a questo libro si è, infatti, scoperto che i Caduti della Lazio nella Seconda Guerra Mondiale non sono solo 7, come era stato accertato dalla storiografia ufficiale, ma 30. Si sono così scovati altri 23 nomi fino ad allora completamente ignorati.
Un’altra pubblicazione interessante è anche “Ezio Sclavi portiere pittore” di Fabio Bellisario – Edizioni Eraclea, in cui si racconta la vita di Ezio Sclavi, portiere della Lazio e della Nazionale tra gli anni ’20 e ’30, che seppe raggiungere i livelli più alti sia in campo sportivo sia artistico. Se la sua pittura gli consente di essere annoverato tra i massimi esponenti della “Scuola Romana” e della pittura aniconica italiana degli anni ’50 e ’60, il calcio, che lo ha visto portiere di Lazio, Juventus e della Nazionale, lo annovera tra i più straordinari interpreti del difficile ruolo.
Un altro volume di Lazio Wiki da non trascurare è, infine, “Coppi 1945, una primavera a Roma – Fausto, Nulli e la Società Sportiva Lazio” di Giampiero Petrucci e Fabio Bellisario – Edizioni Eraclea.
Nel libro si narra la storia poco conosciuta di Fausto Coppi mentre si trovava a Caserta in un campo di prigionia degli inglesi dai quali era stato catturato in Africa dove aveva combattuto come un qualsiasi soldato, nonostante fosse stato l’ultimo vincitore del Giro d’Italia nel 1940 e fosse ancora nel 1942 il recordman in carica dell’ora su pista.
L’industriale capitolino Edmondo Nulli, accompagnato da Pietro Chiappini (ex compagno di Coppi nella “Legnano”), gli offrì un ingaggio per correre nella sua piccola squadra. Coppi accettò all’istante e indossò la maglia arancione della “Nulli” dopo aver firmato il regolare cartellino Fci con la Società Sportiva Lazio. La vicenda si rivelò poi fondamentale nella vita e nella carriera di Coppi. A Roma Fausto trascorse l’intera Primavera, gareggiando e vincendo, ponendo le basi di quella fenomenale “rinascita” che lo porterà poi a diventare l’indimenticabile Campionissimo.
Che aspetta allora il presidente Lotito a far inserire un apposito spazio all’interno del sito ufficiale del proprio club un link che rimandi automaticamente al sito storico di LazioWiki, per ricordare e onorare come meritano tutti gli Eroi biancocelesti? Non si darebbe, forse, così imperituro prestigio alla stessa Lazio e per di più gratis? Mario dal cielo se lo attende. (giornalistitalia.it)
Pierluigi Franz
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