Politeama gremito per il Premio nel centennio della nascita del cronista ucciso dalla mafia

Mario Francese: il valore dell’essere giornalista

Giulio Francese

PALERMO – «Studia bene le carte e parla con la gente». Questa frase, che racchiude il pensiero e l’anima di Mario Francese, dovrebbe campeggiare in ogni redazione ed essere appuntata a caratteri cubitali nella prima pagina del taccuino o dell’agenda digitale di ogni giornalista.

Mario Francese

L’hanno ricordata in tanti, a Palermo, in occasione del centenario della nascita del giornalista siciliano nato a Siracusa il 6 febbraio 1925 e assassinato dalla mafia a Palermo il 26 gennaio 1979 all’età di 54 anni. Il cronista “colpevole” di aver visto per primo l’avanzata dei corleonesi raccontandola con il suo giornalismo d’inchiesta che ha anticipato gli inquirenti nell’individuazione di nuove piste investigative sull’intreccio tra mafia e appalti. Il primo e unico giornalista ad aver intervistato Ninetta Bagarella, moglie di Totò Riina e sorella di Leoluca, il killer che ha ucciso. Dagli articoli e dossier redatti del giornalista – si legge nelle motivazioni con le quali i giudici hanno condannato Leoluca Bagarella, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Raffaele Ganci e Francesco Madonia – «emerge una straordinaria capacità di operare collegamenti tra i fatti di cronaca più significativi verificatisi nel corso degli anni, di interpretarli con coraggiosa intelligenza e di tracciare così una ricostruzione di eccezionale chiarezza e credibilità sulle linee evolutive dell’organizzazione mafiosa, in una fase storica nella quale emergevano le diffuse e penetranti infiltrazioni di Cosa nostra nel mondo degli appalti e dell’economia ed iniziava a delinearsi la strategia di attacco alle Istituzioni da parte dell’illecito sodalizio».

Il Politeama Garibaldi gremito per il Premio Mario e Giuseppe Francese

Insomma, «il movente dell’omicidio Francese è sicuramente ricollegabile allo straordinario impegno civile con cui la vittima aveva compiuto un’approfondita ricostruzione delle più complesse e rilevanti vicende di mafia».
«Ci sono voluti 20 anni – ha ricordato Giulio Francese – per arrivare alla più logica delle conclusioni: è stata la mafia. Il segretario regionale del Pci, Pio La Torre, anche lui assassinato nel 1982, aveva addirittura alzato il tiro: “Partendo dal delitto Francese c’è un’unica trama che va oltre Cosa nostra a unire tutti quei delitti eccellenti”. Mario Francese morto dimenticato.

Circa 800 studenti hanno affollato il Politeama Garibaldi per il Premio Francese

È stata invece questa per molto tempo la dura realtà. Incomprensibile. È stato il più piccolo della famiglia, Giuseppe, a darci la spinta per non subire più in silenzio, per fare sentire la nostra voce. È stato lui a cominciare a mettere insieme i pezzi e i ricordi di una vita infranta, a raccogliere e digitalizzare articoli e foto di papà, per conoscere e far conoscere meglio quello che non avevamo capito del professionista e dell’uomo, dando tangibile testimonianza del suo impegno. Feroce contro la mafia, attento e sensibile verso i “poveri cristi”».

Fabio Pilato e Giulio Francese (Foto Isidoro Guida)

Un anniversario celebrato, quello del Centenario dalla nascita, con un’edizione speciale del Premio intitolato a Mario Francese e a suo figlio Giuseppe che, 23 anni dopo l’omicidio del padre, il 3 settembre 2002, dopo aver speso buona parte dei suoi anni alla ricerca della verità, consentendo la riapertura dell’inchiesta scaturita nel processo contro mandanti ed esecutori, non ha retto al dolore ponendo fine alla sua esistenza.

Lidia Tilotta e Silvia Francese

La XXVI edizione del Premio Francese è stata celebrata in un Politeama Garibaldi gremito in ogni ordine di posti da colleghi giornalisti, autorità, amici, insegnanti e soprattutto studenti, tantissimi studenti, oltre 800, che rappresentano il volto nuovo e pulito di una Sicilia completamente cambiata e, per molti aspetti, sconcertata per non riuscire a comprendere come sia stato possibile che uomini come Mario Francese siano stati lasciati soli e addirittura si sia atteso tanto, troppo tempo, per rendere loro onore e giustizia. Il direttore di Giornalisti Italia, Carlo Parisi, segretario generale della Figec Cisal e consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, nel suo intervento ha infatti sottolineato «la fondamentale importanza di non lasciare nessuno da solo perché la solitudine isola, trascina nella disperazione e uccide».

Tiziana Martorana, Prospero Dente, Carlo Parisi, Santino Franchina e Riccardo Arena

Organizzata grazie alla collaborazione di Ordine dei giornalisti di Sicilia, Comune di Palermo, Giornale di Sicilia e Associazione Uomini del Colorado, con il patrocinio del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, la manifestazione ha avuto i suoi momenti più intensi e toccanti nei fuori programma che il figlio di Mario Francese, Giulio, è riuscito a tirare fuori dal cilindro approfittando della presenza di alcuni personaggi tra il pubblico del Politeama Garibaldi.

Giulio Francese e Antonio Balsamo

Giulio Francese, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti e del sindacato Figec Cisal, del quale è coordinatore in Sicilia, ha infatti chiamato sul palco il sostituto procuratore della Corte di Cassazione, Antonio Balsamo, estensore della sentenza del processo di primo grado sull’omicidio di Mario Francese. «Ho apprezzato – ha esordito il magistrato – l’amore familiare della famiglia Francese, che è diventato coraggio civile. I figli del giornalista, che non hanno mai smesso di cercare la verità, rappresentano un esempio per tutti. Occorre lavorare per mantenere sempre viva la memoria di Mario Francese e il suo insegnamento di giornalista con la schiena dritta».
Sul palco anche il magistrato Fabio Pilato, Gip a Palermo, autore del libro “Il magistrato ipocrita” che narra la storia di un’inchiesta giornalistica sulla corruzione e la doppiezza del potere, in un intreccio tra mafia e massoneria. Pilato fa parlare i tre protagonisti del libro (il direttore, il giornalista intellettuale filosofo e il giornalista di strada che arriva ovunque): «Un lavoro che facciamo in tre e che Mario Francese faceva da solo».

Il monologo di Salvo Piparo

Momenti toccanti quando l’attore Salvo Piparo ha recitato il monologo su Mario Francese, amico degli ultimi e dei disperati, ispirato da cosa il giornalista ha visto e sentito in occasione del triplice omicidio alla Vucciria del 15 aprile 1978, ovvero nove mesi prima del suo omicidio in viale Campania. Grande commozione quando a prendere la parola è stata Graziella Accetta, madre di Claudio Domino, il bambino di undici anni assassinato dalla mafia il 7 ottobre 1986, per il quale si attende ancora giustizia.
Altrettanta commozione quando l’attrice Silvia Francese, figlia di Giulio, ha ricordato nonno Mario: «Non l’ho conosciuto personalmente ma grazie ai racconti di mio padre, i suoi articoli, le sue interviste, ho imparato a sentire la sua presenza viva. Nel nome del padre, del figlio, del marito che non sei più stato. Nel nome del nonno, il mio, che saresti stato e che invece non sei stato mai…».

Claudio Gioè

Ed ancora l’attore Claudio Gioè che ha interpretato Mario Francese nel film “Delitto di mafia – Mario Francese” per il ciclo “Liberi sognatori” di Canale 5.
A ricordare «l’impegno civile di Mario Francese» è stato anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, sottolineando «la necessità di tenere sempre vivi il suo ricordo e la sua eredità morale e professionale».
Se ad Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, registi e sceneggiatori del film “Iddu”, ispirato dall’arresto del boss Matteo Messina Denaro, la Giuria del Premio Francese ha dedicato una menzione speciale per essere «riusciti a entrare nelle pieghe di un male che si fa carne e sangue raccontando l’anima nera di un personaggio che non diventa mai mito da emulare», la vera notizia è rappresentata, invece, dalla loro infinita gioia e grandissima commozione «perché – hanno tenuto a sottolineare – prima di oggi non avevamo mai ricevuto un premio a Palermo».

Fabio Grassadonia e Antonio Piazza

Il XXVI Premio giornalistico Mario e Giuseppe Francese, presentato dalle giornaliste Lidia Tilotta e Tiziana Martorana, della Tgr Rai Sicilia, è andato ai giornalisti Salvo Palazzolo, Luciana Esposito e Filippo Passantino e all’Istituto tecnico Vittorio Emanuele III di Palermo autore del cortometraggio Luoghi.
«Quello del giornalista – ha detto Salvo Palazzolo, recentemente finito sotto scorta, rivolgendosi agli studenti – è un mestiere bellissimo. La mia speranza è che anche a voi ragazzi venga voglia raccontare questa città. Giuseppe Francese, in particolare, mi ha insegnato che bisogna guardare tutti i dettagli utili per capire». «Con le sue cronache asciutte e mai retoriche – la motivazione del premio – racconta una mafia che cambia continuamente pelle evidenziandone anche gli aspetti più complessi e lo fa senza lasciarsi intimorire nonostante non manchino avvertimenti e minacce. Il suo stile, la sua caparbietà e la sua voglia di andare sempre più a fondo senza lasciarsi condizionare da una superficialità tanto dilagante quanto dannosa ne fanno un esempio prezioso da seguire».

I vincitori dei premi Mario e Giuseppe Francese 2025: Salvo Palazzolo, Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, Luciana Esposito e Filippo Passantino (Foto Isidoro Guida)

Ex aequo a Luciana Esposito (fondatrice e direttore di Napolitan.it) e Filippo Passantino (agenzia Sir) il Premio Giuseppe Francese, tradizionalmente conferito a figure emergenti del giornalismo. Luciana Esposito perché «Da free lance e senza protezioni, non si è mai lasciata intimorire nel raccontare una camorra sempre più pervasiva e violenta. Le minacce ripetute che ha subito non sono riuscite a scoraggiarla e invece sono state motivo di ulteriore impegno. È un esempio, soprattutto per smentire chi immagina che il giornalismo di inchiesta sia una strada facile da seguire e foriera di visibilità e protagonismo».

Gli studenti dell’Istituto Tecnico Vittorio Emanuele III vincitori del Premio Francese per le scuole

Filippo Passantino per «aver dato voce alle ragazze e ai ragazzi di Brancaccio e delle altre periferie donando loro gli strumenti per raccontare la voglia di cambiamento e di affermazione di un modello diverso di vita e di relazioni. Con i progetti che contribuisce a creare dimostra che il mestiere più bello del mondo può avere una importantissima utilità sociale e culturale».
Per quanto riguarda lo Spazio scuola del Premio giornalistico Mario e Giuseppe Francese, il cortometraggio vincitore è Luoghi realizzato dagli studenti dell’Istituto tecnico Vittorio Emanuele III: «Per aver saputo raccogliere l’eredità di Mario Francese, trasformando gli studenti in cronisti capaci di dare voce a chi non ne ha, con un cortometraggio che con sensibilità e impegno affronta il tema dell’identità e dell’integrazione, raccontando storie di coetanei che vivono il delicato equilibrio tra radici e futuro. Un lavoro che dimostra come il linguaggio del reportage possa essere strumento potente per illuminare realtà invisibili e stimolare riflessioni e cambiamenti nella comunità».
Sempre nell’ambito dello Spazio scuola del Premio, menzioni speciali per il Liceo Galileo Galilei di Palermo, per il cortometraggio 250 metri lunghi 37 anni, per il Liceo Filippo Lussana di Bergamo, per il cortometraggio Borsellino: l’uomo, il giudice, l’eroe, per l’Istituto Carlo Alberto dalla Chiesa di Partinico per l’articolo Le due dighe della memoria: Danilo Dolci e Mario Francese, testimoni di giustizia e cambiamento in Sicilia.

La pronipote di Mario Francese, Matilde, scopre la targa nella sala riunioni del Giornale di Sicilia sotto gli occhi di nonno Giulio

Presenti, tra gli altri, al Politeama Garibaldi il prefetto Massimo Mariani, il presidente del Consiglio comunale Giulio Tantillo, il procuratore Maurizio De Lucia, i consiglieri nazionali della Figec Cisal: Daniele Ditta (segretario Odg Sicilia), Maria Pia Farinella (fiduciaria Casagit), Santino Franchina (consigliere Cnog), Orazio Raffa (delegato Casagit) e Viviana Sammito, il segretario generale della Csa Fiadel Cisal, Giuseppe Badagliacca, il direttore del Giornale di Sicilia Marco Romano, il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia Roberto Gueli, il consigliere regionale Tiziana Caruso, il consigliere nazionale Riccardo Arena, il presidente dell’Inpgi Roberto Ginex.
Nel pomeriggio, nella sede ristrutturata del Giornale di Sicilia, in via Lincoln, come già avvenuto in passato, la sala riunioni della nuova redazione è stata intitolata a Mario Francese.
A scoprire la targa la pronipote di Mario Francese, Matilde, figlia di Silvia e nipote di Giulio. A fare gli onori di casa il presidente della Società Editrice Sud, Lino Morgante.
Un capitolo nuovo nella storia del quotidiano fondato da Girolamo Ardizzone il 7 giugno 1860. (giornalistitalia.it)

 

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