ROMA – Celebrati stamane, al Tempietto Egizio del Verano, a Roma, i funerali della giornalista Marida Lombardo Pijola, 65 anni, morta domenica sera dopo una lunga malattia.
Nata a Bari il 2 aprile 1956, aveva cominciato alla fine degli anni Settanta con TeleBari e La Gazzetta del Mezzogiorno. Poi si era trasferita a Roma e lasciata La Gazzetta del Mezzogiorno, era approdata al Messaggero rimanendovi, per quasi trent’anni, da inviata speciale. L’ultima parentesi della sua carriera l’aveva avuta all’edizione romana del Corriere della Sera, dove aveva continuato ad occuparsi di cronaca, soprattutto giudiziaria.
Vicina ai temi dell’adolescenza, è stata anche scrittrice: “Ho dodici anni, faccio la cubista, mi chiamano Principessa” (Bompiani), che raggiunse nel 2007 ben 17 edizioni è un best seller, cui seguirono un saggio sull’adolescenza e due romanzi: “L’età indecente” (Bompiani) e “L’imperfezione delle madri” (La nave di Teseo).
Firma di punta del Messaggero coprì da inviata speciale tanti eventi di cronaca comprese le stragi di Falcone e Borsellino. Proprio giovane, sorridente, con gli occhi belli e con il blocchetto in mano a prendere appunti parlando con Giovanni Falcone è l’immagine che sta circolando in queste ore sui social tra i tanti che l’hanno conosciuta e apprezzata.
Fece epoca la sua grande inchiesta sull’adolescenza violata tra discoteche e scuole di Roma, da cui poi scaturì il libro d’esordio, storie di adolescenti che, all’insaputa dei genitori, si cambiavano d’abito e diventavano regine del ballo sui cubi nelle discoteche. Spesso ospite in tv come opinionista aveva anche condotto «Questioni di famiglia» su Rai 3.
Il Messaggero ricorda che Marida si è occupata, per il giornale, di famiglia, femminicidi, donne, bambini, adolescenti, carceri: «Ci metteva tutta la sua competenza e la sua straordinaria sensibilità. Tanto che nel 2010 è stata convocata dalla commissione Bicamerale per l’infanzia per riferire delle sue inchieste sulla condizione dei minori.
Solo pochi mesi fa – ricorda Il Messaggero – Marida Lombardo Pijola invitava i tanti amici alla presentazione rinviata causa Covid del suo ultimo libro, “L’imperfezione delle madri”: «Sarebbe bellissimo vedervi, anzi guardarvi negli occhi oltre la mascherina», scriveva.
«La scrittura – ricorda Carlo Picozza su la Repubblica – per Marida era anche un impegno civile vissuto sempre dalla parte degli ultimi, dei più fragili, dei minori. Donna bellissima, con occhi chiari e profondi, era molto intelligente. Con la sua sensibilità riusciva a rompere anche le resistenze più forti. Ha lottato fino alla fine con tenacia contro la malattia e con dolcezza verso gli altri e verso se stessa».
«Ogni anno – ricorda ancora Picozza – la chiamavamo per la settimana di preparazione agli esami di abilitazione alla professione dei colleghi più giovani. È successo anche nel luglio scorso: «Carissimo amico, mi rendo conto di metterti in difficoltà e vorrei sparire, ma purtroppo un dolore forte all’anca mi impedisce di camminare, è una cosa insopportabile, in realtà sono disperata, il professore che mi assiste non esclude di poter fare una radio palliativa ma mi chiede di restare immobile per una settimana. Sono molto stanca e avvilita … venire lì mi avrebbe fatto bene, ma è andata così e non avrei dovuto accettare dall’inizio.spero che tu riesca a perdonarmi. Ti abbraccio fortissimo». Marida, in qualche modo, partecipò lo stesso al lavoro di gruppo, alle esercitazioni. Parlammo di lei con i candidati agli esami di Stato. Molti conoscevano i suoi libri, sui quali si aprì un confronto in una simulazione della prova scritta.
Marida Lombardo Pijola lascia il marito, il chirurgo Carlo Eugenio Vitelli, e tre figli, Alessandro, Andrea e Luca. (giornalistitalia.it)