ROMA – «Il caporedattore cultura del Tg1, Maria Rosaria Gianni, con ferie maturate e non fatte, solo per aver lavorato giorno e notte, viene sostituita dalla Rai nell’incarico. Il caso rischia di diventare un caso “nazionale”, se non altro per le diverse letture che di questa vicenda si possono dare». A lanciare la notizia è l’agenzia di stampa “Prima Pagina News”, diretta da Maurizio Pizzuto, spiegando che la prima donna caporedattore di line nel 2014 e prima ancora responsabile collegamento con le sedi regionali, responsabile della Cultura del Tg della rete ammiraglia della Rai, sarebbe dovuta andare in pensione il 9 maggio 2021 per compiuti limiti di età. Invece la Rai la manda a casa un anno prima, costringendola a delle ferie forzate accumulate dalla giornalista nel corso della sua lunga e importante carriera professionale esclusivamente per impellenti motivi di servizio.
Ad ufficializzare la notizia della messa in ferie forzate del Capo della Cultura del TG1 è stato il Comitato di redazione del Tg1: «Il direttore Carboni ci ha comunicato che la collega Maria Rosaria Gianni è stata messa a disposizione del direttore, a seguito di una comunicazione del personale relativa all’obbligo di smaltimento ferie prima del suo collocamento a riposo».
«Un anno di ferie da smaltire – spiega Prima Pagina News – e tutte nello stesso momento, come se l’azienda in tutti questi anni si fosse completamente dimenticata di sollecitare alla giornalista lo smaltimento delle ferie, ferie maturate per esclusive esigenze di lavoro, avendo la giornalista lavorato per conto del Tg1 e su richiesta dei vari direttori di turno che in questi anni si sono succeduti alla guida della testata».
«È evidente – rileva l’agenzia di stampa – che la vicenda rischia ora di diventare per la Rai uno dei tantissimi contenziosi sul tappeto, contenziosi pesanti da smaltire e da affrontare, con relativo possibile esborso di denari pubblici per risarcimento, e che si potevano invece risparmiare. E mentre la giornalista Maria Rosaria Gianni viene in pratica messa a riposo, e affidata alla gestione personale della direzione di testata (non si capisce perché non potendo lei più prestare la sua opera al Tg) al suo posto è stata decisa una nuova nomina».
«In attesa di comunicazioni aziendali sui tempi del job posting, la vicedirettrice Costanza Crescimbeni – scrive, infatti, il Cdr – assume ad interim la responsabilità della redazione cultura».
Il Comitato di redazione, quindi, «prende atto dell’interinato deciso dal Direttore come di un dispositivo funzionale al riassetto complessivo della Redazione Cultura così come chiesto ripetutamente dal Cdr. Rientrano in questa prospettiva la rapida apertura del job posting annunciato dalla direzione e il contestuale potenziamento e la valorizzazione della redazione».
Il Cdr, comunque, «richiama ancora una volta l’attenzione della Direzione e dell’Azienda sui vuoti d’organico del Tg1, che rischiano di alterare e in parte hanno già alterato i corretti modelli di gestione e organizzazione del lavoro. Per uscire da questa situazione servono impegni precisi e prospettive chiare. Non è accettabile che un grande giornale come il Tg1 debba girare col cappello in mano per spuntare un distacco o colmare un vuoto di line».
«Nonostante il vuoto di organici, e nonostante la giornalista Maria Rosaria Gianni fosse ritenuta da tutti indispensabile al suo posto e a svolgere il suo ruolo, cosa che ha sempre fatto in maniera magistrale, l’Azienda – sottolinea Prima Pagina News – la mette a riposo per un anno, in attesa che arrivi il 5 maggio 2021. Inaudito, grave se corrispondesse al vero, e soprattutto – a giudizio di illustri giuslavoristi italiani – lesivo della dignità dell’immagine e del ruolo professionale della giornalista messa praticamente “in pensione” un anno prima del dovuto».
«Ma – conclude l’agenzia di stampa diretta da Maurizio Pizzuto – c’è di peggio in questa storia. La giornalista ha saputo della decisione finale direttamente dall’Ufficio del Personale, e non dal suo Direttore di testata, come era giusto che fosse, nonostante la stessa avesse più volte chiesto per mail di essere ricevuta ed ascoltata dallo stesso responsabile della Direzione del Personale, cosa che è invece avvenuta solo dopo la sua messa a riposo.
Immaginiamo che i legali della Rai spiegheranno in tutti i modi che le ferie maturate non possono essere monetizzate e vanno comunque fatte, ma non si può mortificare e calpestare in questa maniera la dignità e la storia professionale di una giornalista che con il suo impegno e il suo lavoro quotidiano ha profondamente segnato la storia della redazione cultura del Tg1». (giornalistitalia.it)
È polemica al Tg1: caporedattore cultura un anno a casa dopo aver lavorato giorno e notte