ROMA – Siamo nel 1800. Nel panorama del mondo giornalistico internazionale, America ed Europa, si fa strada una figura eccezionale. Parliamo di Margaret Fuller Ossoli, la prima corrispondente di guerra in Italia per il New York Tribune di Horace Greeley.
Fuller era una delle prime sostenitrici del femminismo e credeva fermamente nell’importanza di fornire istruzione alle donne. Una volta garantiti alle donne pari diritti educativi – diceva – anche le donne avrebbero potuto spingere per uguali diritti politici. Sosteneva la necessità di superare i ruoli “femminili” stereotipati del tempo, come l’insegnamento. Una volta scrisse: «Se mi chiedi quale ufficio dovrebbero ricoprire le donne, rispondo: Qualsiasi … lascia che siano capitani di mare se vogliono». Il suo libro Woman in the Nineteenth Century è considerato la prima grande opera femminista negli Stati Uniti.
Vissuta nei primi decenni del XIX secolo, divenne la prima redattrice della rivista trascendentalista The Dial nel 1840, anno in cui iniziò la sua carriera di scrittrice. Fu una delle prime donne al mondo a diventare giornalista e critica letteraria, e la prima ad essere assunta ufficialmente in un giornale importante come il “New York Tribune”.
Fu mandata espressamente in Italia dal suo giornale per raccontare le vicende politiche del nostro Paese alla vigilia del 1848 attraversato dai moti rivoluzionari e alla vigilia delle guerre per l’indipendenza del 1846. Sbarcò in Europa come corrispondente estera: visitò l’Inghilterra e la Scozia, poi si trasferì a Parigi e infine in Italia. Dopo aver incontrato in Inghilterra Giuseppe Mazzini, divenne un’ardente sostenitrice del suo movimento. Una donna decisamente anticonvenzionale per i suoi tempi: visse la sua attività di giornalista con grande passione e si dedicò parallelamente alle cause in cui credeva, quella femminista e della solidarietà sociale.
A Roma si innamorò del Marchese Giovanni Angelo Ossoli, (circa dieci anni più giovane di lei) e rimase incinta: per questa ragione nel 1848 la Fuller si ritirò a Rieti, dove in settembre dette alla luce il figlio Angelo Eugenio Filippo Ossoli.
In novembre la Fuller ritornò a Roma e riprese il lavoro, inviando i suoi articoli al Tribune, in cui parlava degli eventi di cui era stata testimone: nel febbraio 1849 era stata proclamata la Repubblica Romana ed il Papa Pio IX era fuggito, Garibaldi aveva amministrato Roma per un mese, poi i francesi avevano attaccato Roma, vi era stata una lotta eroica di resistenza e poi la sconfitta, ad opera dei francesi.
Durante l’assedio di Roma, sotto la direzione di Cristina di Belgioioso, la Fuller collaborò all’assistenza dei feriti presso l’ospedale Fatebenefratelli e poi presso il palazzo del Quirinale, mentre il marito, Ossoli, prendeva parte alla rivolta. Caduta la Repubblica, Margaret Fuller e il marito tornarono a Rieti per riprendere il figlio lasciato a balia. La famiglia decise poi di trasferirsi a Firenze dove la Fuller lavorò intensamente ad un saggio sulla rivoluzione italiana. La situazione economica, però, lasciava a desiderare ed occorreva trovare al più presto un editore per il libro: pensarono che un editore americano avesse potuto garantire loro maggiori profitti. Per questa ragione Margaret decise di recarsi in America insieme al figlio e al marito ma quel viaggio fu loro fatale.
Salparono il 17 maggio a bordo della nave “Elizabeth”, un mercantile americano, che il 19 luglio 1850, intorno alle 3.30, si schiantò contro un banco di sabbia a meno di 100 metri da Fire Island, New York. Margart, il figlio ed il marito non riuscirono a salvarsi.
Ora se passeggiate a Roma per Piazza Barberini, lato Via Sistina, vedrete una targa che ricorda una straordinaria donna, americana amica dell’Italia, che visse per qualche tempo proprio in quel palazzo: Margaret Fuller. (giornalistitalia.it)
Fulvia Sisti