CANNES (Francia) – “Da piccolo a casa mia, pioveva sulle lamiere, chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire degli applausi, e ora apro gli occhi e sento un calore come in famiglia, mi sento a casa. Credo che la mia famiglia sia il cinema e questa sabbia di Cannes, di cui ogni granello è importante. Ringrazio Matteo che si è fidato e ha avuto il coraggio, non so come. Penso che basti questo”.
Emozionato come un bambino, sul palco del 71° Festival di Cannes, accanto alla giurata Khadjia Nin e a Roberto Benigni, che gli hanno consegnato il premio come miglior attore, Marcello Fonte sembra quasi scomparire nello smoking. Rivolto alla platea, quasi incredulo, il protagonista di “Dogman” di Matteo Garrone sorride a tutti, scandisce le parole, sospira e ringrazia il regista “che ha avuto il coraggio di scegliermi”.
Un coraggio, quello del ragazzo di Calabria che ha conosciuto la fatica della brava gente del Sud, ora ripagato dal successo e dal prestigioso riconoscimento arrivato ieri sera: il “Prix d’interprétation mascoline”, assegnato al Festival di Cannes al miglior attore dei film presentati in concorso nella selezione ufficiale.
Nato a Melito Porto Salvo il 7 novembre 1978, Marcello Fonte è cresciuto in una baracca del quartiere Archi di Reggio Calabria, come lui stesso ha raccontato sul palco di Cannes: “Da piccolo mi sentivo solo, non mi sentivo accettato. Sono cresciuto in una baracca in una discarica…”. Infanzia e adolescenza vissute con la grande dignità delle persone oneste e i sogni che, per molti, soltanto il cinema riesce ad alimentare.
All’età di 10 anni impara a suonare il rullante nella banda musicale del paese (esperienza che rielaborerà nel film autobiografico “Asino vola”). Appassionato di recitazione, più avanti, nel 1997, debutta a teatro negli spettacoli della compagnia Arconte in Calabria ed a 21 anni si trasferisce a Roma dietro insistenza del fratello scenografo. Diventa attore quasi per caso con una sostituzione all’ultimo minuto al teatro Forte Apache, dove già lavora come custode. Il debutto nel 2000 con “Apri gli occhi e… sogna” di Rosario Errico. Seguono collaborazioni in ruoli marginali con grandi registi: Scola, Soavi, ma anche Scorsese e Alice Rohrwacher, premiata anche lei ieri sera per la miglior sceneggiatura e che nel 2011 lo dirige in “Corpo Celeste”.
Nel 2015 scrive a quattro mani con Paolo Tripodi e interpreta “Asino vola”, film presentato al Locarno Festival all’interno della sezione Piazza Grande, mentre in tv recita in “Don Matteo” e nella serie “La mafia uccide solo d’estate”, nata dal genio di Pif. Due i film che lo vedono sul grande schermo nel 2018: “Io sono Tempesta” di Daniele Lucchetti e, appunto, “Dogman”, pellicola di Matteo Garrone che gli affida il ruolo del fragile protagonista nel film ispirato alla vicenda del “canaro della Magliana”. E che ieri sera lo ha consacrato tra i grandi del cinema. (giornalistitalia.it)