ROMA – Mannaia sui giornalisti del Gruppo Editoriale Nazionale (Qn, quotidiano.net, Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino). Per intenderci nel gruppo del presidente della Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali), Andrea Riffeser Monti. All’orizzonte 36 prepensionamenti su base volontaria e, dal 1° luglio prossimo, il ricorso alla cassa integrazione non solo per i 256 articoli 1 (per i quali la misura ipotizzata è una riduzione dell’orario di lavoro di 4 giorni al mese), ma anche per i 108 collaboratori fissi e corrispondenti (articoli 2 e 12) che andrebbero addirittura a zero ore per un mese.
Ma come farà il giornale a garantire i servizi senza corrispondenti e collaboratori? Nel caso di ricorso a collaboratori esterni si configurerebbe, infatti, una violazione di legge. Da ricordare, inoltre, che il 14 aprile scorso il Coordinamento dei Comitati di redazione del Gruppo Editoriale Nazionale aveva lanciato l’allarme contestando la decisione di direzione e azienda di aprire, dal 22 aprile, sui siti internet del Carlino e su Quotidiano.net dei portali di informazione dedicati alle città di Verona, Padova, Venezia, Roma, Napoli e Bari, interamente confezionati in autonomia (scelta e gerarchia delle notizie, inserimento nel sistema editoriale e titolazione), da un server esterno, con la quale è stato firmato un accordo di collaborazione.
Secondo l’azienda queste nuove pubblicazioni hanno l’obiettivo di raccogliere pubblicità in nuovi territori, ma il Coordinamento dei Cdr, contestando la decisione, aveva denunciato che «va nella direzione di “appaltare all’esterno”, pagandolo, lavoro che potrebbe avere l’apporto di giornalisti del Gruppo, giornalisti ai quali invece vengono solo chiesti tagli di organico e di stipendio, nonché sacrifici allargati anche agli articoli 2 e 12».
Sulla questione interviene anche il segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo, secondo il quale «nell’accordo che si sta prefigurando tra Editoriale Nazionale e Cdr delle testate Qn (Giorno, Nazione, Resto del Carlino) spunta una novità assoluta per il mondo dell’editoria. Si intende applicare la cassa integrazione a zero ore anche agli articoli 2 e 12».
«Queste figure contrattuali – ricorda Pappagallo – erano di solito tenute fuori dagli accordi di cassa integrazione anche perché non hanno un orario di lavoro comprimibile con la cassa. Questa novità colpisce 108 colleghi, inclusi giornalisti della sede di Roma».
«In attesa di verificare come sarà organizzato il lavoro delle redazioni con 108 colleghi in cassa a zero ore – afferma il segretario di Stampa Romana – sappiamo con certezza che sarà un ulteriore peso sulle casse in sostanziale fallimento dell’Inpgi. Una ulteriore prova del caos del mercato del lavoro giornalistico e di una deriva che non conosce tregua provocata da editori che non esitano a spremere l’istituto di previdenza, già esangue per stati di crisi e prepensionamenti, fino all’ultima goccia». (giornalistitalia.it)
Pessima notizia. Ma per quanto riguarda gli articoli 2 e 12, quelli della Gazzetta del Mezzogiorno sono in cassa integrazione a zero ore dal giugno 2020, per decisione degli allora amministratori giudiziari (misura mai revocata dal gruppo Ladisa, che detiene attualmente in gestione la testata). Non di un solo mese ma ormai di un anno, e finalizzata al licenziamento…