ROMA – La pioggia di candidature all’Oscar per il film di David Fincher “Mank”, grande favorito per la notte del 25 aprile, hanno riacceso i riflettori sul co-protagonista della storia narrata in questo raffinato pseudo-documentario con Gary Oldman nella parte del protagonista, lo sceneggiatore Herman J. Mankiewicz.
Si tratta di una contro-storia (parte documentata e parte ipotizzata) della gestazione del film più famoso nella storia del cinema: “Citizen Kane”, ovvero “Quarto potere”, con cui esordì nel 1941 Orson Welles. Fu vera gloria la sua o, come insinua Fincher, molti meriti sarebbero dello sceneggiatore, il geniale e alcolizzato fratello di Joseph Mankiewicz.
Sta di fatto che Welles ne uscì consacrato come il nuovo genio di Hollywood, nonostante il boicottaggio al film tentato dal miliardario Randolph Hearst che si riconosceva nell’impietoso ritratto di Charles Foster Kane.
In “Mank” l’attore che interpreta Welles (Tom Burke) ne disegna un ritratto feroce: egotista, risoluto a non riconoscere alcun merito al suo ispiratore Mankiewicz, è costretto solo alla fine a mettere il suo nome nei titoli di testa e a dividere la gloria dell’Oscar che premierà “Quarto potere”.
La storia del film si conclude qui, ma quella, tormentata e leggendaria, di Welles prosegue un anno dopo con il capolavoro incompiuto “L’orgoglio degli Amberson” e proprio quest’altra vicenda riaccende adesso la fantasia dei cinefili. È di qualche giorno fa la conferma che Turner Classic Movies conferma la pre-produzione di un documentario dal titolo promettente, “The Search for the lost print”, che ruota intorno a questo film.
Lo firmerà il giornalista-regista Joshua Grossberg (già vincitore di un premio Emmy per un lavoro sui sopravvissuti dell’urgano Katrina), sarà girato in autunno in Brasile e ne è prevista la prima televisiva nel luglio 2022 in occasione dell’80° compleanno de “L’orgoglio degli Amberson”.
Di che si tratta? Gli storici del cinema sanno bene che quando Welles presentò ai produttori dell’Rko il suo montaggio finale del film, nel 1942, questi lo respinsero perché troppo lungo, intellettuale e segnato da un finale tragico che mal si addiceva alle attese del pubblico.
Il presidente dello Studio, George Shaefer, venne licenziato perché aveva preso le parti del regista, il protagonista Joseph Cotten fu costretto a cercare senza successo una mediazione con Welles (di cui era fraterno amico), al montatore Robert Wise fu chiesto di tagliare quasi un’ora di film (43 minuti), storpiando per sempre l’idea originale e cambiando il finale. Nonostante un’aspra battaglia legale Welles venne sconfitto ma, una volta distribuito,
«L’orgoglio degli Amberson” si rivelò un insuccesso. Nel frattempo il regista era partito per il Brasile (dove avrebbe girato il documentario “It’s All True”) e qui riceveva i materiali che di volta in volta il montatore Wise gli proponeva.
Ufficialmente quei 43 minuti, rimossi per sempre dalla produzione, sarebbero stati mandati al macero per ricavare il prezioso nitrato d’argento della pellicola, utile in tempo di guerra. Ma, sostiene da tempo Joshua Grossberg, ci sono testimoni che dicono di aver visto il film in Brasile dove – secondo lui – potrebbe esistere una versione completa come la voleva Welles. Magari non negli studi Cinedia a Rio De Janeiro dove lavorava Welles, ma presso qualche collezionista privato che avrebbe recuperato i materiali.
«Sono prudentemente ottimista – dichiara Grossberg – ed è comunque l’ultima e la migliore occasione per una scoperta che cambierebbe la storia del cinema». In Brasile “L’orgoglio degli Amberson” era noto come “Soberba” e questo fatto ne avrebbe fatto perdere le tracce. «La scommessa – dice ancora Grossberg – è di rintracciare i possibili collezionisti o i loro eredi. È possibile che siano in possesso di quelle bobine e non ne conoscano il valore».
Fin qui le poche certezze perché il tutto assomiglia più alla ricerca del Sacro Graal che a una possibilità concreta. Ma è ragionevole che proprio la “magnifica ossessione” che ha contagiato il regista (progettava di giraregià lo scorso anno, poi è stato fermato dalla pandemia) abbia colpito i produttori di Turner: andasse tutto male, avrebbero tra le mani a luglio 2022, un affascinante “mockumentary” su un sogno impossibile, corredato dalle foto delle sequenze tagliate, da testimonianze in una ricerca da “Isola del tesoro”. (ansa)