ROMA – Nell’ottobre 1989, quando è caduto il Muro di Berlino, ce n’erano altre 16 di queste barriere tra popoli nel mondo, oggi sono 63. Segno che anziché andare avanti si è andati a ritroso. E allora occorre che si ridia fiato alle “riconnessioni” tra popoli, anche grazie ai racconti da parte dei servizi pubblici radiotelevisivi europei, che rappresentano “i migliori antidoti ai muri”. Lo ha detto la presidente della Rai, Monica Maggioni, aprendo i lavori di “Reconnecting Europeans, the role of public service media”, nella Sala degli Arazzi di viale Mazzini, in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma e del 30° anniversario del lancio del Programma Erasmus.
L’incontro ha visto la partecipazione di diversi esponenti delle istituzioni Ue, studiosi, docenti universitari, dirigenti di servizi pubblici europei e dell’Ebe, l’Unione europea dei broadcaster pubblici, oltre che del sottosegretario agli Affari esteri Sandro Gozi e un intervento video di Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri.
Un incontro che Maggioni ha definito “indispensabile, perché idealmente siamo nella scia di quello che sarà un mese di occasioni per discutere del senso di Europa e di cosa potremmo fare per l’Europa tutti insieme. Un mese in cui forse potremo decidere anche nel nostro racconto quotidiano, nelle nostre scalette dei tg e nei nostri programmi di bilanciare le urla contro l’Europa con il racconto dell’Europa, e sarebbe un buon modo di questo stare insieme da 60 anni”.
Per la presidente della Rai “conviene l’Europa, siamo più vicini, ci sono più opportunità, è un’Europa che ha dato opportunità. Non è certo tutto perfetto, specie se i ragazzi di «Generation What» ci dicono che il 90% di loro ha una grandissima sfiducia nelle istituzioni”. Però più di un terzo di questi ragazzi dice che vogliono aprire ancor più le frontiere. Maggioni ha anche sottolineato che c’è anche una responsabilità dei media se esiste distanza tra politica, istituzioni e cittadini, “media percepiti come quelli dall’altra parte della barricata. Su questa distanza dobbiamo decidere di agire tutti insieme, per questo “rimettiamoli e rimettiamoci insieme”.
I luoghi dell’aggregazione, del consenso e del pensiero non sono più quelli tradizionali, e noi media abbiamo il dovere di andare lì dove l’aggregazione si sta formando, abbiamo gli strumenti per farlo, facciamolo tutti insieme, c’è questo senso di urgenza su cui lavorare e lavoriamo come Rai e come Ebu”. (agi)