ROMA – L’Unità sospende le sue pubblicazioni nella sostanziale inerzia e afasia di quanti – azionisti e politica – ritengono evidentemente fisiologico che il quotidiano fondato da Antonio Gramsci e una parte significativa di storia del giornalismo e della cultura italiane, possano serenamente essere sepolte all’esito di una gestione sciagurata.
La voce di un giornale che si spegne è sempre una pessima notizia. Per la qualità di una democrazia, per la ricchezza del dibattito pubblico, per il diritto dell’opinione pubblica ad essere informata.
La Redazione di Repubblica è solidale con i giornalisti, i poligrafici, il personale amministrativo che, negli ultimi tre mesi, non hanno percepito gli stipendi e che, da oggi, saranno messi in cassa integrazione a zero ore. E si impegna ad essergli vicina negli sforzi che intraprenderanno di qui in avanti. Nella speranza e nella convinzione che il 31 luglio 2014 non debba essere l’epitaffio di una storia di libertà e giornalismo cominciata il 12 febbraio del 1924. Perché, come strillava la sua ultima prima pagina, “L’Unità è viva”.
Il Cdr di Repubblica