ROMA – Una nuova giornata di sciopero (la quarta nel mese) martedì 27 maggio, lo sciopero delle firme, già in corso da 9 giorni, che continuerà almeno fino al 5 giugno, giorno della nuova assemblea dei soci, e un nuovo evento entro fine mese “perché con maggio finisce il nostro contratto di solidarietà attuale e noi ci ritroveremo in mare aperto, l’azienda avrà mano libera”.
Sono fra le nuove iniziative di lotta, volte ad avere risposte certe sul futuro del giornale, annunciate dal cdr del quotidiano fondato da Antonio Gramsci nella conferenza stampa di ieri “L’Unità non si spegne” alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana. “A febbraio abbiamo festeggiato i nostri 90 anni, non vogliamo che il compleanno si trasformi in un funerale”, ha sottolineato Bianca di Giovanni, membro del comitato di redazione, che ha anche ricordato insieme a Simone Collini e Umberto de Giovannangeli i fatti delle ultime settimane.
“Ad aprile ci è arrivata la notizia di una possibile liquidazione della nostra società editrice, la Nie, ma ci hanno detto che il giornale avrebbe probabilmente continuato la pubblicazione con un’altra società. Quando, però, abbiamo chiesto chiarimenti non c’è stata risposta.
Dal Pd – ha spiegato – ci dicono solo che si sta lavorando. Non abbiamo preso lo stipendio di aprile e non ci sono segnali per quello di maggio. Noi giornalisti con i poligrafici continuiamo comunque a lavorare per senso di responsabilità. La decisione sul quotidiano, annunciata da tempo, è già stata rimandata due volte e non capiamo perché:temiamo che da una liquidazione concordata con i lavoratori si passi a qualcosa di ingestibile”.
Da anni, ha aggiunto, “assistiamo a una dismissione sotterranea del giornale”. L’azienda “non è riuscita a mettere in atto nulla tranne i tagli. I collaboratori non vengono pagati da circa un anno, le cronache locali di Firenze e Bologna non escono più, i giornalisti hanno visto costantemente diminuire il loro stipendio”.
Giornalisti e lavoratori chiedono “un piano di rilancio. Non ci siamo mai sottratti a sacrifici che sappiamo di dover fare”. Giovanni Rossi, presidente della Fnsi, chiede che “l’azienda si assuma le sue responsabilità senza ulteriori rinvii, che onori i suoi impegni, primo dei quali le spettanze di dipendenti e collaboratori, e presenti un progetto per il giornale. C’è anche l’urgenza di individuare gli strumenti per intervenire. Il tutto deve avvenire senza passaggi traumatici nella gestione del personale, con iniziative unilaterali. Se non sarà seguita questa linea si andrà a uno scontro”.
Per Paolo Butturini, segretario dell’Associazione Stampa Romana, “quella dell’Unità dovrebbe diventare una vertenza nazionale. Attraverso la richiesta di finanziamenti pubblici mirati, dovrebbe diventare una battaglia per il pluralismo, per salvare l’informazione democratica in questo paese. C’è poi una responsabilità del Partito democratico, dato che la storia del giornale sta dentro il partito. Bisogna avere il coraggio di dire se questa storia la vogliamo salvare o no. Io ancora non l’ho sentito, voglio una posizione ufficiale”.
Una risposta a distanza arriva da Stefano Fassina (Pd) che ha assistito alla conferenza stampa dalla platea: “Credo che per il Pd sia fondamentale il rilancio dell’Unità: non è solo una parte della nostra storia, ma anche il lievito per una comunità democratica, critica e libera in un panorama mediatico che ne ha necessità”.
Intanto l’Unità, “che sta raccogliendo adesioni e consensi alla sua battaglia anche sui social network (su twitter l’hashtag è #iostoconlunità), ha in programma nuove iniziative per il rilancio: il 3 giugno uscirà un supplemento di 96 pagine su Enrico Berlinguer e l’11 giugno il libro In auto con Berlinguer, scritto dall’autista del leader del Pci. (Ansa).
Con maggio finisce il contratto di solidarietà e l’azienda avrà mano libera”