ROMA – “Da giorni si attende l’annuncio, da parte del gruppo Veneziani, del nome del direttore che dovrà guidare la nuova Unità. Purtroppo finora si è atteso invano. Oggi non c’è più tempo da perdere: i lavoratori hanno diritto a conoscere quanto prima il loro destino, dopo lunghi mesi di sacrifici”. Il Comitato di redazione de “l’Unità” denuncia, infatti, il “vuoto pericoloso tornato ad avvolgere una vicenda ancora molto dolorosa, che ha pesato soprattutto sulle spalle dei lavoratori”.
“Solo grazie al senso di responsabilità della redazione – che ha votato a stragrande maggioranza l’intesa siglata dal Cdr – il quotidiano potrà tornare in edicola, riducendo la perdita di posti di lavoro e di valore economico che il suo fallimento avrebbe procurato. Va soprattutto a loro, a giornalisti e poligrafici, il merito – sottolinea il Cdr – di aver rinunciato a difendere posizioni acquisite per fare quello che ormai tutti gli esperti indicano come l’unica strada per uscire dalla crisi: creare e difendere il lavoro”. L’accordo, ricordiamo, prevede la riassunzione di 25 giornalisti su 57: 10 articoli 1 a Roma e 6 a Milano e 9 articoli 2, oltre 4 poligrafici.
Il Comitato di redazione dice di essere consapevole che “non tutti i giornalisti rientreranno subito nel nuovo giornale, ma sappiamo anche che proprio grazie all’accordo nei prossimi 18 mesi, se il progetto avrà successo, altri colleghi potranno sperare in un’assunzione. Non è poco in un momento in cui si contano solo espulsioni in un settore attraversato da una crisi strutturale irreversibile. Il sì della redazione è stato un grande gesto di solidarietà e di responsabilità, vissuto in perfetta solitudine anche rispetto a quelle aree che considerano la testata de l’Unità come parte del loro codice genetico”.
“Oggi tuttavia – denuncia il Cdr – manca a quell’intesa il capitolo «gemello» a quello economico, da affrontare quanto prima con il nuovo direttore: ovvero il piano editoriale, la pianta organica, i criteri di selezione dei giornalisti. Questi nodi restano ancora insoluti per le lungaggini inspiegabili e inammissibili della nuova compagine societaria”.
Il Comitato di redazione de “l’Unità” ricorda che in aprile i lavoratori “celebreranno” un anno senza un vero stipendio. “È urgente – ammoniscono – che l’emergenza economica di un’ottantina di famiglie trovi soluzione al più presto, con la riapertura e con l’avvio della liquidazione. Di questo si deve far carico un’azienda seria, che come tutte le imprese, ha anche doveri sociali”.
“Parliamo di vuoto pericoloso – spiega il Cdr – perché già vediamo volteggiare nell’aria i soliti (ci siamo abituati all’Unità) avvoltoi, che preferiscono vedere cadaveri marcescenti piuttosto che organismi viventi. Dimenticando troppo facilmente (e colpevolmente, parlando al mondo della sinistra) che con i cadaveri si nega un futuro dignitoso a decine di famiglie e si nega un giornale a migliaia di lettori. A tutti è consentito esprimere opinioni, quello che tuttavia non accettiamo è che chiunque possa arrogarsi il diritto di tirare dalla propria parte il nome di Antonio Gramsci. Un nome altissimo, che purtroppo è stato già ampiamente strumentalizzato e svilito da chi non ha saputo gestire il «suo» giornale, chi ha utilizzato solo per scopi personali una testata storica, chi, nonostante il sacrosanto contributo pubblico – necessario in un mondo in cui il mercato della pubblicità è sregolato a vantaggio di pochi oligarchi – è arrivato a un passo dal fallimento”.
I giornalisti de “l’Unità” tornano a chiedere “risposte immediate e serie per tutti quei colleghi che in questi mesi sono stati chiamati a pagare di tasca loro le condanne per le cause di diffamazione perse dalla società in liquidazione. Una richiesta che abbiamo fatto in tutte le sedi, formali e informali, e che grazie all’iniziativa del Cdr è arrivata anche nelle stanze del ministro della Giustizia. Sappiamo che non ci sono strumenti tecnici per risolvere questi casi, e forse questo non ci ha consentito finora di arrivare a risultati. A questo punto si impone un intervento della politica, se davvero a sinistra esiste ancora un valore che si chiama solidarietà. Sono molti, nel Pd, ad aver trovato nell’Unità anche la loro casa, la loro famiglia. Oggi è il momento di dimostrarlo non a parole, ma con i fatti”.
Il via libera alla riapertura de “l’Unità” è stato dato, martedì scorso, dal Tribunale ed a rendere nota la notizia è stato il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, twittando “Anche questa è #lavoltabuona”. “Siamo molto soddisfatti – ha detto Bonifazi – perché dopo un cammino faticoso e complesso è arrivato il via libera del Tribunale per farla ripartire. Una buona notizia”.
“È sempre stata una priorità – aggiunge Bonifazi – di questa segreteria del Pd, fin dal suo primo giorno. Abbiamo lavorato per questo e ringraziamo chi ha voluto scommettere sulla rinascita dell’Unità e le lavoratrici e i lavoratori del giornale che hanno proposto l’accordo sindacale sottoscritto da tutti. Ora al lavoro per concretizzare questo obiettivo”.
Dopo il via libera del Tribunale, il Cdr suona la sveglia: da un anno senza stipendio