ROMA – Da mercoledì 17 l’Unità non sarà in edicola. Il Cdr ha proclamato uno sciopero da domani a oltranza per comportamento antisindacale dell’azienda, con contestuale avvio dell’azione legale a tutela della redazione davanti al giudice del lavoro. Le due iniziative sono state annunciate nel corso di una conferenza stampa tenuta, oggi a Roma, nella sede della Federazione Nazionale della Stampa, alla presenza del segretario generale Raffaele Lorusso e del legale della Fnsi, Bruno Del Vecchio, oltre all’Asr, al Cdr ed ai giornalisti del quotidiano fondato da Antonio Gramsci.
“Lo scopo di questo incontro – ha esordito il segretario generale Raffaele Lorusso – è quello di richiamare l’attenzione dei colleghi e dell’opinione pubblica su quello che sta accadendo a l’Unità. Qualche mese fa, come denunciato dal Cdr, l’amministratore delegato aveva risposto ad una sollecitazione del Comitato di redazione con la frase: “Quando la scure si abbatterà su di voi, la morte avrà la mia faccia”.
Un paio di settimane fa, alla richiesta dei colleghi di sapere quando sarebbe stato corrisposto lo stipendio, la risposta è stata: “Quando convincerete le vostre colleghe a ritirare le azioni di pignoramento”. Questo si chiama ricatto. A l’Unità si è superata ogni misura. Per questo abbiamo dato mandato ai legali di procedere per comportamento antisindacale. Un’iniziativa che serve a ristabilire delle corrette relazioni industriali tra azienda, dipendenti e rappresentanza sindacale”.
I giornalisti del Cdr hanno denunciato i 15 giorni di tentativi di parlare con l’azienda per chiedere il pagamento degli stipendi arretrati, la spada di Damocle di 20 licenziamenti (su 28 dipendenti) che pende da mesi sulle teste dei redattori, l’assenza di un piano industriale ed editoriale.
All’azienda abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere risposte. Se non arriveranno, per la prima nella storia del giornale, daremo vita ad uno sciopero ad oltranza”, ha spiegato il Comitato di redazione.
“I comportamenti tenuti dall’azienda – ha rilevato l’avvocato della Fnsi, Bruno Del Vecchio – configurano quello che nello Statuto dei lavoratori è definito come “antisindacale”. Ma oltre questo c’è da considerare un aspetto più generale che riguarda il rispetto delle regole. Le regole esistono, esiste il contratto di lavoro e questo prevedere chiare prerogative in capo al Cdr. In questo caso è palese la violazione di queste regole da parte dell’azienda. Andremo davanti al giudice per riaffermare il rispetto delle regole”.
Oltre all’azione legale e allo sciopero ad oltranza, il Cdr ha quindi indicato le prossime iniziative che i giornalisti de l’Unità intendono intraprendere: “Chiederemo un incontro urgente ai presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, coinvolgeremo Cgil, Cisl e Uil, chiederemo al ministro Lotti di intervenire. Stiamo lottando per il nostro giornale, ma anche per tutti i giornalisti e per difendere un principio fondamentale del diritto del lavoro. Ci mobilitiamo perché il caso l’Unità non si trasformi in un pericoloso precedente”.
Solidarietà ai colleghi è stata espressa anche dalla segretaria dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Silvia Resta. La vicenda dei colleghi dell’Unità sarà portata all’attenzione dei colleghi anche nel corso del presidio di mobilitazione che la Fnsi ha indetto per mercoledì 24 maggio. «La prima di una serie di iniziative – ha spiegato il segretario Lorusso – con le quali chiediamo a governo e parlamento di aprire tavoli di confronto sui temi del lavoro giornalistico, dalla buona occupazione alla lotta al precariato al fenomeno delle querele temerarie. Tutti argomenti rispetto ai quali le istituzioni hanno manifestato aperture, ma non hanno ancora fatto nulla di concreto, con il rischio di trasformare la riforma del settore avviata lo scorso ottobre in un’occasione perduta».
Il 24 maggio, dunque, la Fnsi sarà in piazza «per dar voce a tutti i colleghi che vivono situazioni difficili e perché i diritti conquistati dai lavoratori nei decenni passati non vangano cancellati per decreto, da un giorno all’altro», ha concluso Lorusso. (giornalistitalia.it)
La replica della Piesse: “Renzi scriva sull’Unità piuttosto che sul Foglio”
ROMA – “C’è stata piena condivisione della delicata situazione del giornale ed allo stesso tempo degli strumenti da mettere in campo per salvaguardare i posti di lavoro dei giornalisti, all’interno della necessaria opera di ristrutturazione che il giornale si appresta a varare e che consentirà di riorganizzare e rilanciare il prodotto editoriale”. L’editrice l’Unità replica, così, alle iniziative legali e di lotta annunciate dai giornalisti, dal Cdr e dalla Fnsi, ricordando che “nei giorni scorsi si è tenuto a Milano un incontro tra il direttore de l’Unità Marco Bucciantini e l’amministratore delegato de l’Unità srl Guido Stefanelli.
“Tutto ciò – afferma l’editore – nella comune consapevolezza che il taglio dei posti di lavoro dovrà costituire l’extrema ratio, ma che al contempo la società deve trovare un sostenibile equilibrio finanziario per poter guardare al futuro con rinnovato slancio”.
La Piesse sostiene che “le recenti primarie del Partito democratico hanno fatto registrare un’altissima affluenza, di poco sotto i 2 milioni, che dimostra come sia ampio il novero dei simpatizzanti del Pd e come potrebbe essere ampio il bacino dei lettori del quotidiano. Per tale motivo, cercheremo di rinnovare il prodotto, di potenziare la campagna pubblicitaria e di abbonamento”.
La Piesse invita, quindi, “il neo Segretario Matteo Renzi in redazione, auspicando che trovi un po’ di tempo per qualche approfondimento politico sulle colonne de l’Unità che, rispetto a quelle del Foglio, sono sicuramente più ascoltate nella comunità del suo partito. Sia l’editore Stefanelli che il direttore Bucciantini hanno condiviso che la ripartenza sarà faticosa ma che se l’Unità riuscirà a raccontare la parte in ombra del Paese, a partire dalle difficoltà che riguardano milioni di cittadini, così come le eccellenze italiane (dalla sanità ai settori industriali più avanzati, alla stessa pubblica amministrazione), saremo tutti orgogliosi di aver dato una magari piccola, ma autorevole voce, a quell’Italia seria e laboriosa su cui deve puntare il Paese”. (giornalistitalia.it)