Dono del pittore Giuseppe Afrune e del condirettore di Famiglia Cristiana allo Spallanzani

Luciano Regolo e la Madonna dei mandarini

La “Madonna dei mandarini” affissa nella cappella dello Spallanzani: tra gli altri, il giornalista Luciano Regolo (il secondo da destra) e, al suo fianco, il pittore Giuseppe Afrune

ROMA – Mentre la pandemia da coronavirus sembra voler rafforzare di nuovo la presa, l’Istituto Spallanzani di Roma – in prima linea nella lotta al Covid-19 – da ieri può contare, oltre che sull’eccellenza dei propri medici e infermieri, anche sulla protezione e il conforto della Madonna dei mandarini.
Il pittore Giuseppe Afrune, noto per i ritratti di Giovanni Paolo II, e il condirettore di Famiglia Cristiana e Maria con te Luciano Regolo hanno, infatti, consegnato al cappellano dell’ospedale il dipinto che ritrae la Vergine Maria così come viene cantata nelle poesie del napoletano Ferdinando Russo. A benedire l’opera, il vescovo ausiliare di Roma, monsignor Paolo Ricciardi.
Ispirato dalle interviste che il professor Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani, ha rilasciato ai due periodici Paolini, il quadro raffigura, appunto, la Madonna “ritratta” nella “meravigliosa poesia” di Russo che lo stesso Vaia ha nel cuore da 20 anni.
Quella di Ferdinando Russo, giornalista, scrittore, autore di canzoni, vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, è «una poesia – racconta il direttore dello Spallanzani a Famiglia Cristiana – tutta incentrata sul ruolo della Madonna come madre e come persona che ti accompagna sempre nel percorso della vita sia quando le cose vanno bene che quando le cose, come nella circostanza descritta dal poeta, vanno male».
Ma perché Madonna dei mandarini? È ancora Vaia a raccontarlo alla redazione di Luciano Regolo, partendo da «un piccolo angelo, messo in castigo da Dio perché non ha fatto quel che doveva». Ecco che «La Madonna, a notte fonda, quando tutti dormono, va di nascosto a consolarlo portandogli i mandarini. Perché è una madre che non può lasciare soli i suoi figli anche quando hanno commesso qualcosa che Dio stenta a perdonare».
A rendere trasparente la volontà e la speranza di Afrune è la dedica che l’artista ha impresso sul retro del quadro: “Ho pregato tanto Maria madre celeste perché questo mio lavoro contribuisca a rendere conforto agli ammalati dello Spallanzani proiettando su ciascuno di essi la sua tenera carezza che sempre rinfresca la nostra anima nelle ore di arsura”. (giornalistitalia.it)

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