ROMA – Lucia Visca è stata una delle prime persone ad arrivare, alle sette del mattino del 2 novembre 1975, sul luogo del delitto di Pier Paolo Pasolini. Quarant’anni dopo, la giornalista romana – una lunga carriera trascorsa in diversi quotidiani del Gruppo Espresso, dopo gli inizi a Paese Sera – ripercorre gli attimi, le azioni, le emozioni, i particolari che seguirono alla telefonata mattutina, quel 2 novembre del ’75, della sua redazione: “Abbiamo un morto all’Idroscalo. Interessa?”. E lo fa in un libro, “Pier Paolo Pasolini, una morte violenta”, edito da Castelvecchi (125 pagine, 14,50 euro), in cui i racconti, sapientemente orchestrati, passo dopo passo, sono costellati di immagini altrettanto preziose.
Ci sono le foto del ritrovamento del cadavere. Ci sono le prime pagine dei giornali del giorno dopo, da Il Messaggero, a Oggi e, naturalmente, Paese Sera. Ci sono i ritratti in carboncino e matita realizzati per la rubrica “Spettegolante” di Berenice, alias Jolena Baldini, su Paese Sera.
Ovviamente e “per fortuna – scrive Gianni Borgna nella prefazione al volume – la cronista non si tira indietro. La sua testimonianza sarà determinante, alla luce di ciò che avvenne in seguito, per ricostruire alcuni dettagli fondamentali della circostanziata perizia di parte del professor Faustino Durante, con la quale si chiarì in modo definitivo che il poeta morì in un agguato tesogli da più persone”.
Negli anni, il giornalismo ha dato un nome agli autori materiali del massacro, ma non ai mandanti, mentre le sentenze si sono succedute senza lasciare risposte. Lucia Visca, oggi, esamina con rigore i più recenti sviluppi del caso e ricostruisce minuziosamente le prime ore dopo il delitto. Alla ricerca di quelle risposte – “ancora le sto aspettando. Quelle che arrivano fanno pensare a un desolante gioco dell’oca”, scrive la giornalista – che, processo dopo processo, rivelazione dopo rivelazione, latitano in maniera desolante, lasciando aperta una ferita nella storia italiana.
Ecco che, allora, “i racconti di Lucia Visca – si legge nella prefazione di Borgna – sono le istantanee più nitide che ci restano di una scena del delitto gestita dalle forze dell’ordine con un’incuria ed una leggerezza che hanno dell’incredibile”.
Per la verità “tutta la vita di Pasolini – sottolinea Guido Calvi, autore dell’introduzione al volume – ci appare quale un unico e ininterrotto processo accompagnato da una lunga serie di violenze e aggressioni. Molte di queste accuse sfioravano il grottesco, il paradossale. Lo hanno ucciso durante tutta la sua vita”.
Un libro che riesce a farsi leggere tutto d’un fiato: meticoloso, intrigante e, soprattutto, scritto bene. Una vera inchiesta giornalistica da parte di una giornalista vera.