ROMA – La riforma della Rai, la proposta di legge sulla diffamazione a mezzo stampa e il ddl sulle intercettazioni hanno un minimo comune denominatore. In tutti e tre i casi è, infatti, chiaro il tentativo di introdurre, neanche tanto surrettiziamente, norme che rendano meno libera la stampa, limitino il diritto di cronaca e scoraggino i giornalisti dal compiere il loro dovere, ossia cercare e pubblicare notizie nell’interesse esclusivo dei cittadini ad essere informati.
Il caso della norma bavaglio contenuta nel ddl sulle intercettazioni è soltanto l’ultimo di una lunga serie di episodi che confermano la volontà di buona parte della classe politica, in modo assolutamente trasversale, di regolare i conti con i giornali e con i giornalisti con l’obiettivo di avere una stampa addomesticata è sottomessa al potere. È un tentativo da respingere al mittente.
È, pertanto, auspicabile che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, faccia seguire alle parole i fatti e mantenga l’impegno di cancellare dal ddl sulle intercettazioni la vergogna di un emendamento che umilia la tradizione democratica del nostro Paese, prima ancora dei giornalisti. È, altresì, opportuno che le forze politiche ritrovino la dignità e l’orgoglio per cancellare dalla proposta di riforma Rai e dalla legge sulla diffamazione, approvata alla Camera, tutti quei passaggi che tendono chiaramente a imbrigliare la libera informazione e l’esercizio del diritto di cronaca. La necessità di approvare prima della pausa estiva provvedimenti fondamentali per la vita democratica del Paese non può trasformarsi in una sorta di riformismo alle vongole.
Raffaele Lorusso
Segretario generale Fnsi