A GUARDA (Spagna) – Lorenzo e Angelo attraversano il Minho, lasciano il Portogallo ed entrano in Spagna. Anche se, sul cartello di benvenuto, sta scritto: “Galizia”. Qui il federalismo è una cosa seria, e le regioni rivendicano un’autonomia davvero speciale. Nelle piazze è più facile trovare i drappi bianco-azzurro di Santiago piuttosto che le bandiere rosse e gialle di Madrid.
Adesso, il confine rappresenta soltanto un riferimento geografico. Tra la regione del “Norte” portoghese e la Galizia non c’è soluzione di continuità.
Paesaggi simili, cucina analoga con il baccalà a farla da padrone e linguaggi compatibili. La lingua galiziana, per cadenza e per grammatica, è un portoghese appena corrotto dallo spagnolo. Unica differenza, per gli stranieri, è che in Portogallo è meglio parlare inglese, anche se la gente lo capisce poco e si esprime peggio. Però, lo spagnolo che, pure padroneggerebbero meglio, li fa sentire di serie B e li mette di cattivo umore. In Galizia questo problema non esiste.
La frontiera disegnata dal Rio Minho è in realtà un ponte che unisce due comunità.
Non è stato sempre così. Per qualche secolo, dal 1400 in avanti, i confini sono stati contesi. Lo testimoniano i resti delle fortezze che, a destra e a sinistra del fiume, presidiavano i territori di Spagna e Portogallo. Hanno persino sfrattato i monaci domenicani che abitavano un convento costruito su un isolotto. Volevano fortificare le strutture per metterci un presidio militare.
Lorenzo e Angelo sono a tre quarti del cammino. Sono partiti da Cabo da Rocha (Lisbona) marciando verso nord. Il cammino portoghese ha proposto una deviazione per raggiungere Fatima. Lorenzo e Angelo ci sono andati per portarci la bandiera del Venerdì Santo di Romagnano Sesia.
A Oporto, il percorso ha offerto un’alternativa. Si poteva prendere il sentiero “central” che punta dritto a settentrione. Oppure deviare verso l’oceano seguendo l’itinerario “de la costa” che, rispetto all’altro, disegna una specie di parentesi graffa. È più lungo di una settantina di chilometri, ma Lorenzo ed Angelo potevano scegliere la via più breve?
Il cammino ha riservato loro scoperte piacevoli. I portoghesi sono dinamici, volenterosi e intraprendenti. In questi anni, stanno vivendo un piccolo boom economico. La cartina di tornasole viene dalla vitalità del mondo del l’edilizia. I muratori sono al lavoro dappertutto e ovunque si costruisce.
Ogni piccola comunità è in grado di valorizzare le proprie eccellenze. Águeda ha tappezzato il cielo di ombrelli per pubblicizzare la sua rassegna cinematografica. Sao João de Madeira, ai balconi, ha appeso i cappelli per promuovere la sua industria manifatturiera. Caminha si è trasformata in un villaggio medievale con cavalieri e alabardieri per ricordare le sue origini monastiche. Per arrivare a Santiago de Compostela, a Lorenzo e Angelo mancano “solo” 165 chilometri. Forza, ragazzi! Giornalisti Italia aspetta il prossimo reportage. (giornalistitalia.it)