OPORTO (Portogallo) – Certo, dopo giorni di cammino per sentieri, tra boschi e sterpaglie, l’arrivo di Lorenzo Del Boca e Angelo Moia a Oporto equivale all’ingresso in un altro mondo.
La città è presa d’assalto da decine di migliaia di turisti. Per strada, senti parlare tutte le lingue. La gente fa la coda per farsi fotografare davanti alla cattedrale o di fronte al palazzo del municipio.
I cuochi sfornano tonnellate di “francesinha”, che è un pasticcio di carne, salame, formaggio fuso con un uovo sopra. Sembra che non sia possibile passare da Oporto senza farselo servire.
I visitatori affollano le cantine dove maturano i vini portoghesi. S’incuriosiscono della libreria “Lello”, giudicata la migliore del mondo, dove hanno girato alcune scene del film “Harry Potter”. E si innamorano delle gesta di Enrico “il navigatore”, lanciato alla conquista di Ceuta. A Lorenzo, Oporto, ricorda un capitolo del risorgimento.
Alla fine della prima guerra d’indipendenza, con la sconfitta di Novara (marzo 1849) Carlo Alberto di Savoia scelse di abdicare per salvare il regno. Gli successe Vittorio Emanuele II e lui, con un passaporto intestato al conte di Barge, prese la via dell’esilio. Per arrivare ad Oporto impiegò quasi un mese. Qualcuno sostiene che voleva imbarcarsi per le Americhe e che abbia dovuto rinunciare per le sue cattive condizioni di salute.
Carlo Alberto di Savoia soggiornò alcune settimane all’Hotel “do Peixe” poi si trasferì in una villetta – vista Oceano – in rua “Entre Quintas”. Ordinò che i familiari non andassero a visitarlo. Mantenne contatti frequenti solo con la contessa Di Robilant. Le cronache informarono che morì il 28 luglio 1849. Per la precisione: alle 15,30. Fanno 170 anni esatti.
Di tutti questi luoghi non esiste più nulla, inghiottiti dal quartiere Ribeira, più volte rimodellato e ricostruito anche urbanisticamente.
Per tastare il clima dell’Ottocento, a Lorenzo ed Angelo non resta che il Cafè Majestic in rua Santa Catarina. Ci vogliono cinque euro solo per sedersi al Tavolo ma – vivaddio – tra boiserie intatte da duecento anni. (giornalistitalia.it)