ROMA – La marcia su Roma dei fascisti cent’anni dopo. In occasione di una data così tonda, il settimanale Panorama e il quotidiano La Verità propongono una pubblicazione che racconta di come Mussolini conquistò il potere.
Il volumetto (128 pagine, 7.90 euro) è stato affidato alla penna di Lorenzo Del Boca che, di Panorama, è la firma per gli articoli di divulgazione storica. Il direttore del settimanale e del quotidiano Maurizio Belpietro ha scritto la prefazione.
Il libro sulla “marcia su Roma” – per l’intero mese di ottobre – viene venduto in edicola in abbinamento facoltativo con la rivista o il giornale. L’argomento ha valore storico, ma non è estraneo a valutazioni politiche. In questa campagna elettorale e a elezioni concluse la parola “fascismo” è comparsa direttamente o indirettamente in quasi tutti i comizi, nei dibattiti televisivi, nei commenti degli editorialisti e nei commenti personali. La pubblicazione di Belpietro e Del Boca si preoccupa soltanto di evidenziare che cosa successe il 28 ottobre 1922.
E di indagarne i perché. La marcia su Roma cambiò per sempre il mondo che non riusciva a staccarsi dalle oligarchie di potere e dalle visioni ottocentesche. Spazzò via i costumi politici e gli atteggiamenti sociali radicati, quasi tramandati da generazione in generazione. Per l’incarico di presidente del Consiglio, Benito Mussolini si presentò con un volto che non fu il suo e anche il fascismo piuttosto lontano dai proposti annunciati al momento della fondazione. Lui era un personaggio abituato ad adattarsi alle circostanze e indossare “abiti” utili per la recita del momento. Era socialista e diventò fascista. Era per la pace ad oltranza e si schierò con la guerra.
Fondò un movimento che voleva essere di sinistra e si ritrovò con quel partito totalmente piegato a destra. Passaggi un po’ più complicati della definizione che – spesso sbrigativamente – fa di ogni erba un fascio: e un fascio nero. Il primo fascismo – quello convocato in piazza San Sepolcro, nel 1919 – voleva dare voce ai reduce dal fronte e alle loro speranze tradite. Certo che quel fascismo fu più immaginazione che propositivo. Era composto da idealisti che parlavano con i libri in mano. Certo, un po’ poco per incidere in politica in momenti di grande eccitazione.
Quel fascismo degli esordi fu rapidamente abbandonato. Anche con una certa fretta. Una spinta nuova fu data dai proprietari terrieri che scelsero il fascio per trasformarlo nella loro “guardia bianca”.
I sostenitori del primo movimento si trovarono con uomini completamente diversi e con idee politiche opposte. Se i primi “neri” erano rimasti con l’ideologia di sinistra e, addirittura, anarchica, i nuovi si collocarono completamente a destra, con i padroni ai quali misero a disposizione schiaffi e manganelli.
Tra il 1919 e il 1922 la storia si dipanò in modo non lineare. Del resto, quando mai accade? I movimenti politici si attorcigliarono su loro stessi. E i protagonisti di quegli anni non furono esenti da piccinerie, Il fascismo arrivò al potere con un percorso non lineare: si intrecciarono i dispetti e l’antipatie dei liberali, la rigidità dei socialisti e l’ambizioni dei comunisti. Leggere le vicende del fascismo fra il 1919 e il 1922 è un tuffo nella storia. Meglio conoscerla. (giornalistitalia.it)