Lo chiede alla Dda il direttore Regolo: “Non riceviamo più alcunché da marzo”

L’Ora: “Coi soldi confiscati si paghino i giornalisti”

Luciano Regolo

Luciano Regolo

COSENZA – “La magistratura può e deve evitare che l’abuso subito dall’Ora della Calabria continui a perpetrarsi. Noi non riceviamo più alcunché da marzo e credo che bisogna considerare che l’indigenza può essere uno strumento per costringere al silenzio”.
È quanto ha dichiarato il direttore dell’Ora della Calabria, Luciano Regolo, incontrando i giornalisti in una conferenza stampa a Rende.
“Abbiamo più volte fatto capire quanto fosse importante indagare tra i rapporti dei protagonisti di questa vicenda”, è tornato a sollecitare il direttore del quotidiano in liquidazione, ripercorrendo la vicenda che ha portato alla sospensione delle pubblicazioni.
Luciano Regolo ha ripreso la notizia della confisca di beni all’imprenditore Pietro Citrigno, ex editore di Calabria Ora e padre dell’editore dell’Ora della Calabria Alfredo Citrigno, parlando delle implicazioni per il quotidiano.
“È stata confiscata una quota della Pieffe Holding – ha spiegato Regolo – che controlla l’80% della società editrice dell’Ora della Calabria. Noi avevamo sollecitato, anche perché segnalato da un membro della commissione parlamentale antimafia, un controllo perché il commissario che si occupava del sequestro dei beni doveva essere informato e autorizzare la liquidazione della società. Poi c’è un secondo aspetto, già segnalato alla magistratura dal Comitato di redazione in un esposto al quale non è seguito alcun chiarimento, ossia nel nostro bilancio del 2013 c’erano centomila euro che l’allora editore Alfredo Citrigno aveva detto di avere stornato in un’altra società e che aveva chiesto di riportare nella C&C, ma questo non gli era stato consentito. Allora noi ci rivolgiamo anche alla Dda affinché, nel momento in cui la confisca è stata resa operativa, questa somma possa essere rimessa in bilancio per il pagamento dei crediti di tutti i lavoratori dell’Ora della Calabria, anche dei colleghi che hanno scelto altre strade ma che hanno diritto come tutti a essere ripagati per il lavoro profuso”.
“Il nostro mestiere – ha concluso Luciano Regolo – non è celebrare processi ma fare informazione, anche con dignità e coraggio. Di fronte a una mole di patrimonio così vasta, salta subito agli occhi l’iniquità dei giornalisti non pagati e sfruttati”.

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