COSENZA – Sempre più grottesche le vicende legate alle sorti de “L’Ora della Calabria”. Il giornale, guidato da Luciano Regolo finché è uscito in edicola, è in cassa integrazione dal 16 giugno 2014 dopo che il Gruppo editoriale C&C guidato da Alfredo Citrigno, erede dell’ex editore Piero Citrigno che in passato ha editato il quotidiano, era stato affidato ad un liquidatore, Giuseppe Bilotta. Proprio quest’ultimo, con inusuale anticipo rispetto ad azioni passate, ha ricordato a giornalisti e poligrafici il licenziamento che arriverà il 15 giugno 2016.
“Con la presente sono spiacente doverLe confermare, come a lei già noto – ha scritto nella mail il liquidatore – il suo licenziamento in data 15 giugno 2016, data di scadenza del trattamento Cigs, giusto accordo sindacale stilato in data 16/06/2014 presso l’Assessorato al Lavoro della Regione Calabria in cui, prima dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo per cessazione attività, si è provveduto alla richiesta di integrazione salariale”.
La beffa finale sta nei saluti: “La ringrazio per la collaborazione prestata al Gruppo editoriale C&C srl che rappresento in questa fase liquidatoria e con l’occasione porgo cordiali saluti”.
Nonostante le difficili fasi della chiusura del giornale, fra Bilotta, Regolo, il Comitato di redazione e il Sindacato giornalisti della Calabria c’era comunque sempre stato un dialogo. Questa volta invece nulla.
Dimentica il liquidatore Bilotta, nella sua lettera, di spiegare quale formula è stata scelta per chiudere la società, anzi, a leggere bene la sua scarna mail non si capisce nemmeno se la società chiuderà.
Le differenze sono importanti perché un nutrito gruppo di giornalisti ha presentato istanza di fallimento per ottenere i tre stipendi mai pagati nel 2014, alcuni di loro hanno chiesto anche il Tfr perché hanno trovato altra occupazione. Tfr che ora, con il licenziamento, dovrà essere erogato a tutti i dipendenti. Nessuno ha visto un centesimo nonostante il Gruppo editoriale abbia chiesto un concordato del quale, il personale, ancora ignora le cifre proposte. E poi, se questa azienda da due anni non ha un incasso, perché i libri contabili non sono portati in tribunale così come Bilotta ha comunicato durante gli incontri effettuati in Prefettura? Misteri che non è dato capire. Ma questa liquidazione è stata strana fin dal suo avvio.
La famiglia Citrigno ha deciso di chiudere nel momento in cui il giornale diretto da Regolo aveva avuto un’impennata nel numero di copie vendute per via del “Caso Gentile” e della rotativa guasta (ma che guasta non era come ha stabilito una perizia del Tribunale di Cosenza), che non permise l’uscita del giornale il 18 febbraio quando in prima pagina c’era la notizia di un’indagine (dalla quale è uscito), sul figlio dell’allora senatore Antonio Gentile (oggi sottosegretario del governo Renzi).
La telefonata fatta dallo stampatore Umberto De Rose all’editore Alfredo Citrigno, prontamente registrata da Regolo, è passata alla (triste) storia per il passaggio in cui il senatore, diceva De Rose, era infuriato e si sarebbe comportato come il “cinghiale ferito che ammazza tutti” quando viene attaccato se non si fosse oscurata la notizia. Un processo per violenza privata contro De Rose si sta celebrando a Cosenza. C’è un’altra stranezza. Sempre in quei giorni, la Dda sequestrava cento milioni di euro (fra conti correnti e beni materiali), a Pietro Citrigno e alla sua holding. Dopo due anni è arrivato il dissequestro dei beni ma gli stipendi e il tfr di giornalisti e poligrafici non sono mai stati pagati.
E le stranezze continuano anche oggi. Non tutti i dipendenti in cassa integrazione hanno, infatti, ricevuto la lettera di licenziamento. Ne manca uno. Il suo nome è Luciano Regolo. Proprio così, al direttore dell’Ora non è arrivata nessuna lettera di licenziamento. Una situazione decisamente pirandelliana.
“Nel paradosso dei paradossi – dice a Giornalisti Italia il direttore dell’Ora della Calabria Luciano Regolo – in una lettera di licenziamento collettivo per cessazione attività, non sono stato nemmeno inserito nella comunicazione. Non capisco se non esisto per il liquidatore o se sono una sorta di ‘Il fu Mattia Pascal’. È un ulteriore paradosso in una situazione già paradossale. Non so se si tratti di una beffa o piuttosto di uno dei soliti inganni”.
Il direttore Regolo, il comitato di redazione dell’Ora e il segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa e segretario del Sindacato giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, si stanno attivando per richiedere al più presto un incontro con il liquidatore Giuseppe Bilotta per avere maggiori chiarimenti sulle modalità del licenziamento. Tutto ciò, senza escludere la richiesta di una nuova riunione al prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao, perché pochissimi sono stati i patti rispettati sulla base degli accordi presi nei precedenti incontri in Prefettura.
“Più di una volta, insieme al direttore e alla redazione, – fa notare in proposito Carlo Parisi – abbiamo fatto luce sui tanti punti oscuri e sui tanti misteri di questa liquidazione. Il Sindacato giornalisti della Calabria si è impegnato e continuerà ad impegnarsi affinché sia fatta chiarezza su quanto sta accadendo e sia assicurato il rispetto dei diritti dei lavoratori in una situazione che, lo ribadiamo, continua ad essere grottesca”. (giornalistitalia.it)