WASHINGTON (Usa) – I rapporti tra il presidente Usa, Donald Trump, e la stampa americana hanno raggiunto, dopo che le testate (Cnn, New York Times, Los Angeles Times, Buzfeed per citarne alcune) sono state messe al bando dal suo portavoce Sean Spicer da un briefing informale, il loro nuovo minimo storico. Il presidente ha annunciato su Twitter che non parteciperà alla tradizionale cena di corrispondenti della Casa Bianca, un evento mai mancato da alcun inquilino della Casa Bianca.
“Non parteciperò alla cena dell’Associazione dei Corrispondenti della Casa Bianca quest’anno. Vi auguro ogni bene e di avere una grande serata” si è limitato a cinguettare Trump senza fonrire alcun elemento per giustificare la sua scelta irrituale.
La tradizione della cena con i corrispondenti della Casa Bianca (Whca, fondata nel 1914) va avanti dagli anni ’20 e tradizionalmente il momento clou è l’intervento del presidente di turno che si esibisce in un monologo pieno di battute salaci nel quale abitualmente prende in giro sé stesso, senza risparmiare gli altri. Vi hanno partecipato 15 presidenti a partire da Calvin Coolidge nel 1924.
È stata cancellata solo in pochi casi durante crisi politiche. Nel 1930 per la morte dell’ex presidente William H. Thaft; nel 1942 per l’ingresso degli Usa nella II Guerra Mondiale; nel 1951 – in piena Guerra di Corea – per quella che l’allora presidente Harry S. Truman definì, “l’incertezza della situazione mondiale”, il rischio dello scoppio della III Guerra Mondiale. Ma tranne queste eccezioni si è sempre tenuta e gli inquilini della Casa Bianca, volentieri o fingendo che così fosse, hanno sempre partecipato.
Continua, insomma, lo scontro frontale tra Donald Trump e la stampa americana. All’indomani della clamorosa decisione dello staff della Casa Bianca che ha escluso dal briefing di ieri i corrispondenti di alcune delle principali testate Usa, Trump ha rilanciato con due tweet con cui accusa il New York Times e la Cnn, bollandole come “pericolose” e “ridicole”. “I media delle notizie fasulle deliberatamente non dicono la verità”, attacca il presidente americano nel suo tweet al veleno. “Sono un grande pericolo per il nostro Paese. Il decotto New York Times è diventato una barzelletta, e altrettanto la Cnn. Che tristezza!”.
I giornalisti tentano di difendersi e protestano: il presidente dell’Associazione dei Corrispondenti dalla Casa Bianca, Jeff Mason, ha “protestato fortemente” contro la decisione di di non far accedere acluni reporter al briefing del portavoce di Trump. Tra gli esclusi, oltre al Nyt e lla Cnn, anche il Los Angeles Times, il Guardian, Buzzfeed, il Daily Mail e Politico.
I cronisti di Time, Ap, Usa Today e Bbc hanno lasciato la conferenza stampa per protesta e solidarietà con i colleghi. Al briefing hanno, invece, partecipato le testate più vicine all’amministrazione, come Breitbart o One America News. Il giornalista del Washington Post ha detto di non sapere della decisione dello staff della Casa Bianca, e ha aggiunto che non parteciperà più ai briefing dell’amministrazione se l’esclusione degli altri giornali dovesse continuare.
Il Los Angeles Times ha pubblicato un editoriale in cui scrive che “se l’intento è stato quello di intimidire i giornalisti per fare in modo che scrivano meno le cose che all’amministrazione non piacciono e più quelle che sono gradite, allora questa intimidazione è destinata a fallire”.
Anche il Nyt, che definito “un insulto agli ideali democratici” quello che è successo, ha preso pubblicamente posizione con un editoriale che richiama il presidente degli Stati Uniti a rispettare il Primo emendamento, che “può essere scomodo per chiunque, ma che Trump dovrebbe rileggere e al quale dovrebbe abituarsi”. E i continui attacchi di Trump ai giornalisti sta iniziando a scalfire anche il consenso di cui “The Donald” gode tra i media più vicini: Bret Baier, seguito anchor della Fox, catena tv tradizionalmente vicina alle posizioni del capo della Casa Bianca, ha fatto sapere di essere contrario alla decisione di allontanare alcuni giornalisti, e ha scritto su twitter di condividere le lamentele nei confronti della Casa Bianca riguardo “l’incidente”.
Il portavoce di Trump Sean Spicer, che fatto più unico che raro aveva organizzato il briefing di ieri l’altro non nella sala stampa come di consueto, ma nei suoi uffici, ha negato che la decisione di allontanare i cronisti del Ny Times e della Cnn sia legata all’insoddisfazione della Casa Bianca per la loro copertura dell’attività di Trump, ma ha aggiunto che “non staremo con le mani in mano mentre vengono raccontate cose false e inesatte”.
Da Londra, infine, si apprende che “con le ultime 100 sarebbero in totale 1.250 le società, tra cui grandi nomi come Audi, Visa, T Mobile e Lufthansa, ad aver ritirato propri spot dal sito di “notizie” Breitbart, di cui era direttore, Steve Bannon, capo consigliere strategico del presidente Donald Trump e considerato una sorta di “Rasputin” della Casa Bianca. È quanto riferisce il britannico Independent aggiornando i dati della campagna di boicottaggio lanciata contro Breitbart dall’associazione “Sleeping Giants”, che punta a “fermare i siti razzisti”, come si legge sul suo profilo. (agi)