ROMA – Lo Statuto dei lavoratori compie 50 anni. La legge n. 300 del 20 maggio 1970 fu definita “la più incisiva del regime repubblicano in materia di lavoro” e “la pietra miliare di un processo di conquiste sindacali, civili e democratiche”.
Lo Statuto dei lavoratori ha rappresentato un punto di svolta nei rapporti sociali in Italia, aprendo un nuovo corso tra imprenditori e dipendenti all’interno delle aziende. Fra le due componenti, quale elemento di garanzia, è stato posto il sindacato ritenuto “l’unico strumento idoneo a garantire ai lavoratori sempre maggiore spazio di libertà”. E si è creato un sostegno duro e preciso per la difesa degli interessi dei lavoratori, assicurando loro maggiore rispetto della libertà, della dignità e della sicurezza in azienda. Fu così che dopo quasi 24 anni la Costituzione entrò finalmente nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. E pensare che l’art. 1 della nostra Carta repubblicana prevede che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
I 41 articoli, suddivisi in 6 titoli, della storica legge furono ideati dal professor Gino Giugni e così suddivisi: 1) Della libertà e dignità del lavoratore; 2) Della libertà sindacale; 3) Dell’attività sindacale; 4) Disposizioni varie e generali; 5) Norme sul collocamento; 6) Disposizioni finali e penali.
Il grande giurista, scomparso nel 2009 e ritenuto il “padre dello Statuto”, affiancò i ministri del Lavoro il socialista Giacomo Brodolini e il democristiano Carlo Donat-Cattin nell’elaborazione e nel dibattito parlamentare che portò all’approvazione e alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il 20 maggio 1970 della legge 300.
Brodolini presentò il testo al Senato appena poche settimane prima di morire. L’Assemblea di Palazzo Madama approvò lo Statuto dei lavoratori l’11 dicembre 1969. E appena 5 mesi dopo, nella notte del 14 maggio 1970, la Camera confermò il disegno di legge senza cambiare neppure una virgola con 217 voti a favore della maggioranza di centro-sinistra (Dc, Psi, Psu e Pri) e del Pli (che era all’opposizione) e solo 10 voti contrari. Alla seduta erano presenti solo 352 deputati. Si astennero in 125, cioè i comunisti che ritirarono tutti i loro emendamenti, i socialproletari e i missini.
Vennero, così, introdotte nel nostro ordinamento importanti novità come il diritto per i lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, di manifestare liberamente il proprio pensiero nei luoghi dove prestano la loro opera o il divieto di accertamenti da parte del datore di lavoro sull’idoneità e sull’infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente. Oppure la regolamentazione delle norme disciplinari relative alle sanzioni con obbligo per il datore di lavoro di adottare provvedimenti disciplinari nei confronti del lavoratore solo dopo avergli preventivamente contestato l’addebito ed averlo sentito a sua difesa. Il lavoratore ha diritto alla tutela della salute e dell’integrità fisica, nonché di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. E può costituire associazioni sindacali, aderirvi e svolgere attività sindacale promuovendo assemblee e referendum anche all’interno dei luoghi di lavoro su materie inerenti all’attività sindacale. Previsti per i sindacalisti permessi retribuiti e locali delle rappresentanze sindacali aziendali.
Due le norme più note che hanno impegnato per decenni la magistratura italiana: l’art. 18 sulla reintegrazione nel posto di lavoro del dipendente licenziato e l’art. 28 sulla repressione della condotta antisindacale, qualora il datore di lavoro ponga in essere comportamenti diretti ad impedire o limitare l’esercizio della libertà e della attività sindacale nonché del diritto di sciopero.
Va, infine, ricordato l’art. 31 che é costato in 50 anni agli italiani circa 5 miliardi di euro perché concede l’aspettativa ai lavoratori chiamati a funzioni pubbliche elettive o a ricoprire cariche sindacali provinciali e nazionali, come ad esempio deputati, senatori, parlamentari europei, governatori e consiglieri regionali e sindaci di grandi città di mantenere il posto di lavoro in caso di mancata rielezione e la copertura previdenziale a spese pubbliche del periodo di durata del mandato in aggiunta al tanto contestato vitalizio.
Il cinquantesimo anniversario dello Statuto dei lavoratori sarà ricordato domani, mercoledì 20 maggio, alle ore 11.30 in un Convegno online dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Lo hanno organizzato le fondazioni Di Vittorio, Pastore e Buozzi in collaborazione con il Comitato per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio.
Il saluto di apertura sarà del presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico. L’intervento storico introduttivo sarà, invece, svolto dalla professoressa Silvana Sciarra, giudice della Corte Costituzionale ed allieva di Gino Giugni. È previsto anche l’intervento del presidente del Cnel, Tiziano Treu. Nell’occasione saranno certamente ricordati i professori Marco Biagi e Massimo D’Antona, due grandi studiosi del diritto del lavoro assassinati dalle Brigate Rosse (il primo il 19 marzo 2002 a Bologna, mentre il secondo, che era allievo di Giugni, il 20 maggio 1999 – domani ricorre, quindi, il 21° anniversario della sua barbara uccisione per strada sul marciapiede di via Salaria a Roma quasi di fronte alla facoltà di Scienze delle Comunicazioni della “Sapienza”).
Il convegno potrà essere seguito sulla piattaforma www.Statutodeilavoratori50.it. Sulla stessa piattaforma potrà essere visitata, a partire da domani, la mostra multimediale dedicata al racconto dei principali eventi degli anni Sessanta che portarono, dopo l’Autunno caldo, al varo dello Statuto.
Il ricco materiale visivo e la documentazione della mostra potranno essere implementati dai visitatori con video, fotografie e manifesti d’epoca oltre che con testimoniane personali di interesse storico. Sempre a cura delle fondazioni organizzatrici, domani pomeriggio, a partire dalle ore 14.30, si potrà partecipare sulla piattaforma www.Illavorodelfuturo.com al seminario di studi live dedicato al tema “Il lavoro del futuro, oltre la pandemia”.
Interverranno studiosi, manager, imprenditori ed esperti di innovazione tecnologica che parleranno delle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, soprattutto ora che la pandemia costringerà le imprese ad accelerare drammaticamente i tempi della rivoluzione digitale con riflessi di enorme importanza sullo sviluppo delle relazioni sociali e sui cambiamenti organizzativi nel mondo del lavoro. Il portale www.Illavorodelfuturo.com diverrà successivamente un permanente laboratorio di studi. (giornalistitalia.it)