CASARSA (Pordenone) – Si intitola “Inafferrabile. Lo sguardo di Pier Paolo Pasolini” la nuova mostra fotografica che sarà inaugurata mercoledì 24 aprile, alle ore 18, negli spazi del Centro Studi Pasolini di Casarsa (Pordenone), in collaborazione con Cinemazero, per rimanere aperta tutta l’estate e che segue la fortunata esposizione “Mamma Roma”.
Nel centinaio di immagini che prenderanno posto sulle pareti di casa Colussi il pubblico troverà ritratti inediti che pongono chi guarda di fronte allo sguardo “inafferrabile” del poeta, colto negli spazi familiari delle sue case, la terrazza o lo studio di via Carini piuttosto che nella campagna di Torre Chia e in momenti di intima condivisione tra amici (per esempio con in braccio Pier Paolo, figlio di Ninetto Davoli, nel 1975) e sul set di diversi suoi film.
Gli autori degli scatti sono Gideon Bachmann, giornalista e fotografo sui set italiani più importanti della seconda metà del ’900, amico e fine osservatore di Pasolini, che nel corso dei quindici anni di ininterrotta frequentazione l’ha seguito e scrutato e di sua moglie, la fotografa inglese Deborah Beer, trasferitasi presto in Italia, specialista in set.
Beer ha fotografato a fianco di De Sica, Bertolucci, Antonioni, Fellini, Citti, i fratelli Taviani e appunto Pasolini, curando sia le foto di produzione da destinare alla pubblicità, sia le foto sul set per film come “Salò” (è stata l’unica fotografa ammessa alla lavorazione di questo film).
Del rapporto intenso che unì i tre, Pasolini, Bachmann e Beer, scrive Andrea Crozzoli (fra i fondatori di Cinemazero), nella presentazione inserita nell’invito, intitolata “Pier Paolo, Gideon, Deborah: gli inafferrabili tre”.
“Aveva esattamente il doppio degli anni di lei – scrive Crozzoli – quando si sono conosciuti Gideon Bachmann e Deborah Beer. Lui quarantenne intellettuale, regista, critico, giornalista, fotografo e molto altro ancora; lei ventenne, inglese, riservata fino a sfiorare la timidezza, sensibile, attenta, profonda nell’animo”.
“Nacque un raro e prezioso rapporto osmotico – prosegue Crozzoli – fatto di amore, complicità, rispetto e tenerezza. Eravamo all’inizio degli anni Settanta e Gideon Bachmann decise di non fotografare più per non interferire nel lavoro di Deborah Beer, per non creare imbarazzo e vacua concorrenza fra loro due. La sola eccezione erano gli incontri con Pier Paolo Pasolini che Gideon fotografava, non per dovere professionale, ma per stima ed amicizia nei confronti del regista/poeta.
“Con Pasolini – aggiunge Crozzoli – si erano conosciuti a Venezia nel 1960 alla conferenza stampa di presentazione di Accattone. Gideon, appena giunto in Italia da New York, quasi totalmente digiuno di cinema italiano, pose una provocatoria domanda a Pasolini che non riuscì compiutamente a rispondere per i tempi stretti dell’incontro”.
“Si dettero appuntamento a Roma – racconta – dove Pasolini ricevette Bachmann nel terrazzo del condominio di via Carini, dove abitava, in mezzo ad una piccola foresta di antenne televisive. Nacque un rapporto di reciproca stima, che continuò, anche, attraverso lunghe chiacchierate, corroborate da discussioni sui più diversi temi, dalla politica alla religione, dalla letteratura al cinema che confluivano poi in poderosi articoli che Gideon inviava alle riviste americane e inglesi con cui collaborava”.
“Inevitabile che il loro rapporto di amicizia – continua Crozzoli – includesse, ovviamente, l’arrivo di Deborah Beer che divenne, anche professionalmente, una presenza determinante accanto a Pasolini quando nel 1975 per le riprese di Salò il produttore Alberto Grimaldi cercava un fotografo fuori dal giro romanocentrico, discreto ed affidabile visto la delicatezza dei temi trattati dal film di Pasolini”.
“Il suo capo ufficio stampa di allora, Nico Naldini – conclude – gli segnalò quella giovane fotografa inglese che Pasolini, peraltro, già conosceva tramite Gideon Bachmann. Ecco così ricostruito quel magnifico triangolo umano che si spezzò tragicamente la notte fra l’1 e il 2 novembre 1975”.
All’inaugurazione della mostra interverranno l’assessore regionale alla cultura Tiziana Gibelli, il sindaco di Casarsa Lavinia Clarotto, Riccardo Costantini e Andrea Crozzoli, di Cinemazero, Piero Colussi, presidente del Centro Studi Pasolini. La mostra rimarrà aperta fino al primo settembre. Si potrà visitare da lunedì a venerdì dalle ore 15 alle ore 19 (sabato e festivi 10.30 12.30 – 15-19). (adnkronos)
Da mercoledì 24 aprile la nuova mostra fotografica al Centro Studi di Casarsa