ROMA – «Lo sfruttamento non garantisce nessuno. Né il lavoro, né le imprese qualificate». Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Televisioni, siede al vertice dell’associazione che raggruppa i principali media televisivi e radiofonici italiani, ma non perde il cuore, l’anima e, soprattutto, la grinta del giornalista e del sindacalista. Del resto è stato l’ultimo autorevole e credibile segretario generale della Fnsi.
Lo incontriamo nella prestigiosa sede di piazza dei Santissimi Apostoli 66, ospitata nel complesso di uno degli edifici più antichi e più belli di Roma, Palazzo Colonna, Sede Pontificia di Martino V dal 1420 al 1431, il Papa del grande piano di rinascita della città dopo il tormentato periodo della cattività avignonese e dello Scisma d’Occidente.
«Occorre – spiega Siddi a Giornalisti Italia – una grande capacità di valutazione completa della realtà nella sua concretezza. Il lavoro qualificato ha la sua dignità e va riconosciuto in tutti i suoi aspetti. Non esiste, però, una regola matematica e automatica nella realtà che conosciamo e ancora meno in quelle dei nuovi media, oggi in forte sviluppo ed espansione».
Il riferimento è, naturalmente, legato al tema della sostenibilità dei costi delle attività editoriali che, invece, «è rilevante per tutti. Nessuno può eluderlo». «Posto che quello gratuito non è lavoro e non dà dignità, a meno che non si tratti di volontariato ideale o di militanza», a giudizio di Siddi «occorre calibrare con serietà e concretezza ogni ragionamento affinché ciascuno liberamente possa scegliere cosa e come fare».
Dunque, come muoversi in un settore senza più certezze, come quello dell’editoria, nel quale i contratti di lavoro dipendente, fatta eccezione per l’on line, sono sempre di meno?
«Non v’è dubbio che ogni condizione concertata di compenso del lavoro sia preferibile a qualsiasi altra formula. Purtroppo, però, ci siamo dimenticati anche di alcuni riferimenti minimi essenziali della contrattualistica, come i compensi per le collaborazioni coordinate e continuative. Pur non risolvendo ogni questione, otto anni fa avevano, infatti, aperto una finestra nuova per la cosiddetta contrattualizzazione del lavoro autonomo professionale, con adeguate garanzie previdenziali e sociali».
Parliamo dell’accordo sul lavoro autonomo del 19 giugno 2014 allegato all’ultimo contratto sottoscritto da Fieg e Fnsi che, per i collaboratori coordinati e continuativi, prevede un compenso minimo di 3 mila euro l’anno per un minimo di 144 articoli, ovvero 20,83 euro a pezzo, retribuzione che oggi, per la maggior parte dei corrispondenti e dei collaboratori anche delle grandi testate, rappresenta un miraggio?
«Non rivendico niente, ma credo che avevamo aperto una strada che era tutta da attraversare e non da abbandonare, visto che per nessuna categoria “autonoma” è prevista una contrattazione collettiva. Insomma, non bisogna mai dimenticare che tutto ciò che riescono a mettere insieme in termini di condivisione e di sintesi i contratti è sempre meglio di qualsiasi altra soluzione».
Nel 2022 ha ancora senso il rito della contrapposizione a prescindere o non è piuttosto il caso, per i lavoratori, i sindacati e le aziende serie, fare fronte comune per garantire dignità lavorativa e sostenibilità?
«Resto sempre dell’avviso che le parti sociali abbiano un ruolo da svolgere che, certamente, porta a differenze e può comportare distanze e divisioni, ma ogni punto di equilibrata intesa è sempre meglio del nulla o del conflitto permanente o esclusivo. E con questo non sostengo assolutamente il meno peggio, ma il meglio possibile delle condizioni date. E se è vero che l’attività editoriale di informazione professionale ha un costo e oggi è critica nei risultati di bilancio, anche in considerazione dei profondi epocali mutamenti in corso, credo che i pubblici poteri debbano assumere delle precise responsabilità».
Quello del sostegno pubblico, soprattutto a tutela dell’informazione di prossimità garanzia del pluralismo, è sempre stato un cavallo di battaglia di Franco Siddi…
«Disporre di informazione qualificata e credibile è interesse pubblico di ogni comunità o Paese a convinta base democratica. Il pluralismo deve essere interesse centrale nella cultura dei diritti e dei doveri delle istituzioni democratiche. Va sorretto con sostegni reali che consentano al lavoro professionale e qualificato di essere prestato e remunerato correttamente. Il sistema vigente per i sostegni alle tv locali è un piccolo paradigma su cui riflettere e immaginare seri e concreti progetti di riforma».
Dal 1° luglio la Gestione Principale dell’Inpgi passa all’Inps facendo calare il sipario su una lunga stagione di autonomia previdenziale del giornalismo italiano. In compenso, i giornalisti pensionati manterranno i diritti acquisiti e quelli ancora in attività, fino al 30 giugno, manterranno l’attuale sistema di calcolo senza penalizzazioni sul pregresso. Decisivo è stato l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha sposato la linea della “garanzia pubblica”, a lungo rivendicata dalle opposizioni…
«È evidente che il lavoro, nell’arco della vita di una persona, ha le sue stagioni. Quella attiva e quella della quiescenza. I patti sociali sono fondamentali per la coesione e l’equilibrio di ogni comunità. Il sistema pubblico deve essere il garante, qualunque sia la forma di gestione cui sono, tempo per tempo, affidate le gestioni previdenziali. Nel caso dei giornalisti l’autonomia tipica della professione, in epoca repubblicana, ha a lungo consentito anche un’autonomia previdenziale organizzativa e gestionale. È di tutta evidenza che, nell’epoca moderna che viviamo, nessuna categoria da sola è in grado, con la sola contribuzione diretta dei propri iscritti, di assicurare pensioni future di garanzia. Nel tempo in cui molte categorie tradizionali scompaiono e altre nascono, interi gruppi professionali e sociali con questa soluzione non avrebbero mai una pensione definita. Non parlo dei giornalisti e non voglio entrare nelle discussioni interne degli organismi di categoria. Per stare dentro il sistema editoriale, però, c’è da ricordare che se i poligrafici non avessero avuto la base della previdenza obbligatoria pubblica, oggi che al lavoro sono poche migliaia rispetto alle decine di migliaia di pochi decenni fa, non avrebbero diritto ad altro che alla misera pensione sociale, indipendentemente dall’ammontare dei significativi contributi versati negli anni della grande occupazione».
La “garanzia pubblica” è, dunque, un valore prezioso…
«I sistemi pubblici devono garantire le certezze essenziali di reddito differito (nelle pensioni) in un’equa visione delle aspettative e delle garanzie sociali assicurate durante l’attività lavorativa. Il sistema, in parte misto (pubblico-privato), scelto dallo Stato negli anni Novanta per alcuni settori, e particolarmente per il giornalismo, pone lo Stato al centro di questo sistema di garanzie e di responsabilità. La chiarezza sulle regole del sistema sociale è fondamentale non solo per i lavoratori, ma anche per chi promuove e organizza il lavoro, come le imprese pubbliche, private o sociali che siano». (giornalistitalia.it)
Carlo Parisi
CHI È FRANCO SIDDI
Nato a Samassi (Sud Sardegna) il 25 novembre 1953, laureato in Scienze della Comunicazione, è giornalista iscritto all’Ordine della Sardegna dal 4 ottobre 1976 nell’elenco pubblicisti e dal 10 giugno 1983 nell’elenco professionisti. A lungo giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna per la cronaca, la politica regionale, sindacale e economica, in precedenza è stato collaboratore territoriale de L’Unione Sarda e di Rai Sardegna e addetto stampa del Comune di Cagliari.
È stato consigliere di amministrazione della Rai dal 5 agosto 2015 al 27 luglio 2018 e da dicembre 2015 è presidente di Confindustria Radio Tv, Associazione di categoria dei media televisivi e radiofonici italiani e vicepresidente “Tavolo Tv 4.0” al Ministero dello Sviluppo Economico. È anche presidente dell’Osservatorio TuttiMedia (Otm).
Da novembre 2001 a novembre 2007 è stato presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana della quale è stato segretario generale dal 30 novembre 2007 al 29 gennaio 2015. Da segretario generale Fnsi ha condotto le trattative e chiuso tre rinnovi del Contratto collettivo nazionale di lavoro giornalistico con la Fieg, due accordi parziali per il lavoro giornalistico nelle emittenti locali con AerAntiCorallo, un protocollo con l’Unione della Stampa Periodica Italiana (Uspi). È stato membro del Comitato Esecutivo della Federazione Internazionale dei Giornalisti (Ifj) e della Federazione Europea dei Giornalisti (Efj). Dal 1992 al 2001 è stato presidente dell’Associazione della Stampa Sarda.
È stato consigliere del Corerat (Comitato Regionale Radiotelevisione) Sardegna, prima della trasformazione in Corecom e ha fatto parte della Commissione Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri in rappresentanza della Fnsi.
È stato consigliere di amministrazione dell’Inpgi (Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italia) dal 2008 al 2015, consigliere di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma di Assistenza Integrativa dei Giornalisti Italiani) dal 1998 al 2008.
È Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana (27 aprile 2018). Nel 2016 è stato insignito, a Porto Rotondo, del Premio Navicella d’Argento Sardegna e, nel 2017, ha ricevuto il Premio Alziator (Cagliari). Sabato 28 maggio, a Cassano Ionio, riceverà il Premio Nazionale Troccoli Magna Graecia alla carriera patrocinato da Giornalisti Italia. (giornalistitalia.it)