Un fulmine a ciel sereno che lascia a casa a tempo indeterminato tutti i giornalisti

«L’Italia chiude tutto» e Metro chiude il giornale

ROMA – La pandemia fa la prima vittima nel mondo dei giornali: il quotidiano free press Metro ha sospeso a tempo indeterminato le pubblicazioni ed ha mandato a casa, rifiutando ogni confronto, i giornalisti.
“Un fulmine a ciel sereno che nulla ha a che vedere con l’emergenza Coronavirus”, commentano in redazione. “Da oggi il mio giornale, Metro, non è più distribuito, noi redattori siamo a casa fino a data da destinarsi. E non è colpa solo del Coronavirus. Speriamo duri poco”, afferma una sua redattrice.
 È la prima testata giornalistica che resta vittima del Coronavirus. Ma anche di una politica editoriale padronale e miope.
 E temiamo che non sia l’unica…
Il quotidiano edito e distribuito gratuitamente dalla New Media Enterprise srl ha sospeso le pubblicazioni, ieri sera, a giornale già chiuso (per i non addetti ai lavori: già pronto per andare in stampa…), dopo l’annuncio dell’ulteriore giro di vite imposto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, per la gestione dell’emergenza Coronavirus.
 Questo nonostante il Comitato di Redazione, pur consapevole delle difficoltà oggettive in atto, avesse invitato l’editore stesso a recedere da tale scelta, ricordando che l’informazione – più che mai in un periodo d’emergenza come quello che stiamo vivendo – è un “servizio essenziale”, come ha ribadito anche l’ultimo decreto governativo.
Dapprima l’editore ha sostenuto che nell’atteso decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri ci sarebbe stato un blocco totale dei mezzi di trasporto pubblici; quando ha “scoperto” che non solo non c’era alcun blocco, ma che proprio l’informazione era considerata genere di prima necessità ha “aggiustato il tiro” utilizzando, comunque, il Coronavirus come scusa per sospendere le pubblicazioni del primo giornale gratuito apparso in Italia.
Non solo: ha anche bloccato unilateralmente l’aggiornamento del sito web del giornale. I giornalisti delle redazioni di Roma e Milano sono stati, così, mandati a casa “a tempo indeterminato”, nello sconcerto più totale.
Ai colleghi di Metro la piena solidarietà della Redazione di Giornalisti Italia. (giornalistitalia.it)

Giuseppe Mazzarino

Alg: “Atteggiamento incomprensibile e inaccettabile”

L’editore del quotidiano freepress Metro, Mario Farina, sotto emergenza Coronavirus annuncia la chiusura di tutte le edizioni del suo giornale: cartacee e digitali. Un atteggiamento incomprensibile e inaccettabile.
Se la giustificazione iniziale è stata, mercoledì a tarda sera, il discorso del premier Conte con il quale ha annunciato la “chiusura” sostanziale del Paese, nel pomeriggio di oggi l’editore getta la maschera: non c’è pubblicità e i conti della società non permettono l’uscita cartacea del giornale.
Peccato che nella decisione della “serrata totale”, l’editore dimentichi 
la realtà dell’informazione on-line: sito ed edizione digitale gratuitamente scaricabile su qualsiasi device.
L’Associazione Lombarda dei Giornalisti denuncia l’atteggiamento rinunciatario dell’editore e ha già formalmente chiesto l’apertura di un tavolo di confronto immediato.
Metro non può rinunciare al ruolo originale della sua mission. Metro non può smettere di informare in un momento importante come questo. Metro non può chiudere le edizioni on-line del proprio sito e dell’edizione digitale. Specialmente sulla piazza di Milano, in queste settimane sotto stress per la diffusione del coronavirus e per la richiesta crescente di informazione proveniente dal territorio.

Associazione Lombarda dei Giornalisti

Stampa Romana: “Il giornalismo è un servizio irrinunciabile”

Il decreto di ieri del Presidente del Consiglio Conte dice una cosa chiara e importante: il giornalismo, il mondo della produzione delle informazioni è un servizio essenziale, irrinunciabile. Non può essere chiuso.
Condividiamo totalmente questa impostazione. Tutta l’informazione è servizio ai cittadini garantito dall’articolo 21 della Costituzione. Il tutto deve avvenire all’interno di un quadro sanitario e produttivo chiaro.
Ribadiamo l’appello alle aziende perché mettano in campo tutte le azioni di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro dalle redazioni alle sale di registrazione, dalle scrivanie e desk alle salette di montaggio. Devono essere messi a disposizione dei giornalisti e degli operatori dell’informazione mascherine, guanti, disinfettanti.
È altrettanto indispensabile che ci siano percorsi protetti e garantiti per chi lavora sul campo prima del rientro in redazione onde evitare rischi di contagio, con un uso dello Smart working che sia accorto e senza forzature,  rispettoso del ruolo dei comitati di redazione.
C’è anche l’aspetto produttivo da prendere in seria considerazione.
Ieri a poca distanza dall’annuncio di Conte l’editore di Metro, free press, ha chiuso il giornale evidentemente spaventato (strumentalmente?) dalla ridotta mobilità pubblica e dal crollo della pubblicità nonostante le filiere distributive fossero salve dal decreto.
Le radio locali come Radiosei e Retesport, imperniate sul calcio, riducono i compensi dei collaboratori o li cancellano completamente per via della chiusura del campionato.
Comprendiamo queste dinamiche legate alle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Ma contrastano con l’obiettivo di assicurare il massimo livello di informazione in tutti i modi, in tutte le forme, in tutti i luoghi essenziale in questi giorni, pur con le limitazioni fisiche che tutti conosciamo.
Chiediamo al Governo il varo di tutte le misure possibili dalla cassa integrazione in deroga per ogni tipologia di azienda a forme di sostegno reddituale per i collaboratori in tempi rapidissimi sempre a patto che le aziende si impegnino a usare il danaro pubblico non per distruggere l’occupazione e chiudere alla fine della cassa ma per conservare gli attuali livelli di impiego e di reddito.

Segreteria Associazione Stampa Romana

 

 

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