ROMA – Oltre al danno la beffa. La rischiano i lavoratori de l’Unità, dipendenti della Nie srl in liquidazione. La procedura concorsuale che ha previsto per tutti la cassa integrazione a zero ore, eccetto che per i 27 assunti dall’Unità srl che edita il quotidiano tornato in edicola, rischia di chiudersi con il licenziamento collettivo dei dipendenti.
In pratica il commissario Paolo Cabras vuole chiudere la procedura e, per farlo, sacrifica la cassa integrazione e anticipa il licenziamento dei colleghi.
Così, per esigenze di cassa (cercare di non pagare loro il mancato preavviso) questi giornalisti, questi lavoratori verrebbero privati dell’ammortizzatore sociale cui hanno diritto sulla base degli accordi sindacali sottoscritti dalle parti che hanno consentito l’avvio della procedura del Concordato preventivo in bianco.
Per tutelare i diritti dei creditori chirografari si finiscono per negare quelli dei lavoratori dipendenti che sarebbero “creditori privilegiati” nei confronti della Nie in liquidazione.
In realtà la soddisfazione piena del loro credito – stipendi non erogati, pagamento delle ferie non godute, Tfr, ecc – è subordinato alla capienza della Nie in liquidazione e le risorse al momento disponibili sono quasi completamente destinate alla copertura delle spese milionarie della liquidazione. Per i dipendenti sarà assicurato al momento solo il 21 per cento delle spettanze.
Una vera beffa resa ancora più pesante dall’incertezza della data di convocazione dell’asta per la vendita dell’Unità ora in affitto. Dalla vendita arriveranno, infatti, le risorse per la chiusura in bonus del concordato e quindi per il pagamento dei creditori.
Si accelera il licenziamento dei colleghi e non si procede alla rapida indizione dell’asta. Così a pagare il conto salato di questa accelerazione ipotizzata dal commissario Cabras saranno i colleghi e l’Inpgi.
Fnsi e Stamparomana chiedono al Commissario liquidatore di fermarsi, riscrivere il piano, garantire le tutele del diritto al lavoro dei colleghi della vecchia Nie.
La Fnsi: “Il commissario accelera e i giornalisti rischiano il licenziamento collettivo”