TRIESTE – A Londra si è finalmente fatto il punto sull’intelligenza artificiale (AI). “AI Safety Summit” è il nome della prima conferenza internazionale sul rischio algoritmico dei nostri giorni, organizzata dal premier britannico Rishi Sunak. La conferenza è stata un punto di partenza fondamentale, per guardare ai prossimi cinque anni con una visione comune, che possa affrontare le evoluzioni e i rischi di questa tecnologia.
Stati Uniti, Cina, Ue e Regno Unito assieme a una ventina di altri Paesi hanno sottoscritto la “dichiarazione di Bletchley” per uno sviluppo dell’intelligenza artificiale che sia “sicuro”, come ha peraltro annunciato sul social network “X” lo stesso primo ministro britannico.
La dichiarazione è stata definita “storica” perché deve porre le basi per un nuovo inizio e fare in modo che si crei nell’opinione pubblica una consapevolezza positiva nei confronti di un’intelligenza artificiale dotata delle dovute garanzie di sicurezza.
È un primo passo in avanti con la piena consapevolezza che il problema esiste e che stiamo rincorrendo un treno lanciato ad Alta Velocità su un binario con stazione d’arrivo sconosciuta.
Dalla conferenza di Londra abbiamo avuto consapevolezza che i rischi vanno compresi a livello internazionale, ma anche, e soprattutto, in ambito nazionale.
Ormai il tema dell’intelligenza artificiale sta muovendo i Governi del mondo, compreso quello italiano, anche se con una puntata polemica sulla scelta di nominare Giuliano Amato presidente della Commissione dedicata all’AI.
Va detto, però, che Amato, quasi una cinquantina d’anni più anziano di quello 38 enne scelto in Inghilterra, ha di certo una sensibilità etica che sovrasta quella del pari grado d’Oltremanica. E l’Al non è solo una questione informatica, fatta di algoritmi, perché alla base di tutto c’è l’uomo. Donne e uomini con passioni, indirizzi politici, sensibilità e visioni della società spesso divergenti. Non va scordato, poi, quanto già accaduto in passato con Cambridge Analytica e le conseguenze sul dibattito politico generate – all’insaputa di milioni di persone i cui dati sono stati utilizzati senza il loro consenso – dalla combinazione di AI e social network. Questo è solo un esempio, ma appena adesso l’Unione Europea sta accelerando il dibattito per redigere un Al Act che possa porre regole e limitare i rischi.
Per quanto concerne l’informazione i rischi sono molti: il dilagare incontrollato delle fake news, il furto legalizzato dell’opera dell’ingegno giornalistico, la cancellazione di posti di lavoro a favore di un’innovazione che grazie all’Al può sostituire l’essere umano.
Tutto ciò avviene mentre il settore dell’informazione sconta norme da età della pietra rispetto alla digitalizzazione che detta i tempi e i modi delle notizie.
Le variabili in campo e i settori coinvolti sono molteplici e non completamente rappresentati all’interno della Commissione costituita a Palazzo Chigi. In questo gruppo di lavoro sarebbe importante inserire una maggiore componente giornalistica, rappresentativa dei vari ambiti professionali, dai media tradizionali a quelli digitali e non solo. Non basta, poi, un rappresentante degli editori, ma servono anche referenti per il complesso e articolato mondo della scrittura, della comunicazione, della grafica, degli ambiti direttamente colpiti dall’ingerenza dell’AI in tema di diritti d’autore.
Come Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione, federata Cisal, siamo particolarmente attenti a queste tematiche. Da tempo affrontiamo le conseguenze dell’utilizzo dell’AI nella nostra quotidianità sociale e lavorativa. Dopo una serie di incontri già organizzati nel Friuli Venezia Giulia e con diffusione nazionale, il 24 novembre prossimo assieme ad avvocati, informatici, imprenditori digitali, teologi ed esperti dei vari ambiti professionali andremo ad trattare delle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, in un confronto che intende essere di analisi dei vantaggi e delle regole da porre a questa rivoluzione che sta travolgendo la società globale. L’evento, organizzato dallo Studio Legale Grisafi-Tonucci & Partners, gode del patrocinio, tra gli altri, dell’Associazione Data Protection Officer e della Figec Cisal. (giornalistitalia.it)
Andrea Bulgarelli