ROMA – “Il Consiglio nazionale della Fnsi, riunito a Roma il 28 aprile 2015, esprime profonda preoccupazione per la situazione economica in cui si trova l’Inpgi, così come di recente ha confermato lo stesso presidente Andrea Camporese, e per la mancanza di chiarezza intorno all’ipotesi di riforma delle prestazioni previdenziali e assistenziali che sarebbe allo studio di un ristretto gruppo di dirigenti dell’Istituto”.
Con un documento condiviso da 23 consiglieri nazionali (20 presenti nella seduta di ieri e altri 3 che vi hanno aderito), il Consiglio Nazionale della Fnsi ha accolto come raccomandazione la richiesta di convocazione di un’apposita riunione sul tema della riforma dell’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani. Consiglio Nazionale che il presidente Santo Della Volpe si è impegnato personalmente a convocare.
“Le trasformazioni tecnologiche, la crisi economica, la chiusura di tante testate, le riorganizzazioni e ristrutturazioni che hanno interessato la gran parte dell’industria dell’informazione hanno – è scritto nel documento – avuto negli ultimi anni un impatto anche sull’intero sistema di welfare della nostra categoria.
I bilanci dell’Istituto di previdenza dei giornalisti hanno continuato ad avere un risultato netto positivo solo grazie alla rivalutazione contabile del patrimonio immobiliare, conferito in un fondo, mentre lo squilibrio tra entrate e uscite per le pensioni segna almeno dal 2008 un andamento sempre più accentuato. Un andamento che non sono riusciti ad arginare né la riforma minima effettuata nel 2011 sull’età pensionabile delle colleghe, che produrrà effetti solo tra anni, né il consistente e immediato intervento economico dello Stato, che dal 2009 si fa interamente carico dei costi dei prepensionamenti insieme con gli editori (che versano un terzo di tali costi) e con l’aliquota aggiuntiva ottenuta dalla Fnsi con il rinnovo contrattuale del 2011”.
“La riforma preannunciata – proseguono i consiglieri nazionali della Fnsi – arriva in ogni caso molto in ritardo rispetto agli indicatori noti da tempo agli amministratori dell’Inpgi. E la fretta e l’insistenza con cui all’improvviso se ne è iniziato a parlare nelle ultime settimane fa temere un intervento che non sia capace di tener davvero conto del valore e dell’importanza che l’Istituto ha da sempre all’interno della categoria.
Bisogna recuperare chiarezza a tutto campo e rendere comprensibili ai colleghi la portata reale dei problemi e degli interventi allo studio. Ripartire dai dati, da tutti i dati, quelli reali e non solo di mera contabilità bilancistica, da studiare e spiegare ai colleghi senza agitare numeri spesso incomprensibili.
Un’operazione complessa, che avrà le sue basi nel bilancio attuariale che per legge dovrà essere preparato quest’anno sulla base dei dati di fine 2014. E che dovrà tenere conto di tutte le istanze della categoria, di tutte le proposte e di tutti i contributi, che non abbandoni nessuno per strada e pensi a una prospettiva di lungo periodo per la categoria e l’occupazione, senza cedere alla facile tentazione di decisioni a colpi di maggioranza con il solo obiettivo, ancora una volta, di non rivelare i veri problemi strutturali della previdenza dei giornalisti”.
“L’Inpgi è un bene fondamentale – continua il documento – perché fonte di reddito per migliaia di pensionati di oggi, garanzia del futuro dei colleghi in attività, motore di solidarietà per chi si trova in difficoltà, promotore da sempre di servizi aggiuntivi per la categoria. Senza considerare che la libertà di informazione, diritto garantito dall’articolo 21 della Costituzione, passa anche dalle sorti dell’Istituto di previdenza. Ecco perché l’Inpgi assume una rilevanza primaria ed è un patrimonio cui tutti i giornalisti, anche i più distratti, si sentono legati e soprattutto garantiti. Un valore non ‘negoziabile’, la cui credibilità e autorevolezza devono essere preservati a qualsiasi costo”.
Per questi motivi il Consiglio Nazionale della Fnsi impegna la Giunta Esecutiva ad aprire fin d’ora un approfondito e ampio dibattito nella categoria, coinvolgendo tutte le articolazioni del sindacato, fornendo tutti gli elementi e i dati indispensabili perché la difficile situazione attuale e soprattutto prospettica possa essere affrontata, compresa, eventualmente corretta e alla fine condivisa da tutti i giornalisti italiani.
Michele Albanese (Calabria)
Denis Artioli (Lombardia)
Fabio Azzolini (Liguria)
Francesco Cavallaro (Calabria)
Alberto Cicero (Sicilia)
Enrico Cocciulillo (Piemonte)
Roberto Colella (Molise)
Paolo Corsini (Lazio)
Roberto Damiani (Marche)
Giuseppe Di Pietro (Molise)
Ezio Ercole (Piemonte)
Antonio Fiasconaro (Sicilia)
Federica Frangi (Lazio)
Roberto Ginex (Sicilia)
Giuseppe Gulletta (Sicilia)
Paolo Licciardello (Sicilia)
Micaela Marcaccio (Molise)
Pierangelo Maurizio (Lazio)
Carlo Parisi (Calabria)
Luciano Regolo (Calabria)
Luigi Ronsisvalle (Sicilia)
Anna Russo (Calabria)
Daniela Stigliano (Lombardia)