ROMA – Almeno l’Inpgi non ha dato la colpa agli hacker. Questo lo dobbiamo riconoscere al nostro istituto che, però, va detto senza se e senza ma, si è fatto trovare impreparato nella ricezione dei moduli per la richiesta del bonus una tantum di 600 euro previsto dal decreto Cura Italia (decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18). Moduli che i colleghi lavoratori autonomi, iscritti alla Gestione Separata (Inpgi 2), hanno avuto non poche difficoltà ad inviare.
Era logico attendersi un’onda anomala, se non proprio uno tsunami, allo scoccare della mezzanotte del primo aprile. Sono bastati pochi minuti, infatti, e il sistema è andato in tilt, salvo poi riattivarsi e funzionare a singhiozzo.
È doveroso, d’altronde, evidenziare gli errori, soprattutto se tali errori potevano e dovevano essere evitati. In uno spirito, per carità, sempre costruttivo e propositivo.
L’Inpgi, nel settore riservato alla Gestione separata (Inpgi 2), ha un sistema che ha sempre funzionato senza mai creare problemi. È il sistema che dà la possibilità, annualmente, a tutti gli iscritti di compilare la dichiarazione reddituale. Basta inserire il codice iscritto, aggiungere la password e si apre la “maschera” che consente di denunciare i redditi dell’anno di riferimento.
Non solo: lo stesso sistema conferma se la denuncia è stata regolarmente accettata e fornisce il relativo numero di convalida, consentendo anche di stampare la ricevuta a futura memoria (servizio che, invece, all’Inps è regolarmente attivo).
E, allora, la domanda – lasciatecelo dire – sorge spontanea: perché non utilizzare, per la richiesta del bonus, questo identico sistema? Sarebbe stato tutto molto più semplice per i colleghi, non foss’altro per il fatto che sono abituati ad utilizzarlo una volta l’anno. Sistema, tra l’altro, recentemente perfezionato per le “Istanze online” per richiedere l’indennità di disoccupazione con la possibilità di allegare anche i vari documenti necessari. Lo sanno bene gli ingegneri in forza al Servizio Informatico dell’Inpgi.
Certo, si potrebbe obiettare che non tutti gli iscritti sono in possesso di password attiva, ma diverse migliaia, tra loro, certamente sì, considerando che hanno votato lo scorso mese di febbraio per il rinnovo degli organi collegiali dell’Inpgi. Gli altri avrebbero potuto chiederla e ottenerla con facilità e tempestività.
Così facendo, sicuramente in tantissimi non si sarebbero trovati a dover leggere, sul proprio computer, “ritenta”. E la memoria corre alla sconsolata scritta che s’illuminava in faccia ai più sfortunati. Ma qui non siamo davanti a un flipper. E questo non è un gioco. (giornalistitalia.it)
Ezio Ercole
Orazio Raffa
Componenti Comitato amministratore Inpgi
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