ROMA – Lino Jannuzzi, uno dei più stimati giornalisti d’inchiesta del nostro Paese, si è spento ieri all’età di 96 anni. Ha firmato importanti scoop come l’inchiesta sul Sifar e rischiato il carcere, evitato in virtù della grazia firmata dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Ha difeso Giulio Andreotti criticando le inchieste della Procura di Palermo sulla mafia, narrate nel libro “Il processo del secolo. Come e perché è stato assolto Andreotti”, in cui ricostruisce la storia del processo di primo grado, con le polemiche politiche e il clamore mediatico suscitati, conclusosi nel 1999 con l’assoluzione dell’imputato.
Nato a Grottolella (Avellino) il 20 febbraio 1928, aveva mosso i primi passi nella professione al settimanale L’Espresso. Nel 1967, capo dei servizi politici del settimanale, aveva pubblicato insieme a Eugenio Scalfari l’inchiesta sul Sifar, il Servizio Informazioni Forze Armate (i servizi segreti militari dell’epoca) che fece conoscere il progetto di colpo di Stato chiamato piano Solo. Il generale De Lorenzo li querelò e i due giornalisti furono condannati (a Jannuzzi fu irrogata una pena di 13 mesi), malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero, Vittorio Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di Stato. Entrambi i giornalisti evitarono il carcere grazie all’immunità parlamentare offerta loro dal Partito Socialista Italiano di Pietro Nenni e alle elezioni politiche del 1968 Jannuzzi fu eletto senatore.
Jannuzzi ha lavorato anche al settimanale Tempo Illustrato (1976), diretto Radio Radicale, Il Giornale di Napoli e l’agenzia di stampa Il Velino, successivamente lasciata per fondare Il Nuovo VeLino. Ha, inoltre, collaborato con Panorama e Il Giornale.
Alla fine degli anni Novanta è stato inquisito per alcuni articoli sul Giornale di Napoli, da lui diretto, nei quali criticava la magistratura napoletana sul caso Enzo Tortora, vittima di un gravissimo errore giudiziario. Jannuzzi contestava, in particolare, l’impianto accusatorio e la gestione dei pentiti.
Nel 2001 Berlusconi gli offrì la candidatura al Senato con Forza Italia per garantirgli uno “scudo” alle azioni civili e ai procedimenti penali scaturiti dalla sua campagna giornalistica. La revisione costituzionale del 1993, però, non ebbe gli stessi effetti del 1968 e Jannuzzi iniziò in Parlamento la battaglia per la cancellazione del carcere per i giornalisti colpevoli di diffamazione a mezzo stampa.
Nel 2002 la condanna definitiva a due anni, cinque mesi e dieci giorni di reclusione per diffamazione a mezzo stampa per via delle accuse mosse da Jannuzzi ai magistrati che avevano incarcerato Tortora. All’emissione dell’ordine di carcerazione da parte del Tribunale di sorveglianza di Napoli, intervennero il Senato e la Farnesina facendo valere lo “status internazionale” di Jannuzzi (senatore e componente del Consiglio d’Europa), quindi l’immunità assoluta dalla giurisdizione di cui godeva grazie a incarichi diplomatici.
L’esecuzione della pena fu sospesa per due anni e l’ordine di carcerazione revocato, ma due anni dopo il giornalista fu costretto a scontare la pena ai domiciliari. Per scongiurare la possibilità che Jannuzzi finisse in carcere per cumulo delle condanne penali, il 16 febbraio 2005 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi firmò il provvedimento di grazia. Nel 2006, per volere di Berlusconi, Jannuzzi fu eletto nuovamente al Senato con Forza Italia per poi tornare al suo lavoro di giornalista.
Tra i suoi libri, Così parlò Buscetta, Il processo del secolo. Come e perché è stato assolto Andreotti, Lettere di un condannato. Storie esemplari di ingiustizia italiana, Lo Sbirro e lo Stato.
Ha scritto anche le sceneggiature dei film “Lucky Luciano” (1973) e “Cadaveri eccellenti” (1976) di Francecso Rosi, “Il pentito” (1985) di Pasquale Squitieri e “Ternosecco” (1987) di Giancarlo Giannini.
Cordoglio per la scomparsa di Lino Jannuzzi viene espresso dal sindacato dei giornalisti Figec Cisal che esprime sentite condoglianze alla famiglia. Condoglianze anche dal Direttore e dalla Redazione di Giornalisti Italia. (giornalistitalia.it)
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