TRIESTE – Come la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale impattano sulla società, sull’impresa e sull’informazione: questi i temi al centro dell’incontro organizzato a Trieste nel Centro pastorale Paolo VI dallo Studium Fidei e dalla Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione – Cisal, coinvolgendo professionisti di vari settori.
«L’informazione è alla base della democrazia e non può essere ostaggio degli algoritmi e necessita di un profondo rinnovamento normativo che ne garantisca la professionalità e la deontologia», ha ribadito in apertura Andrea Bulgarelli, giornalista e comunicatore e tra i fondatori di Figec Cisal, dopo i saluti del presidente dell’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, Cristiano Degano. Ma non dobbiamo spaventarci di fronte alle ricerche scientifiche «perché – ha ricordato mons. Ettore Malnati, presidente dello Studium Fidei – l’uomo è fatto per perfezionare il suo vissuto e il suo rapporto con gli altri esseri umani, ma anche con la Creazione stessa. Il prodotto dell’intelligenza artificiale deve essere gestito da un Umanesimo, cioè da un’etica, perché è l’uomo che ha bisogno dell’Intelligenza artificiale, purché non prenda il sopravvento e quindi serve una relazionalità, affettiva, gestionale e sociale che l’Ia non ha perché fondata sulla memorizzazione».
«La digitalizzazione del mondo fisico tende a eliminare i confini fra l’online e l’economia tradizionale su cui si inserisce l’Ia, che impatta sul miglioramento del servizio ma anche sulla pressione commerciale sul consumatore» ha rilevato Manlio Romanelli, presidente di M-Cube Group e vicepresidente di Assintel, ricordando che «l’opportunità di migliorare la competitività del mercato e l’efficacia dei prodotti e soprattutto dei servizi è grande, ma va inserita in un ambito etico e regolamentato per evitare un uso distorsivo ed a vantaggio di pochi protagonisti tecnologici».
Per Francesco De Filippo, responsabile di Ansa Friuli Venezia Giulia e scrittore «il controllo delle persone da parte di chi detiene il potere è sempre esistito: evolve con il progredire delle tecnologie, ma resta sostanzialmente un comportamento “umano”.
Ciò che preoccupa è l’eventualità che le macchine – ben più potenti dell’uomo per capacità “fisiche” e cognitive – costruiscano autonomamente altre macchine rischiando di relegare il genere umano in un ruolo marginale sul pianeta».
Fondamentale è l’aspetto normativo, ovvero le leggi che vanno poste per regolamentare in modo equilibrato l’innovazione in tutti i suoi ambiti. Secondo l’avvocato Alessandro Tudor servono «un Umanesimo ed un’etica informatica quale limite alla delega di potere all’Intelligenza artificiale mediante la costruzione di principi e regole giuridiche che riservano all’uomo le decisioni». I sistemi robotici e l’Ia devono supportare l’uomo e non sostituirlo e proprio per tale ragione Tudor ha sottolineato «come le regole del diritto dovranno essere volte a preservare le scelte dell’uomo dall’Ia che, invece, dovrà rimanere strumento a servizio e come tali regole e principi sono oggetto di studio nell’ambito della regolazione sovranazionale a tutela dei diritti fondamentali dell’uomo». (giornalistitalia.it)