BOLOGNA – I quotidiani Gazzetta di Parma e Libertà di Piacenza modificano l’impaginazione, riducono lo spazio informativo e “rimodulano” i compensi” penalizzando i colleghi, anche quelli che da dieci o quindici anni prestanola loro fondamentale opera ai giornali. Nelle due testate si registrano, infatti, co.co.co. con prestazioni giornalistiche pagate ben al di sotto la soglia minima di dignità. Parliamo di compensi di 2, 3 euro per articoli brevi, e di 8, 13 o 15 euro lordi per servizi di (apertura) più ampi.
Contro questa mortificazione del lavoro giornalistico sono scesi in piazza i collaboratori delle due testate, affiancati dai Comitati di redazione, dall’Associazione della Stampa Emilia Romagna e da una larga rappresentanza della società civile.
Sotto i portici di Piazza Garibaldi, a Parma, i giornalisti hanno chiesto pubblicamente che venga affrontato il tema dei colleghi non dipendenti, autonomi e parasubordinati “pagati – denuncia l’Aser – ben al di sotto della soglia di dignità professionale, a nostro avviso in maniera non conforme con quanto previsto dall’Accordo sul Lavoro Autonomo firmato da Fieg e Fnsi il 14 giugno 2015, recepito dal Contratto nazionale di lavoro giornalistico”.
Ritenendo illegittime le “rimodulazioni dei compensi”, il sindacato denuncia che “a Libertà non esistono ancora contratti in forma scritta per i collaboratori e da quando è stato introdotto il nuovo formato del giornale nel febbraio 2017 non si conoscono le cifre esatte dei compensi. Inoltre, sia a Parma sia a Piacenza non vengono corrisposti rimborsi spese per i servizi concordati”.
I comitati di redazione di Gazzetta di Parma, di Libertà, l’Associazione Stampa Emilia-Romagna e la Federazione Nazionale della Stampa assieme alla Commissione Nazionale Lavoro Autonomo esprimono “vicinanza e solidarietà” ai colleghi chiedendo un incontro sindacale che affronti e risolva queste criticità.
“L’informazione – conclude l’Aser – è un bene comune prezioso: vitale per una democrazia e una società che vuole essere civile. I giornalisti devono essere messi nelle condizioni di fare il proprio mestiere in autonomia e libertà. Per questo non si può non ascoltare la voce dei giornalisti precari. Redazioni ridotte all’osso, il relativo aumento dei carichi di lavoro e l’impiego sempre più ampio delle collaborazioni non possono far parte di un progetto di crescita delle aziende editoriali e della qualità del prodotto informativo”. (giornalistitalia.it)
Modificata l’impaginazione, ridotto lo spazio informativo e “rimodulati” i compensi”