ROMA – Prendendo spunto da una vicenda denunciata nei giorni scorsi da un consigliere regionale della Basilicata, il Sindacato Cronisti Romani ha effettuato una ricerca mirata a verificare sul campo l’effettivo grado di trasparenza della giustizia e la corretta applicazione delle regole in vigore da parte delle supreme magistrature del nostro Paese (Corte Costituzionale, Cassazione, Consiglio di Stato e Corte dei Conti).
Per la Suprema Corte è emerso un dato sconcertante: negli ultimi 5 anni sono state totalmente oscurate dal suo sito internet addirittura ben 32.344 sentenze ed ordinanze di tutte le sezioni civili e penali su 471.000 repertoriate (pari al 6,86%), comprese addirittura ben 278 decisioni on-line delle Sezioni Unite della Cassazione (massimo organo interpretativo del diritto in Italia), che dovrebbero essere, invece, ben conosciute dai cittadini.
Sono state, insomma, potenzialmente ”imbavagliate” ben 32 mila 344 notizie che i cronisti non hanno, purtroppo, potuto fornire ai cittadini, limitando così il loro diritto ad una corretta e compiuta informazione in attuazione dell’art. 21 della Costituzione e dell’art. 10 della Cedu – Convenzione Europea per i diritti dell’Uomo.
Di fronte a questi dati, che appaiono imbarazzanti, si è ritenuto opportuno, nel quadro di una proficua, fattiva e leale collaborazione che dovrebbe sempre contraddistinguere i rapporti tra la società civile e le Istituzioni della Repubblica, segnalali in una lettera aperta inviata ieri via Pec al Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Sergio Mattarella, affinché venga riaffrontato a fondo e nel più breve tempo possibile questo delicato problema giuridico con tutte le parti interessate soprattutto in tempo di pandemia da Coronavirus – Covid-19 che ha accentuato anche per i cronisti il lavoro on-line riducendo la loro presenza fisica non solo nelle redazioni di agenzie di stampa, quotidiani, periodici, radio, tv e giornali on-line, ma anche nelle aule di giustizia.
In particolare il Sindacato Cronisti Romani ha chiesto di avere piena accessibilità per i cronisti, alla pari degli avvocati, alla banca dati on-line della Cassazione senza più illegittimi “oscuramenti” delle motivazioni delle sentenze, né altre ingiustificate restrizioni alla trasparenza dell’informazione.
Sono stati, quindi, doverosamente informati, ognuno per quanto di propria competenza, la presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura David Ermini, il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio, il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, il presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi, il presidente della Corte dei Conti Angelo Buscema, il presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali Pasquale Stanzione e il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna.
Infatti, l’oscuramento totale su internet di numerose sentenze repertoriate con motore di ricerca nella banca on-line della Cassazione civile e penale e/o il contestuale parallelo oscuramento delle generalità complete dei protagonisti delle vicende giudiziarie, sostituito dalle loro iniziali, incide negativamente sulla trasparenza delle decisioni emesse dalla magistratura in nome del popolo italiano e pubblicate via internet, limitando quindi la democrazia nel nostro Paese. E rappresenta un “bavaglio” inaccettabile per i cronisti che sono sempre tenuti – pena l’apertura di procedimenti deontologici a loro carico davanti al competente Consiglio di Disciplina territoriale dell’Ordine regionale dei giornalisti – a rispettare alla lettera le “Regole deontologiche relative al trattamento di dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica”, approvate un anno e mezzo fa dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali.
I dati allarmanti della Cassazione si ricavano proprio dal suo stesso sito, cliccare su http://www.italgiure.giustizia.it/sncass/ (si tratta del sito on-line “clone” e parallelo a quello sempre ufficiale ed on-line della Suprema Corte http://www.cortedicassazione.it/corte-di-cassazione/), che ha implicitamente reso noto che dal 2015 al 26 agosto 2020 sono state del tutto oscurate su internet addirittura 32.344 tra sentenze ed ordinanze di tutte le sezioni civili e penali su 471.000 repertoriate dal Ced (pari al 6,86%). L’oscuramento totale riguarda ben 27.559 decisioni penali su 299.669 repertoriate dal Ced (pari al 9,19%) e 4.785 decisioni civili su 171.331 repertoriate dal Ced (pari al 2,79%). L’oscuramento è così suddiviso anno per anno:
2015 n. 3.899
2016 n. 5.272
2017 n. 5.987
2018 n. 7.030
2019 n. 6.927
2020 n. 3.229
Dalla ricerca del Sindacato Cronisti Romani é, invece, emerso che vi è trasparenza n elle decisioni riportate nei siti internet della Corte Costituzionale (cliccare su https://www.cortecostituzionale.it/actionPronuncia.do , https://www.cortecostituzionale.it/actionRicercaMassima.do,https://www.cortecostituzionale.it/actionHomeUdienze.do, e su https://www.cortecostituzionale.it/actionLavori.do) e su https://www.cortecostituzionale.it/actionLavori.do), della Corte di Conti (cliccare su https://banchedati.corteconti.it/ ) e del Consiglio di Stato.
Tuttavia anche il sito on-line della giustizia amministrativa presenta alcuni limiti, in quanto al suo interno esistono tre distinti portali, quello del cittadino, cliccare su https://www.giustizia-amministrativa.it/web/guest/portale-cittadino (dotato di apposito motore di ricerca, cliccare su https://www.giustizia-amministrativa.it/web/guest/dcsnprr ), quello dell’avvocato, cliccare su https://www.giustizia-amministrativa.it/web/guest/portale-avvocato e quello del magistrato, cliccare su https://www.giustizia-amministrativa.it/web/guest/portale-magistrato . Ma quanto tempo si dovrà ancora attendere prima che sia disponibile anche per un giornalista un portale dedicato presso il Consiglio di Stato e i Tar regionali?
Tra i tanti casi è stato segnalato quello davvero emblematico, denunciato nei giorni scorsi dal consigliere regionale della Basilicata Gianni Leggieri (Movimento 5 Stelle) e che può essere così sintetizzato: il 25 settembre 2019 un noto personaggio pubblico del Sud Italia, Giulio Leonardo Ferrara, presidente del Cotrab (Consorzio trasporti Basilicata) e della Sezione Logistica e Trasporti di Confindustria Basilicata, é stato definitivamente condannato a due anni e mezzo di reclusione per aver palpeggiato una dipendente sul posto di lavoro, abusando della sua autorità per costringere una sua sottoposta a subire avances di natura sessuale sul luogo di lavoro.
La Cassazione ha infatti reso irrevocabile la precedente sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello di Potenza a conferma di quella del locale tribunale. Nonostante ciò il condannato è rimasto al suo posto. I giornali anche online hanno tempestivamente dato notizia di tutti e tre i verdetti.
Ma il 18 agosto 2020 il consigliere regionale della Basilicata Gianni Leggieri (Movimento 5 Stelle) ha dichiarato alla stampa: “Motivazione sentenza della Cassazione sul caso Ferrara (Cotrab) depositata il 19 febbraio 2020, ma non consultabile, nè scaricabile, perché oscurata sul sito della Corte di Cassazione; situazione paradossale, intricata e inaccettabile”, cliccare su
https://www.sassilive.it/cronaca/giudiziaria/consigliere-regionale-leggieri-m5s-motivazione-sentenza-ferrara-cotrab-depositata-ma-oscurata-sul-sito-della-corte-di-cassazione-situazione-paradossale-intricata-e-inaccettabile/
Sembra evidente, ictu oculi, che l’oscuramento della motivazione della Cassazione sul caso di Giulio Leonardo Ferrara sia assolutamente illegittimo ed immotivato, trattandosi di un personaggio pubblico, condannato in via definitiva per un grave reato sociale e che per di più ricopre ancora incarichi pubblici. (giornalistitalia.it)
Pierluigi Roesler Franz