ROMA – Approvata in seduta notturna, dalla Commissione Giustizia del Senato, la riforma del processo penale che contiene modifiche alla disciplina sulla prescrizione e le intercettazioni. In particolare, è passato l’emendamento dei relatori che conferisce al Governo la delega per mettere a punto una normativa che garantisca la libertà di stampa e, al contempo, che risponda a quanto previsto dalla Corte di Strasburgo. Sul fronte del virus Trojan, si dovrà seguire quanto previsto per le intercettazioni ambientali. Il testo verrà incardinato in aula entro la settimana.
Contro la riforma si sono espressi i tre senatori del Movimento 5 Stelle, Maria Mussini, e, su molti emendamenti, anche Corradino Mineo, in sostituzione di un altro senatore componente della commissione.
Molti esponenti delle opposizioni, soprattutto in Forza Italia, erano assenti al momento del voto.
“Una delle cose più pericolose di questo provvedimento – ha dichiarato all’Ansa Maurizio Buccarella (M5S) – è che si punisce sino a 4 anni di carcere il cittadino che diffonde immagini, video o conversazioni, pur registra – in sua presenza, recando danno all’immagine o reputazione altrui, se acquisiti fraudolentemente. Resta anche il dubbio interpretativo sull’avverbio e, a nostro avviso, si limita la libertà di critica di ognuno di noi”. “Ma non si voleva depenalizzare il reato di diffamazione?”, domanda Buccarella.
La commissione Giustizia del Senato ha, comunque, dato il mandato ai relatori Felice Casson e Giuseppe Cucca (Pd) a riferire in aula.
Sulla questione, la Federazione Nazionale della Stampa guidata dal segretario generale Raffaele Lorusso ritiene che “la delega al governo per definire le norme in materia di intercettazioni salvaguardando la libertà di stampa sia un’occasione di confronto e di condivisione” e che “l’esigenza di tutelare la segretezza delle indagini non può tradursi in un bavaglio alla stampa né può comprimere il diritto dei cittadini ad essere informati”.
“L’esplicito riferimento alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, da sempre attenta alle esigenze di assicurare ai cittadini un’informazione priva di censure perché pilastro della democrazia, rappresenta – a giudizio della Fnsi – il presupposto per mettere a punto norme che garantiscano tutti, magistrati, persone coinvolte nelle indagini, giornalisti e cittadini”.
L’auspicio è che alla ripresa dei lavori, dopo la pausa estiva, venga avviato il confronto con le categorie interessate, sul quale già in passato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, aveva manifestato la propria disponibilità. Con l’occasione, la Fnsi sollecita l’approvazione di altri due provvedimenti, da tempo fermi in Senato: l’abrogazione del carcere per i giornalisti, come chiesto dalle istituzioni europee, e il contenimento delle cosiddette “querele temerarie”.
Delega al Governo per definire la normativa. La Fnsi: “Segretezza, non bavaglio”