BRUXELLES (Belgio) – L’Unione europea non fa abbastanza per difendere la libertà di stampa, laddove essa è attaccata, nei 28 Paesi dell’Unione, in particolare nell’Ungheria di Viktor Orban. È la valutazione espressa nel rapporto sulla libertà dei media nella Ue presentato oggi dal Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), ong con sede a New York.
“Astenendosi dal chiedere conto ai suoi Stati membri, la Ue non difende in modo risoluto e coerente la libertà di stampa”, scrivono gli autori del rapporto, i giornalisti Jean-Paul Marthoz e Cortney Radsch, affermando che in Ungheria “i media pubblici sono diventati dei portavoce del governo”, sottolineando che “la pubblicità di stato à diventato il mezzo per ricompensare gli amici e punire le voci dell’opposizione”.
Nel rapporto si rimprovera alla Ue di aver “preso tempo” e di non aver agito energicamente, al di là di qualche risoluzione non vincolante del Parlamento europeo e di qualche procedura d’infrazione che il governo di Budapest ha prontamente neutralizzato.
“Benché la sfida lanciata da Orban sia stata denunciata come un attacco diretto contro i giornalisti e come un attentato ai valori fondamentali della Ue, questa non è stata contrastata con azioni determinate”, denuncia il Cpj, che vorrebbe l’attivazione della procedura prevista dall’art.7 del Trattato, che comporta tra l’altro la sospensione del diritto di voto del paese.
“Noi difendiamo e promuoviamo la libertà di stampa, ma i regolamenti per i media sono di competenza degli stati membri” si è difesa la portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva. (Ansa)
“In particolare in Ungheria”, sostiene il Comitato per la protezione dei giornalisti