ROMA – Un’alleanza tra magistrati e giornalisti per fermare la legge sulle intercettazioni. Un’alleanza all’insegna di un interesse terzo, quello dei cittadini ad essere correttamente informati.
È quello che è maturato nelle stanze del Palazzo di Giustizia, a piazza Cavour a Roma, tra i vertici dell’Anm (l’Associazione nazionale a cui aderisce circa il 90% dei magistrati) guidati dal presidente Rodolfo Sabelli e una rappresentanza di giornalisti.
Il Sindacato cronisti romani era presente con il segretario Romano Bartoloni e il presidente Fabio Morabito. Ma erano rappresentati tutti in una delegazione di otto giornalisti (il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso, e poi Marino Bisso, Carlo Picozza, Alessandro Mantovani, Vincenzo Vita, Vittorio Di Trapani), e chi non c’era ha certo partecipato idealmente a un impegno che coinvolge sindacato, ordine e associazioni.
L’incontro, proposto dal segretario dell’Associazione stampa romana Lazzaro Pappagallo per dare una sterzata a una china preoccupante che vede affidare al governo la delega su una legge che riguarda le libertà fondamentali, ha visto la delegazione dei giornalisti condividere le preoccupazioni dei magistrati e porre le basi per iniziative comuni.
La convinzione del Sindacato cronisti romani è che da anni, con governi diversi e di colore politico diverso, si torna a proporre una limitazione sulle intercettazioni (il loro uso e la loro diffusione) quando su questa materia esiste già una normativa esauriente, e anche cogente riguardo la tutela del diritto alla riservatezza. Diritto alla riservatezza che non può avere la stessa intensità tra un cittadino sconosciuto e un uomo politico che ha rilevanti incarichi pubblici.
Sindacato Cronisti Romani