ROMA – Ho letto che nei giorni scorsi il giornalista Claudio Cordova, attento cronista calabrese e consulente a titolo gratuito della commissione parlamentare Antimafia, ha ricevuto due lettere legali per conto del pm Gerardo Dominijanni, con richiesta di pagare 500.000 euro entro quindici giorni.
L’azione dell’avvocato consegue a due articoli in cui Cordova racconta una vicenda riguardante il magistrato, senza, però, toni offensivi o volontà diffamatoria.
Dominijanni è un pubblico ministero coraggioso e tenace, attivo in primo luogo contro gli abusi nei palazzi del potere. Cordova è giornalista serio e indipendente, che ha sempre raccontato la ‘ndrangheta e l’affarismo politico nel Reggino. Sento di intervenire, dunque, per promuovere un chiarimento tra i due, che spero fermi sul nascere eventuali strascichi in tribunale.
Difendo la libertà di cronaca e informazione, che in Calabria è fondamentale più che altrove, visto che la stampa è troppo spesso condizionata dal potere politico e mafioso.
Certamente ognuno ha il diritto di tutelare la propria immagine e dignità, se si ritiene leso da una pubblicazione. È vero, però, che nel caso specifico la richiesta avanzata è singolare, e sembra piuttosto una reazione d’impulso, umana ma spropositata, verso il giornalista, conosciuto per l’impegno e l’onestà intellettuale. Oltretutto, la stampa – se ricordiamo la lezione di Indro Montanelli – ha la funzione di contribuire all’affermazione della giustizia, che non può dipendere unicamente dal lavoro, sia pure meritorio, della magistratura.
Mi unisco, pertanto, agli appelli di Carlo Parisi, segretario del sindacato dei giornalisti calabresi, e del Movimento Agende Rosse, perché prevalga il buon senso e tra il pm e il giornalista ci sia al più presto un confronto sereno e risolutivo.
Dalila Nesci
deputato Movimento 5 Stelle