Sul caso Consip ammette: “Ha prevalso il demone giornalistico. La voglia di scoop”

Liana Milella: “Ho tradito la fiducia di Woodcock”

Il pm Henry John Woodcock e la giornalista Liana Milella: tradita una fiducia ventennale

Il pm Henry John Woodcock e la giornalista Liana Milella: tradita una fiducia ventennale

ROMA – “Avevo dato la mia parola d’onore che non avrei mai scritto. Ma poi ha prevalso il demone giornalistico, la voglia di fare uno scoop”. Al processo disciplinare a carico del pm napoletano Henry John Woodcock, la giornalista Liana Milella racconta che, anche pressata dai vertici del suo giornale, tradì “la fiducia ventennale” del magistrato napoletano nei suoi confronti, quando un anno fa pubblicò sul quotidiano la Repubblica dei commenti del pm sull’inchiesta Consip che dovevano restare confidenziali. Tuttavia lo fece, spiega, ritenendo “non dannose” quelle affermazioni per il magistrato.
Liana Milella è stata, infatti, sentita come teste nel procedimento disciplinare che vede Woodcock incolpato per i “virgolettati” riportati in un articolo sul caso Consip firmato da Milella e pubblicato il 13 aprile dello scorso anno. La conversazione “salottiera, dai toni molto colloquiali” tra Woodcock e la giornalista era avvenuta l’11 aprile 2017: “subito Woodcock, con il quale ci conosciamo da molti anni, mi disse che era una conversazione personale e non destinata alla pubblicazione – ha raccontato Milella – io lo rassicurai dicendo che le sue parole non sarebbero finite sul giornale”.
Il giorno dopo, però, Milella, “date le insistenze dei vertici del giornale”, e valutando “non dannose” le dichiarazioni di Woodcock, richiamò il pm e poi telefonò a Fragliasso. Con quest’ultimo “minimizzai quando mi chiese se avrei scritto l’articolo, ma avevo già messo assieme 4-5 pagine di appunti”.
In quei giorni i giornali scrivevano dello scontro tra le procure di Napoli e Roma, dopo che i pm della Capitale avevano indagato per falso il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto. E la Repubblica attribuì a Woodcock l’opinione che quel falso doveva essere il frutto di un errore perché altrimenti solo un pazzo avrebbe potuto danneggiare così il proprio lavoro.
Della vicenda Woodcock è chiamato a rispondere davanti al Csm, perché accusato di aver commesso una doppia scorrettezza, sia nei confronti dei colleghi romani, sia nei confronti dell’allora reggente della procura di Napoli Nunzio Fragliasso che il giorno prima della pubblicazione lo aveva invitato a mantenere un assoluto riserbo con gli organi di informazione.
Anche Fragliasso è stato sentito come testimone dalla sezione disciplinare del Csm. “Per me quelle dichiarazioni non andavano fatte, né prima né dopo la raccomandazione del riserbo. Erano inopportune: benzina sul fuoco. E non potevano essere rese perché le dichiarazioni sono riservate al procuratore”, ha detto il magistrato. Quanto al fatto che Woodcock gli raccontò di essere stato ingannato dalla giornalista di Repubblica, “non ci ho creduto, trattandosi di un collega di straordinaria intelligenza e di particolare sagacia”. Il processo disciplinare è stato aggiornato al 19 aprile. (ansa/agi)

 

 

 

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