Nel mirino anche la collaboratrice del Quotidiano di Puglia, Alessandra Macchitella

“Leader antiracket simulò minacce a giornalista”

Alessandra Macchitella

Alessandra Macchitella

TARANTO – Era a capo dello Sportello antiracket Casartigiani di Taranto e in questa funzione aveva svolto diverse iniziative contro le estorsioni, invitando imprenditori e cittadini a ribellarsi e offrendo loro assistenza legale. Ora è accusato, ed è stato chiesto il rinvio a giudizio per aver simulato minacce e avvertimenti pur di essere sotto i riflettori della cronaca.
Nel mirino anche una giornalista, collaboratrice del Quotidiano di Puglia, Alessandra Macchitella, 30 anni, che ha ricevuto due lettere: nella prima accanto al suo nome il messaggio “Ti stupriamo: lascia droga, racket e usura: sei avvisata”; nella seconda una sua fotografia con una scritta a penna sul volto.
Dovrà affrontare un processo, perché ritenuto responsabile di minaccia aggravata, Michele Cagnazzo, 50enne residente a Taranto con precedenti specifici “e da sempre autoreferenziatosi quale paladino di onestà e giustizia per le sue campagne antiracket e antiusura” dice la Questura di Taranto in una nota.
“A tradirlo – secondo gli investigatori – è stata proprio la sua eccessiva e malcelata voglia di protagonismo attraverso una tanto inquietante quanto maldestra strategia”. Così la Questura ricostruisce i fatti: “Nello scorso marzo il Quotidiano di Puglia pubblicava un articolo a firma in cui veniva presentata l’istituzione dello sportello antiracket di Casartigiani Taranto di cui Cagnazzo era responsabile. Pochi giorni dopo la pubblicazione, presso la sede di Taranto della testata fu recapitato un plico al cui interno vi erano pesanti minacce di morte ai referenti dello sportello antiracket e di stupro alla redattrice dell’articolo se non avesse smesso di occuparsi di tali fenomeni criminosi”.
“La denuncia delle patite minacce violente ed a chiaro sfondo sessuale, in particolare a ridosso della giornata dell’8 Marzo (festa della donna), atteso peraltro la stringente attualità della tematica della violenza sulle donne e dei femminicidi, ha destato la massima attenzione della Digos di Taranto, che, nel giro di pochi giorni, raccogliendo concreti elementi di responsabilità, è riuscita ad individuare il presunto colpevole delle raccapriccianti intimidazioni”. È stato così appurato che “le minacce non provenissero da esponenti della malavita organizzata, ma da chi, invece, avesse interesse a costituirsi una posizione meritoria all’interno di Casartigiani”, appunto Cagnazzo attraverso lo sportello antiracket.
Per la Questura, la lettera “inviata il 7 marzo e che sarebbe dovuta pervenire alla destinataria proprio il giorno della Festa della donna, avrebbe generato un tale clamore mediatico da cui poter trarre vantaggi visto che conteneva anche minacce contro lo stesso Cagnazzo riconducibili all’asserita attività di contrasto ai fenomeni criminali estorsivi quale responsabile dello sportello anti racket”.
Chiuse ora le indagini, il sostituto procuratore Enrico Bruschi ha avanzato “la richiesta di rinvio a giudizio sulla base di chiari e concreti elementi di colpevolezza”. (agi)

 

 

 

 

 

 

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