ROMA – Le parrocchie sono sempre più social: negli ultimi dieci anni, le chiese che hanno deciso di diffondere il Vangelo via web sono sempre più numerose e hanno avuto un incremento pari al 3,9%. Sono in rete in quasi quattromila: per l’esattezza 3.894, nel 2007 erano 2787.
Sempre più “social” anche le suore di clausura. Su tutte le Clarisse, con un incremento del 23,3%. Vangelo a suon di click anche per i Benedettini, che nel 2016 registrano un incremento del 26,4% come pure per i Carmelitani (più 11,1%) e i Domenicani (5,1%).
Debacle invece per i Cistercensi che accusano un calo del 10%. I dati sono il risultato di un approfondito studio compiuto da Francesco Diani. informatico interpellato dall’Adnkronos, che cura la lista dei Siti cattolici italiani.
La dettagliata ricerca assegna anche la palma del web alle parrocchie: in pole position nella hit parade spiccano le chiese della Lombardia (777 nell’anno appena iniziato) seguite da quelle del Triveneto (449). Buon posizionamento anche per le parrocchie campane che guadagnano un 8,1% in più (nel 2013 erano 322, oggi sono 348) come pure per quelle dell’Emilia Romagna (291 nell’anno appena iniziato, 257 nel 2010).
Scendono invece le parrocchie della Basilicata che perdono l’8% come pure quelle di Abruzzo e Molise che da 102 del 2013 scendono a 98.
Un vero e proprio boom telematico – rivela lo studio sui siti cattolici italiani – lo registrano i Movimenti per la Vita.
“Tra le associazioni e i movimenti ecclesiali – segnala Diani – hanno avuto una notevole crescita i Movimenti per la Vita e i Centri di Aiuto Vita (Cav) con un incremento pari al 44,1%”.
Tra gli ordini e gli Istituti religiosi, chi scende nella classifica sono i Salesiani che solo qualche anno fa erano i più informatizzati. Nelle realtà ecclesiali, come accade anche nel mondo laico, pullulano i siti personali (nell’ultimo anno hanno avuto un incremento dell’8,2%). In aumento anche l’informatizzazione delle Confraternite (più 3,5% nell’anno in corso per un totale di 176 realtà).
“È fisiologico – spiega l’informatico Diani – che i siti abbiano una loro vita. Molto spesso per le cancellazioni che sono avvenute si registrano nuovi arrivi, per cui si assiste ad una compensazione”.
Passando in rassegna la classifica dei siti religiosi, spicca il dato relativo alle suore di clausura dell’ordine delle Clarisse, massicciamente presenti sul web.
“Non siamo isole galleggianti noi monasteri di clausura”, afferma all’Adnkronos madre Rosa Lupoli, delle Clarisse del monastero di Napoli.
“Per quel che ci riguarda – spiega – siamo molto attive sia sui social che come sito. Il nostro monastero è molto visitato. Avremo poi molti eventi in relazione al fatto che tra qualche tempo la nostra fondatrice, la Venerabile Maria Lorenza Longo, sarà beatificata. E i social o i siti sono il modo più immediato per fare conoscere gli eventi. In tutto il mondo siamo duecento monasteri quindi è chiaro che la rete ci consente di mantenere i contatti con tutti, accorciando le distanze”.
Se i social hanno “bucato’ anche la clausura, lo si deve soprattutto ad un motivo sociale. “Stiamo preparando una petizione per salvare un ospedale che esiste da cinquecento anni e che rischia la chiusura – spiega madre Lupoli –. Spesso nel nostro mondo si avverte il timore di esporsi. Il punto però è trovare un modo intelligente di relazionarsi”. Ecco che allora anche le suore di clausura, senza rompere la loro condizione, restano in contatto con il mondo esterno che spesso è alla ricerca di aiuto.
“Sui social – racconta madre Lupoli – arrivano le richieste più disparate. Noi rispondiamo soprattutto ai casi disperati”.
Per dire, le suore di clausura vengono interpellate anche sulle unioni civili: “Sui social non abbiamo preso una posizione – dice madre Rosa – ma ci sono persone che non conoscono bene lo spirito del ddl Cirinnà e il nostro ruolo è quello di indirizzare a forme di conoscenza perchè nessuno di noi può essere estraneo al mondo”.
Da parte sua, madre Lupoli ha il suo pensiero: “Ogni persona ha diritto al rispetto ma da qui a parlare di matrimonio per due persone dello stesso sesso, ce ne passa. Il matrimonio, e la formula non è un’invenzione della Chiesa, è stato inquadrato per un uomo e una donna che mettono al mondo figli. Se si pensa poi gli antichi Romani, pur praticando omosessualità a tutti i livelli, non hanno mai ritenuto di legiferare sul tema”. (Adnkronos)
Le Clarisse di Napoli: “Siamo molto attive sia sui social che come sito”