ROMA – Il mare magnum dei sussidi pubblici di vario titolo e di ogni immaginazione scopre gli altarini del ritorno a un forte interventismo dello Stato sotto le mentite spoglie previdenziali dell’Inps, finito giocoforza nell’occhio del ciclone delle fake news sulle pensioni (addirittura con paginoni sui giornali). Un mare che si ingrossa ogni anno di nuovi aiuti a fondo perduto con il contorno delle promesse elettorali miliardarie di questi giorni.
Ormai il crocevia dell’assistenzialismo svia immense risorse che dovrebbero far capo alla discrezionalità della fiscalità generale, e che, invece, i furbetti ragionieri dell’amministrazione pubblica bypassano per l’Inps probabilmente per confondere le acque ai nostri partner/interlocutori europei. Che, indossati i paraocchi, crocifiggono i nostri pensionati e criticano il sistema pensionistico, il cui peso della spesa non solo è in linea con gli altri Paesi UE, ma è in attivo nel rapporto con le contribuzioni dei lavoratori..
Nel bilancio dell’Istituto figura un capitolo che riassume il radicale cambio di rotta dell’ente, classificando le prestazioni in “a sostegno del reddito della famiglia, del lavoro, della cura e del contrasto della povertà”, cioè tutto lo scibile del sociale.
La prevalenza della fisionomia di ente di pronto soccorso pubblico rischia di snaturarne alle radici la storica identità, la funzione e le finalità. Tanto è vero che il presidente Tito Boeri non si fa scrupolo a ribattezzare lo storico Istituto nazionale di previdenza sociale, in Istituto di protezione sociale.
Nell’ultimo rapporto annuale sullo stato dell’ente si contano a carico 440 prestazioni di cui solo 150 di natura previdenziale. Scrive Boeri nella prefazione al rapporto 2017: “Nell’ultimo anno abbiamo aggiunto alla gamma di misure gestite dall’Inps il Bonus mamma domani, l’Ape (anticipo pensionistico) sociale, il beneficio per i lavoratori precoci, e ora Ape volontaria, il nuovo contratto di prestazioni occasionali e il reddito di inclusione contro la povertà. Non siamo più solo erogatori di pensioni ma siamo il grande Istituto della protezione sociale in Italia”.
Edo ecco i principali dati sul regime previdenziale. Il costo delle pensioni al lordo si attesta sui 250.343 miliardi rispetto a una spesa complessiva di 408.863 miliardi e di fronte a un gettti contributivo dei lavoratori di 220.537 miliardi. Gli assegni previdenziali sono distribuiti al netto delle trattenute fiscali che ammontano a 60 miliardi l’anno pari al 34,7% del totale. Anche se la fiscalità generale non si accollasse, come avviene altrove, tutta la spesa per l’assistenza sociale, il quadro pensionistico resterebbe largamente in attivo. Peraltro, si registra, a causa delle diverse riforme, quella Fornero in testa, un calo nel numero dei pensionati e una riduzione della spesa. (giornalistitalia.it)
Romano Bartoloni