Nella riforma quasi 2 milioni di euro e l’applicazione del contratto giornalistico

Lazio: approvata la legge sull’informazione

consiglio-regionale-lazioROMA – Il Consiglio regionale del Lazio  ha approvato oggi, con 34 voti a favore e 6 contrari, la “Legge quadro a sostegno del pluralismo dell’informazione e della comunicazione istituzionale”. Una riforma attesa da quasi 20 anni. Dal Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Daniele Leodori e dal vicepresidente Francesco Storace, disco verde, dunque, con alcuni emendamenti, alla proposta di legge regionale n. 210  del 30 settembre 2014 d’iniziativa dei consiglieri Giuseppe Emanuele Cangemi (Cuoritaliani), Marta Bonafoni (Si-Sel), Giuseppe Simeone (Pdl-FI), Gino De Paolis (Si-Sel), Massimiliano Valeriani (Pd), Baldassarre Favara (Pd). Per la Giunta è intervenuta l’assessore alle Politiche del bilancio, Patrimonio e Demanio, Alessandra Sartore. Ha votato contro il Movimento 5 Stelle.
Lo stanziamento complessivo è di 1,95 milioni di euro per il triennio 2016-2018 per il “Fondo per il sostegno del pluralismo dell’informazione e della comunicazione istituzionale” (750 mila euro per la parte corrente e 1,2 milioni di euro in conto capitale). La legge prevede interventi a favore dell’editoria, delle emittenti radiotelevisive e delle testate on line locali, della distribuzione locale e dei punti vendita della stampa quotidiana e periodica e del sistema integrato delle comunicazioni di pubblica utilità.
Con questa legge la Regione promuove, inoltre, studi e ricerche, corsi di formazione e riqualificazione professionale rivolti ai giornalisti e operatori del settore, nonché progetti di mediattivismo e produzione indipendente di informazione nelle scuole con l’obiettivo di formare cittadini impegnati a sperimentare attivamente e collettivamente forme di autogestione della comunicazione.
Un intero Capo detta la nuova disciplina del Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom), organo funzionale dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e organo di consulenza, gestione e controllo della Regione in materia. Un altro Capo tratta i compiti della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo in ambito regionale e quelli della commissione regionale di vigilanza sul pluralismo dell’informazione che svolge funzioni di monitoraggio dell’informazione resa dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo regionale e vigila sulla corretta applicazione delle disposizioni in materia di accesso alla programmazione.
Viene, infine, disciplinata l’informazione e la comunicazione istituzionale. L’emendamento a firma Bonafoni, Daniele Fichera (Psi per Zingaretti), Piero Petrassi (Cd), Favara, che disponeva l’applicazione del contratto nazionale di lavoro giornalistico ai giornalisti dell’ufficio stampa del Consiglio e della Giunta regionali è stato ritirato a causa delle “perplessità” espresse dall’ufficio legislativo del Consiglio “in ordine alla legittimità costituzionale delle disposizioni contenute”. Su questo emendamento si è acceso il dibattito nel corso del quale alcuni consiglieri (Antonello Aurigemma capogruppo Pdl-FI), Cangemi, Devid Porrello, capogruppo M5s) hanno evidenziato disparità di trattamento tra giornalisti che svolgono le stesse mansioni negli uffici stampa di Giunta e Consiglio e come il problema del Cnlg andava risolto in Aula oggi.
Invece, con un ordine del giorno presentato dagli stessi firmatari dell’emendamento ritirato, il Consiglio regionale ha impegnato la Giunta e l’assessore competente a valutare “nella prima sessione utile di discussione del bilancio regionale, la possibilità di applicazione del Cnlg al personale iscritto all’Albo nazionale dei giornalisti che svolge attività di informazione presso gli uffici stampa della Giunta e del Consiglio regionali”. L’ordine del giorno impegna, altresì, la Giunta affinché la valutazione dei profili professionali di questi addetti stampa sia regolata tramite contrattazione con l’intervento dei rappresentanti sindacali dei giornalisti.
“Due le novità intervenute nel frattempo a livello nazionale e internazionale”, ha dichiarato Bonafoni ricordando che questa legge regionale, “alla quale abbiamo lavorato alacremente in commissione per tanti mesi”, torna ad essere innovata dopo 18 anni. “Ieri la Camera ha approvato una “riformona” (il ddl sull’editoria, ndr) che ci fa dire che c’è una sincronia nell’approccio in questo settore. L’altra arriva dal Centro studi del Parlamento europeo che pone una retta fra la debolezza del sistema e la debolezza del pluralismo. “Proviamo a dare con dei contributi non a pioggia, ma prevedendo dei requisiti precisi. C’è moltissima formazione, dignità del lavoro, lotta alla disoccupazione”.
“Termina un lunghissimo lavoro che è iniziato quasi con i primi giorni della nostra legislatura, per andare a colmare un vuoto legislativo di quasi venti anni”, ha ricordato Cangemi, presidente della commissione Vigilanza sul pluralismo dell’informazione che ha portato la pl in Aula. “Un lavoro difficile perché la commissione è composta in maniera trasversale, l’unica guidata da un’esponente della minoranza. In dieci audizioni e sedute, oltre cento operatori, addetti del settore, sindacati si sono alternati in commissione. Credo che mai si sia fatto in commissione un lavoro di questo tipo”.
“Il lavoro che ha accompagnato questa proposta di legge è stato impegnativo per davvero”, ha ribadito Valeriani. “Voglio testimoniare quanto è stato puntuale il lavoro di ascolto per una legge attesa da tantissimi anni, dal 1998, che arriva a compimento. Era perfettibile, migliorabile? Forse sì. Però c’è stata tanta buona volontà. Ci sono un bel po’ di soldi a disposizione di un comparto in difficoltà; spero che questa legge possa essere un punto di riferimento importante per gli operatori del territorio”. “Era un’occasione importante, si poteva avere più coraggio”, il commento di Davide Barillari (M5s) che ha presentato numerosi emendamenti, alcuni accolti, la maggior parte respinti.
“Non c’è democrazia senza pluralismo e imparzialità dell’informazione”, ha detto citando un messaggio del Presidente Ciampi alle Camere. “Noi non abbiamo dato nessuna risposta. Non c’è stato nessun dialogo in quest’Aula nelle tre sedute fatte. Una legge che parla di pluralismo non è stata pluralista in Aula. I 2 milioni? Sono anche troppi. I beneficiari come le start-up vanno benissimo, ma diamo spazio anche a studiosi ed esperti, ad agenzie di stampa”.
Simeone ha ringraziato per il “lavoro straordinario che il presidente Cangemi ha fatto per portare all’approvazione di questa pl. Ha cercato da subito il contatto con la maggioranza, come è giusto. C’è stata una bella condivisione, una sfida che può essere fatta anche per le altre pl”, ha augurato ricordando che la legge contiene “qualcosa che questo Consiglio aspettava da anni. Intanto c’è anche una base di partenza, una disponibilità finanziaria che non c’era”.
Dopo l’approvazione della legge sulla comunicazione è stata discussa e approvata una mozione a firma Fichera e altri che, in vista dell’approvazione del decreto del sistema delle Camere di commercio, impegna il presidente Zingaretti e la Giunta regionale ad attivarsi presso la Conferenza unificata e il Parlamento, affinché siano rispettate alcune raccomandazioni specificate nella mozione stessa e garantito il coinvolgimento delle regioni nel processo di riordino.

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