BARLETTA (Barletta-Andria-Trani) – La prima benedizione da sacerdote è stata per papa Francesco: Salvatore Mellone, 38 anni, seminarista, diacono da pochi giorni, che soffre di una grave malattia in fase terminale, è stato ordinato presbitero nella sua casa di Barletta dall’arcivescovo della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, monsignor Giovanni Battista Pichierri, attorniato dai parenti, dagli amici e dagli altri sacerdoti.
La cerimonia è stata trasmessa in diretta tv nella chiesa parrocchiale del Santissimo Crocifisso a Barletta, da lui frequentata fin da ragazzo.
Padre Mellone, in alcuni momenti seduto su una poltrona, tuttavia non ha rinunciato al gesto della prostrazione a terra, all’unzione delle mani e alla vestizione.
Martedì scorso gli era giunta la telefonata di papa Bergoglio, il quale, tra l’altro, gli aveva detto che “la prima benedizione che darai da sacerdote la impartirai a me”.
Mellone ha cominciato il percorso vocazionale nel Seminario Regionale di Molfetta nel 2011-2012.
La procedura di ordinazione prima a diacono e poi a presbitero è stata accelerata fino al nulla osta per l’ammissione, in considerazione dell’aggravamento delle sue condizioni di salute.
L’arcivescovo Pichierri, dopo aver consultato la Congregazione del Clero, ha deciso di ordinarlo diacono e presbitero, avvalendosi delle prerogative che il diritto canonico riconosce ai vescovi in materia di ordine sacro. (Adnkronos)
Padre Salvatore Mellone, iscritto nell’elenco pubblicisti dell’Ordine dei giornalisti dal giugno 2014, ha collaborato con il mensile della parrocchia del S.S. Crocefisso di Barletta, “La Stadera”, e pubblicato il libro di poesie “Le scaglie intorno”.
Don Mellone alla Radio Vaticana: l’amore vince la morte
BARLETTA – La sua vicenda ha commosso tantissimi, ben oltre i confini della Chiesa. Alessandro Gisotti della Radio Vaticana ha raccolto la straordinaria testimonianza di don Salvatore Mellone, proprio poco prima della sua prima Messa da sacerdote, celebrata nella sua casa a Barletta:
R. – Ho una grande gioia da sempre ma in modo particolare in questi giorni questa gioia sta aumentando ancora di più. Si sente molto il senso della responsabilità perché comunque il ministero presbiterale ci chiama ad essere testimoni veri di Cristo, ma comunque questa testimonianza fin quando c’è la gioia, fin quando c’è questa grande carica di misericordia che ti arriva da Dio, ti fa stare bene. A pochi momenti dalla mia prima Messa ho veramente una grande serenità, una grande pace, che mi permette di abbracciare un po’ tutti e di farmi vivere una condizione – posso dirlo con molta umiltà – di beatitudine e di vera gioia, ecco.
D. – Salvatore, l’orizzonte della morte sembra completamente cancellato da quello della vita nelle sue parole e nella sua testimonianza…
R. – Sì, perché alla fine le paure, anche le incongruenze umane, quelle restano sempre, perché siamo persone, ma la prospettiva è altra: la prospettiva è quella di un amore caritatevole che ci abbraccia. E quindi senza questo amore caritatevole che ci abbraccia anche la vita terrena stessa, anche la sofferenza stessa, non avrebbe senso. C’è questa proiezione, che non è una proiezione sterile, ma è una proiezione concreta verso un qualcosa di molto più grande, di molto più bello.
D. – Lei ha ripetuto le parole di San Paolo ieri durante l’ordinazione: “Sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio”. E’ questo che sta vivendo e che trasmette anche come messaggio magari a chi sta male?
R. – Io penso proprio questo, che man mano che si va avanti proprio nell’affrontare la malattia, giorno per giorno la malattia non è mai uguale, non è mai la stessa. Ti accorgi che comunque nonostante la difficoltà puoi andare avanti, nonostante la difficoltà c’è la speranza, c’è la bellezza di un qualcosa di molto più grande di noi. Questo qualcuno molto più grande di noi si chiama Dio, si chiama Santissima Trinità.
D. – Lei ha rivolto la prima benedizione dopo l’ordinazione a Papa Francesco: era proprio quello che le aveva chiesto il Santo Padre chiamandola al telefono…
R. – Sì, con un po’ di trepidazione e, devo essere sincero, anche un po’ di imbarazzo perché può immaginare! Però con il cuore veramente pieno di gioia perché per noi tutti è un modello e per noi tutti è un maestro. Non possiamo fare altro che seguirlo, stargli dietro e benedirlo e continuare a pregare per lui.
D. – Le dà forza, immagino, anche questa vicinanza del Santo Padre in questo momento…
R. – Certo mi dà forza e mi dà forza la vicinanza di tante persone che si uniscono nella preghiera. Questa è la cosa più bella: che si preghi e si preghi e si continui a pregare perché possano venire fuori vocazioni e possano venire fuori anche cose belle nella vita delle persone. (Radio Vaticana)