ALGERI (Algeria) – La liberalizzazione dell’etere in Algeria, attuata con cautela, sembra portare con sè molte ombre sulle quali il governo vuole vederci chiaro, soprattutto per capire come i canali satellitari si finanzino e se tutte le regole siano rispettate.
Non è un passo indietro dell’esecutivo, ma l’evidente necessità di spazzare ogni possibile ombra su un settore in forte espansione, ma che spesso sembra mancare della necessaria trasparenza.
Il primo passo è stata la costituzione di una commissione, la cui presidenza è stata affidata a Miloud Chorfi, ex giornalista di Entv, che sta ora formando la squadra (secondo il quotidiano el Watan, ne farebbero parte altri giornalisti, come Lotfi Cheriet, Lotfi Bouchouchi e Soraya Bouamama) che si metterà, quanto prima, a lavoro per intervenire su una materia abbastanza scivolosa, in cui si intrecciano diritto societario ed internazionale e, insieme, la necessità di non cadere nella limitazione della libertà d’espressione.
La prima fase del lavoro della commissione riguarderà quei canali satellitari che hanno uffici accreditati, che, nel caso ipotetico di un blocco della produzione di tali strutture, dovrebbero mettere fine alle emissioni. Il punto cruciale è quello di chiarire quali siano le reali fonti di finanziamento che, ad esempio, per quanto riguarda i canali a pagamento che hanno la loro sede legale all’estero, potrebbero configurare una esportazione illecita di capitali. Cioè: se un algerino è abbonato ad una tv satellitare che ha la sua sede sociale in un altro Paese, firmando il contratto e pagandolo appunto al di fuori dell’Algeria con carta di credito, di fatto aggira le norme contro l’esportazione di valuta.
Ma ad interessare la commissione sarà anche la situazione del personale di questi canali, che spesso lavorano non in un’ottica di contratto e non con le dovute garanzie. Uno degli interrogativi cui la commissione dovrà rispondere riguarda la sperequazione tra gli ancora bassi introiti della pubblicità (dove le tv si fanno una guerra spietata, proponendo prezzi stracciati per gli spazi) e le spese che i canali hanno sopportato (per l’acquisto del materiale tecnologico, che ha costi molto elevati) e sopportano ancora (affitti dei locali).
Il quadro generale sembra essere allarmante perchè, stando ad el Watan, la massa debitoria complessiva che grava sui canali satellitari ammonterebbe a decine di milioni di dinari e di questo pagano le conseguenze in prima battuta le maestranze (giornalisti, tecnici) retribuite con grandi ritardi. Resta, infine, da mettere a fuoco l’esatto scenario delle frequenze, che cambiano troppo spesso, ponendo il quesito su come, in questo, interagiscano le società che gestiscono i satelliti. (Ansamed).
Commissione pronta a vivisezionare i conti. Il nodo dell’esportazione illecita di capitali